«Per me quello che contano sono i risultati, mi pare che i risultati dicano con chiarezza che sono intenzionata a dare a questa nazione, se ne avrò occasione, un governo autorevole. Non intendo fermarmi di fronte a questioni che sono secondarie». Giorgia Meloni va avanti come un treno e commenta con glaciale determinazione quanto accaduto ieri in Aula al Senato, a partire dal suicidio politico di Forza Italia. Ma i veti di cui parla Silvio Berlusconi? «Non ho altro da dire», risponde Giorgia, e c’è da capirla: con le sfide che la attendono, non c’è tempo né voglia di rincorrere le bizze del Cavaliere ronzullato. Ieri sera, alla fine della terza votazione alla Camera, la Meloni ha riunito i gruppi parlamentari di Fdi, e, a quanto apprende La Verità da fonti dirette, dalla riunione è emerso un fortissimo malumore nei confronti di Forza Italia. C’è chi ha addirittura chiesto che non venga dato nessun ministero al partito di Berlusconi, perché quello che è accaduto ha dimostrato, sarebbe stato il concetto, che i ronzulliani non si rendono conto che l’Italia ha bisogno di risposte urgenti e invece si occupano di chiedere posti e posizioni.
Nessuno sa cosa accadrà: a quanto ci risulta, in ogni caso, quella di ieri per la leader di Fratelli d’Italia, è stata una giornata molto importante, perché aveva espresso l’auspicio di eleggere subito, alla prima votazione, il presidente del Senato e quello della Camera. Un segnale fondamentale da lei fortemente voluto, e un motivo di soddisfazione aver raggiunto l’obiettivo, perché la situazione delicata che l’Italia vive non consente perdite di tempo. Non solo: c’è chi fa notare che la Meloni è molto legata a La Russa e che questa elezione rende orgogliosa lei e Fdi. Da ultimo, nel pomeriggio convulso di ieri, la Meloni ha avuto contatti con Salvini ma non con Berlusconi.
Il governo, dice Giorgia Meloni, sarà «autorevole»: la figuraccia di ieri di Forza Italia al Senato è grasso che cola per la quasi premier, che potrà adesso scegliere i ministri tenendo conto effettivamente dell’autorevolezza e delle competenze, senza assecondare capricci velleitari. Non votando per La Russa, poi, si sono praticamente autoesclusi dal governo tre esponenti azzurri, ovvero, oltre alla Ronzulli, Anna Maria Bernini (tra le più agguerrite nel sostenere la strategia della collega Licia) e pure Francesco Paolo Sisto. Impossibile immaginare un ruolo di governo per i congiurati del Senato (da segnalare che la presidente uscente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è stata l’unica forzista a partecipare alla votazione insieme a Berlusconi) e quindi via libera ai deputati: può gongolare Antonio Tajani, in rotta con la Ronzulli, destinato a entrare al governo con un ruolo di peso, mentre crescono le quotazioni di Giorgio Mulè, Alessandro Cattaneo e Guido Bertolaso, che potrebbe andare alla Salute. Per quel che riguarda la Lega, Matteo Salvini è stato furbo: al momento giusto ha scaricato Berlusconi, con il quale ha finto di fare squadra, e adesso porterà a casa non solo la presidenza della Camera, ma pure ministeri pesanti. Giancarlo Giorgetti è sempre più vicino alla poltrona di ministro dell’Economia: «Se la Lega vuole il Mef e mi manda lì, io ci vado», ha detto ieri Giorgetti, secondo alcuni già alle prese con la legge di Bilancio.
Per il Carroccio, sempre caldi i nomi di Alessandro Morelli ed Edoardo Rixi per le Infrastrutture, Erika Stefani per gli Affari regionali, Mario Pittoni per l’Istruzione. Per il Viminale, crescono le possibilità per Nicola Molteni, fedelissimo di Salvini. Fratelli d’Italia punta su Adolfo Urso alla Difesa, Guido Crosetto al Mise, Raffaele Fitto ai rapporti con l’Europa, mentre al Sud potrebbe andare Gianfranco Rotondi.
Da rilevare che la Meloni è riuscita a spaccare Forza Italia, considerato che l’ala ronzulliana è stata aspramente criticata, ieri, nei conciliaboli, anche da diversi esponenti azzurri, che hanno imputato a lei la figuraccia rimediata da Berlusconi. Un tema, questo, che però rappresenta un problema in prospettiva per la tenuta della maggioranza al Senato: Berlusconi, a quanto apprende La Verità, avrebbe infatti tentato in extremis di convincere i suoi a votare per La Russa, quando ha fiutato la trappola, ma solo la Casellati ha seguito il suo suggerimento. Se Berlusconi non controlla il gruppo a Palazzo Madama è un problema, ma Giorgia lo sa e starà già prendendo le dovute contromisure.