parmigiana di melanzane

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Ci sono delle ricette che non si possono non fare quando viene la bella stagione, ma tra queste ve ne sono alcune che da almeno 200 anni fanno sorgere dispute su chi l’abbia create per primo, su quale sia la versione originale. Noi siamo abituati ogni volta che ci accingiamo a interpretare una preparazione iconica a dire: a modo nostro. Per evitare scomuniche. La parmigiana di melanzane non è un piatto: è un trattato di storia gastronomica e contemporaneamente un fenomeno antropologico. Non accettiamo la disputa geografica, ci interessa piuttosto dire che la melanzana conquista con una certa fatica un posto a tavola. E’ , come il pomodoro (arrivato dall’America centrale col suo colore giallo, diventa rosso con successiva evoluzione) e la patata, una solanacea dunque desta sospetto; consumarla da cruda fa male oltre a essere immangiabile. Così nei mercati meridionali – il sole è il suo primo amico – se ne consumava una gran quantità perché sfama, costa poco e si prepara in mille modi. Ma i ricchi la temevano ed ecco il suo nome: mela insana (le prime arrivate avevano forma quasi sferica). Tant’è che Pellegrino Artusi nella Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene le chiama alla toscana: petonciani. E anche il nome parmigiana nulla c’entra col formaggio, sublime, da grattugia: si dice alla parmigiana riferendosi alle tapparelle parmigiane composte da listelli di legno sovrapposti. Ma ora è tempo di friggere!

Largo alla regina dell’estate: la parmigiana di melanzane
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  • Tra le pietanze italiane più amate al mondo, è tornata come ogni anno a spopolare sulle nostre spiagge E malgrado tutti gli stereotipi che la vogliono appannaggio del Meridione, il Nord ne reclama la paternità.
  • Lo chef del ristorante La Filanda Cristian Benvenuto: «Si va verso una minore elaborazione del prodotto a vantaggio della profumazione e del gusto. Proprio come come faceva la mia nonna».

Lo speciale contiene due articoli

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