Dopo un anno di stretta collaborazione con la Costa d’Avorio gli arrivi irregolari di migranti ivoriani sulle coste italiane si sono ridotti di oltre il 92 per cento. I numeri parlano chiaro: solo 692 migranti sono arrivati fino al 30 giugno, contro i 7.921 dello stesso periodo del 2023. Gli ivoriani, da essere la prima nazionalità per numero di sbarchi, sono ora scesi al decimo posto, superati da Sudan, Mali e Gambia. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha ringraziato il collega ivoriano Vagondo Diomandé per il contributo significativo nel raggiungimento di questi risultati: «Abbiamo raggiunto obiettivi importanti, che costituiscono la base per proseguire guardando al futuro». Piantedosi a fine giugno era volato a Dohouba, importante città della Costa d’Avorio, per inaugurare il progetto Civit, realizzato in collaborazione con l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu (e del quale l’Italia è un partner principale). Questo progetto prevede la costruzione di posti di polizia alle frontiere con Liberia e Mali, le principali vie di fuga per gli ivoriani che tentano di emigrare (di solito i migranti si spostano prima a Bamako, in Mali, per poi passare da Ouagadougou in Burkina Faso e raggiungere il Niger. Oppure passano da Bamako a Gao, in Mali, per poi arrivare a Niamey, in Niger), nonché la formazione degli operatori di polizia per contrastare la tratta di esseri umani e il traffico di migranti. Ma il governo italiano in Costa d’Avorio ha di recente portato a termine anche un corso di alta formazione sulla protezione delle vittime del terrorismo, finanziato dalla Farnesina e rivolto a magistrati, giudici e ufficiali di polizia giudiziaria africani. Piantedosi, facendo un bilancio della situazione, ha dichiarato che «l’obiettivo che ci eravamo prefissi con Diomandé un anno fa è stato raggiunto». Ma di pari passo con il balzo in avanti verso una gestione più efficace dei flussi migratori procedono i rapporti commerciali. E la Costa d’Avorio si conferma un partner prioritario nel Piano Mattei per l’Africa. Ed è un Paese in crescita: l’economia ivoriana ha evidenziato una forte ripresa, vantando una notevole espansione dei settori infrastrutturali, dell’agricoltura e dell’edilizia.
L’ordine di grandezza dei rapporti commerciali bilaterali tra Italia e Costa d’Avorio supera i 500 milioni di euro. «L’azione del nostro governo», ha spiegato Piantedosi, «ha come obiettivo quello di alimentare il processo di crescita che renderà il continente africano uno degli attori principali dei prossimi decenni, anche dando fiducia ai tanti giovani che non saranno più costretti a emigrare per avere un futuro migliore». Ma quello dello stop alle partenze ivoriane non è l’unico dato in controtendenza del 2024. Tra l’1 gennaio e il 28 giugno, si è registrato un calo del 60% degli sbarchi, scesi a 25.345 rispetto ai 62.364 dello scorso anno. Anche rispetto al 2022 il dato è più basso: allora sbarcarono 27.346 persone nello stesso periodo. La geografia delle partenze è cambiata notevolmente.
Oggi, la nazionalità più rappresentata è quella bengalese, con 5.382 arrivi, pari al 21% del totale. Seguono Siria (3.692, 15%), Tunisia (3.219, 13%), Guinea (2.001, 8%), Egitto (1.591, 6%), Pakistan (978, 4%), Gambia (883, 3%), Mali (852, 3%), Sudan (846, 3%) e infine Costa d’Avorio (692, 3%). Bisogna aggiungere 5.209 persone (21%) provenienti da altri Stati (o ancora non compiutamente identificate). Anche dalla Tunisia, nonostante si mantenga al terzo posto per numero di arrivi, si registra una diminuzione di oltre mille unità rispetto allo scorso anno, grazie agli accordi siglati con il governo tunisino, sempre nell’ambito del Piano Mattei. Le misure adottate (implementazione delle relazioni internazionali con i Paesi di partenza, Decreto Cutro e Codice di condotta per le Ong) stanno producendo un impatto significativo.
E Lampedusa, finalmente, respira. Nel mese di giugno, la Croce Rossa ha accolto nell’hotspot di contrada Imbriacola 2.885 persone (ieri i nuovi ingressi sono stati 120), rispetto alle 10.441 dello stesso mese del 2023, segnando un calo del 73%. Mentre la nave Ong Louise Michel è diretta a Pozzallo, nel Ragusano, porto assegnato dal governo per lo sbarco di 36 migranti (tra cui 17 minori non accompagnati), soccorsi dall’ong nel Mediterraneo centrale mentre erano a bordo di un gommone in pericolo e sovraffollato. Arrivano da Egitto, Somalia, Pakistan, Costa d’Avorio, Guinea, Senegal, Siria e Camerun. L’arrivo è previsto per oggi all’alba.
Al crollo degli sbarchi bisogna poi sommare l’aumento del 15 per cento dei rimpatri. Se nel 2023 erano stati 1.939, quest’anno sono saliti a 2.242. Fratelli d’Italia ha rivendicato i successi ottenuti. Il deputato Antonio Giordano ha sottolineato come «l’aumento dei controlli alle frontiere e gli accordi bilaterali con Paesi come Libia e Tunisia abbiano dimostrato grande efficienza operativa, migliorando la cooperazione internazionale e riducendo le partenze alla fonte». Inoltre, «la riforma del sistema di asilo ha reso più rapido il processo di valutazione delle domande e facilitato i rimpatri. Le campagne informative nei Paesi di origine dei migranti hanno scoraggiato le partenze irregolari».
La senatrice Simona Petrucci ha definito questi risultati «straordinari», spiegando che «il contrasto ai trafficanti di vite umane, agli squallidi mercanti di morte e di sogni impossibili, sta dando frutti concreti. Merito assoluto di un governo che non ha mai fatto passi indietro e che si è sempre messo senza tentennamenti dalla parte della legalità».



