Il ritorno all’Ariston con un pezzo dalle intenzioni ancestrali che sa di rinascita. «Tutti abbiamo un’alba dentro» dice il cantautore romano. «Basta solo guardare». Ecco cosa ci ha raccontato Niccolò Mioriconi in conferenza stampa.
Com’è questa Alba?
«Per me è una canzone diversa dalle altre, perché quando l’ho scritta mi ha dato subito l’impressione di essere più astratta, leggera. Anche nella produzione c’è stato un lavoro differente: nella seconda strofa c’è una ritmica che richiama il battito del cuore ed è fondamentale sentirla per capire la canzone».
Avremmo giurato che saresti salito sul palco con il pianoforte. E invece ci hai stupito.
«In effetti il pezzo l’ho scritto al pianoforte ma mi piaceva l’idea di stare in piedi con l’asta. Essendo molto importante il testo bisognava usare anche la mimica facciale per comunicare e farlo arrivare di più. Alla prima esibizione ho scelto di cantare senza pianoforte, ma alla seconda chissà, magari si può iniziare il pezzo con lo strumento».
Giovedì sei in duetto con Eros Ramazzotti. Cosa ci dici?
«Con Eros abbiamo un rapporto molto bello e diretto, insieme facciamo tre pezzi che io ho sempre avuto nella testa, come Un'emozione per sempre, li ho sempre cantati. Collego le sue canzoni a dei momenti della mia infanzia, è qualcosa di profondo».
Che effetto ti ha fatto tornare a Sanremo?
«In generale al festival sento sempre una grande responsabilità. Perché, a differenza di un concerto al quale il pubblico ha scelto partecipare (e se sbaglio alla fine va bene lo stesso), qui sei ospite di un palco dove ogni minima cosa ha mille riflettori puntati. Tornare per me equivale a dimostrare un’apertura e un rispetto nei confronti di questo evento e Alba mi sembrava la canzone giusta per avere un nuovo ricordo legato a Sanremo».
E se arrivassi secondo come l’ultima volta (nel 2019, dietro Mahmood, ndr)?
«Adesso come adesso ci metterei la firma, soprattutto per riavere quattro anni come quesi ultimi trascorsi dal 2019. Con il pubblico che si è affezionato e che per me viene sempre al primo posto. Sono un ragazzo timido, sensibile e sto cercando di viverla con serenità».
Sei sicuro che sia stata la mossa giusta?
«Ho pensato molto a se tornare o no a Sanremo perché è una grande esposizione ma dal mio punto di vista è un modo per essere riconoscente: volevo far capire che non mi piaceva il modo in cui ci eravamo lasciati. Sono tornato per chiudere un cerchio. E poi a 27 anni ho voglia di mettermi in gioco, mi sento il fuoco dentro».
Cosa c’è dopo questo Sanremo?
«Devo lavorare per avere continuità: arrivare è molto difficile, ma mantenere questi numeri è quasi impossibile (si riferisce ai sold out già annunciati per il tour estivo negli stadi, ndr). Avverto molta pressione anche se bisogna cercare di sentirsi completi non in base ai numeri ma a quello che ci piace fare. I numeri, caso mai, sono la conseguenza».



