L’omicida di Sara Centelleghe, la giovane di 19 anni uccisa venerdì notte nella sua abitazione a Costa Volpino, nel Bergamasco, avrebbe un volto. Quello di Jashan Deep Badhan, un ragazzo di origini indiane, coetaneo di Sara nonché vicino di casa. Jashan Deep infatti abitava in un edificio adiacente a quello della vittima e ad oggi sarebbe l’unico fermato. Portato in caserma dai carabinieri, già ieri mattina, avrebbe fatto le prime ammissioni presentando «concordanti indizi di colpevolezza». Secondo gli inquirenti, guidati dal pm Giampiero Golluccio, Sara è stata colpita in casa con un coltello da cucina e il corpo avrebbe presentato diverse ferite da taglio e da punta. A dare l’allarme è stata un’amica che si trovava con lei e si sarebbe assentata per circa un’ora. Al suo rientro, la terribile scoperta: Sara era in una pozza di sangue. Vedendo il corpo dell’amica riverso a terra, si è messa a gridare per chiedere aiuto. A quel punto sono intervenuti due vicini di casa che hanno chiamato il 112 e, guidati dall’operatore al telefono nelle operazioni di primo soccorso, avrebbero cercato di rianimare la ragazza. Invano, perché Sara era già priva di vita. Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’aggressore sarebbe fuggito, lasciando cadere sul pianerottolo gocce di sangue e impronte di un piede sinistro nudo.
L’ennesimo episodio di cronaca che si inserisce in una lista di casi sempre più lunga, dove dall’Inghilterra alla Svizzera fino alla Germania, i crimini con coltelli sono una vera e propria emergenza. Così come in Italia. Soprattutto al Nord dove già tra gli under 18 le lesioni da arma da taglio registrano un +48% a Milano e addirittura +55% a Genova. Solo due mesi fa, sempre nel bergamesco, il caso di Sharon Verzeni, uccisa con un coltello da un giovane di seconda generazione di origini maliane. Oltre che le lame, l’altra costante sembrano anche le origini degli assassini. I dati sulle denunce di reati confermano che gli stranieri ne commettono da 3 a 8 volte di più del resto della popolazione. Forse, per cause soprattutto ambientali, che sembrano entrare in gioco anche nel caso di reati commessi da giovani nati in Italia da famiglie di immigrati, le cosiddette seconde generazioni, tra i più permeabili ad alienazione, disagio e difficile contenimento della devianza. Un fenomeno tutt’altro che studiato perché al riguardo i dati sono pochi. A partire dalla mancanza di un sistema di tracciamento degli autori dei reati che riporti la generazione di appartenenza.
Il movente del delitto di Costa Volpino, mentre andavamo in stampa, era ancora da chiarire.
