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Omofobia, Pro Vita e Famiglia: «Scendiamo in piazza anche noi l’11 luglio contro il ddl Zan»
Alessandro Zan (Ansa)

«L'omofobia non è un'emergenza e il ddl Zan rappresenta la dittatura del pensiero unico che si fa legge per impedire la libera opinione costituzionalmente garantita. Per questo, sotto l'unico slogan di #RESTIAMOLIBERI, scenderemo in campo anche noi l'11 luglio insieme a numerose associazioni a Roma e in altre 100 piazze italiane, per difendere la libertà di pensiero e di espressione» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus a sostegno dell'iniziativa #Restiamoliberi.

«#Nonrestiamoacasa e aspettiamo a Roma e nelle altre piazze migliaia di cittadini per far sentire la nostra voce a chi vuole decidere di tapparci per sempre la bocca e vuole insegnare il gender ai nostri figli nelle scuole predisponendo finanziamenti vergognosi e che gridano vendetta al cospetto dei tanti bisognosi e delle tante famiglie che in questa fase di emergenza arrivano ancora più con difficoltà a fine mese» ha continuato Pro Vita e Famiglia.

«Il ddl sull'omotransfobia tra l'altro risulta anche anacronistico, visto che in Europa e nel mondo ci sono significativi segnali di ripensamento rispetto alla dottrina gender che vorrebbe cancellare i sessi biologici. Ricordiamo a Zan e ai suoi sodali, che il premier inglese Boris Johnson ha deciso di eliminare la legge che consentiva alle persone di identificarsi con un sesso o con l'altro con una semplice dichiarazione e che il Presidente Usa Donald Trump ha abrogato il regolamento sul transgender tornando al classico maschio o femmina determinato dalla biologia. E l'Italia che fa? Rincorre una moda superata, imposta solo dalle solite lobby Lgbt, che è risultata devastante e inutile. Che facciamo copiamo gli errori, sprechiamo i soldi, per poi arrivare anche noi al ritorno alla ragione, a riconoscere la semplice e naturale distinzione tra maschio e femmina? Assolutamente no, noi vogliamo impedire subito che avvenga questo scempio sulla pelle dei nostri figli e che il ddl Zan non passi, prima che faccia danni. Per questo l'11 luglio l'Italia sentirà la nostra voce: libertà».

Pro Vita e Famiglia: «Su omofobia timori della Cei sono fondati»
Ansa

«Era bello e semplice, come lo sono le vere grandi truffe, diceva lo scrittore O. Henry. È proprio così. Il testo base del Ddl su l'omotransfobia divulgato a mezzo stampa dall'Espresso per fugare ogni preoccupazione, non cambia in alcun modo anzi conferma i pericoli segnalati dalla Cei e da tanti di noi. Si tratta di una proposta pericolosa per la libertà di tutti e incostituzionale» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus. «Cari Zan & Co, il problema più grave per la libertà di espressione e di religione rimane l'estensione del reato di istigazione alla discriminazione per motivi fondati sul genere, l'orientamento sessuale o l'identità di genere» ha proseguito PV&F.

«Infatti, - continua la nota - qualsiasi discorso o atto che presuppone, esprime o sollecita una disparità tra orientamenti sessuali o identità di genere potrebbe essere interpretato come istigazione alla discriminazione omotransfobica. Questo potrebbe valere, ad esempio, per un sacerdote che predicasse sulla sessualità, chiedendo ai fedeli di evitare atti "disordinati"; per una campagna di un'associazione a sostegno del diritto dei bambini ad una mamma e un papà (cioè contro le adozioni omosessuali); per tutte le donne che si opponessero all'ingresso negli spogliatoi, nei bagni o nelle carceri femminili di un maschio transgender che si auto-definisce 'donna'». «In Inghilterra e nel Galles, vi sono stati diversi stupri in prigioni femminili commessi da presunte 'donne' transgender (ad esempio, la transgender Karen White ha confessato violenze sessuali contro due donne detenute). Anche la madre di Harry Potter, J.K. Rowling, in questi giorni si è apertamente schierata contro il transgenderismo, denunciando i pericoli che corrono tutte le donne «quando apri le porte dei bagni e degli spogliatoi a qualsiasi uomo che crede di essere o si sente una donna». Eppure, la legge anti omotransfobia di Zan & Co. obbligherebbe tutti a trattare un maschio "che si sente donna" come una donna vera» hanno ricordato Brandi e Coghe.

«Per capire cosa potrebbe accadere - si spiega nella nota - basta informarsi su ciò che è accaduto in altri Paesi dove tali leggi sono passate: negli Usa Jack Phillips è stato processato più volte perché, in ragione della sua fede, non voleva preparare torte per matrimoni gay. L'arcivescovo cardinale di Valencia Antonio Cañizares Llovera di Valencia è stato denunciato per aver preso posizione contro la diffusione dell'ideologia gender in una lectio magistralis». «Peraltro c'è un rischio ulteriore - aggiungono Brandi e Coghe - ossia il testo base, all'art 6, dice espressamente: 'La Repubblica italiana riconosce il giorno 17 maggio quale «Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia» (...) con cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado». Insomma, c'è l'obbligo dell'educazione gender nelle scuole. Il progetto di legge, quindi, obbligherebbe anche i bambini delle scuole dell'infanzia a "celebrare" la transessualità e il transgenderismo. «Che l'Italia e gli Italiani restino liberi!» hanno concluso.

Si sveglia la Cei: «No alla legge sull’omofobia»
Gualtiero Bassetti (Ansa)
Anche i vescovi italiani si decidono a lanciare l'allarme: «Derive liberticide» nei 5 ddl in discussione. A rischio la libertà d'opinione e quella religiosa, senza eccezioni per le omelie dei sacerdoti. E questa volta non dovrebbe esserci la presa di distanza di Francesco.
Omofobia, Pro Vita & Famiglia: «Il caso Erika e Martina? Al solito, due pesi e due misure»

«Due pesi e due misure. Se le due ragazze bloccate da Instagram e poi 'riattivate' le chiamano le paladine della lotta all'omofobia dopo una settimana di blackout dal social, a noi di Pro Vita & Famiglia, da sempre bloccati, insultati o bannati su Facebook e altre piattaforme come dovrebbero chiamarci? Sentinelle della lotta contro l'aborto, la transfobia, il gender e tutti i temi prolife? Non sia mai, noi siamo meritevoli di ulteriori 'elogi' invece, quali trogloditi, medievali, bigotti, cattolici contro cui bestemmiare» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di PVF onlus dopo la notizia del ripristino del profilo Instagram di due ragazze attiviste Lgbt.

«Sugli insulti, le minacce, che riceviamo giornalmente noi, i media e la stampa non spendono né due minuti né una riga, mentre "Le perle degli omofobi" di Martina e Erika con gli screenshot delle frasi più pesanti a loro rivolte sono una notizia da mettere in risalto» hanno proseguito. «Ma ci rendiamo conto che ora che potrebbe diventare legge il ddl Zan sulla omotransfobia la nostra libertà di pensiero sarà ancora più minata? Altro che sospensione da Instagram di Martina e Erika: non sarà più legittimo affermare che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre e se vorremo criticare lo stile di vita gender rischieremo la galera in violazione dell'art. 21 della Costituzione, pietra angolare della nostra democrazia. Non occorre una norma ulteriore rispetto a quelle già esistenti nel codice penale da applicare per le fattispecie inerenti ai reati d'odio che vanno giustamente sanzionati. Questa legge è un escamotage per zittire per sempre associazioni come la nostra» hanno concluso Brandi e Coghe.

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