Il grido d'allarme di Giancarlo Giorgetti non cade inascoltato. La Bce ha deciso di fare slittare il termine per la presentazione di offerte vincolanti dopo il dietrofront di Blackrock. Gli amministratori Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener avranno più tempo per trovare una soluzione alternativa al piano con Blackrock, che potrà essere con altri privati. Come minimo un altro mese, il che consente al governo di scavallare le elezioni e non dover rischiare un salvataggio in concomitanza con il voto.
Nel frattempo Malacalza Investimenti, primo socio di Banca Carige col 27%, si è detta favorevole «al sostegno dell'istituto» attualmente commissariato «nel quadro di piani e investitori che assicurino il realizzarsi di una operazione di mercato tutelando, al tempo stesso, il ruolo della banca sul territorio e tenendo nella dovuta considerazione l'impegno di tutti gli azionisti che l'hanno sostenuta con ripetute iniezioni di capitale».
È quanto si legge in una nota della holding, emessa a seguito del comunicato del 9 maggio dell'istituto dal quale si evince che proseguono le valutazioni riguardanti ulteriori soluzioni di mercato per il salvataggio dell'istituto. Malacalza Investimenti aggiunge che la società è «da sempre disponibile a un dialogo costruttivo con i Commissari e con le Istituzioni (Bce, Banca d'Italia, Mef, Consob) al fine di addivenire a una soluzione positiva per il futuro dell'istituto». Che iul tempo sia necessario lo si comprende ancor di più dalla posizione della banca di sistema.
«Non possiamo pensare che il fondo volontario diventi azionista di maggioranza di una qualunque banca», ha spiegato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, a margine della conferenza di presentazione del progetto Webecome della banca. «C'è un fatto fondamentale», ha aggiunto, «e cioè l'impossibilità e la non accettabilità che ci sia una banca che sia controllata dalle altre banche. Questo è incompatibile con i principi della concorrenza». «Questo vuol dire», ha continuato, «che il fondo volontario non può diventare azionista di maggioranza. Questo è un punto fermo dal quale non ci si può allontanare. Non vorrei invadere il campo delle autorità istituzionali che devono prendere le loro decisioni su questa materia. Noi la mano sul cuore l'abbiamo messa abbondantemente, sottoscrivendo un fondo obbligazionario e dando la disponibilità a convertire questo prestito nel caso che ci sia un'operazione privata, questa disponibilità l'abbiamo data e rimane». Su un eventuale schema obbligatorio Gros-Pietro ha concluso che «Intesa certamente dovrà relazionarsi con le autorità istituzionali e con le decisioni che esse prenderanno».
Mentre ieri si svolgeva l'assemblea dei piccoli azionisti, sul tema è intervenuto pure Matteo Salvini. «Mi auguro che ci sia una soluzione di mercato e comunque la priorità rimane tutelare i risparmiatori, quindi sicuramente non staremo a guardare», ha detto in un'intervista a Reutes. «Per Carige come per Alitalia io una mia idea ce l'ho. Non è una mia competenza e quindi non vorrei che qualcuno si offendesse però banche e compagnie di bandiera sono strategiche», ha aggiunto il ministro dell'Interno, bacchettando implicitamente il sottosegretario grillino Stefano Buffagni che ieri ha esternato al di là delle competenze specifiche.




