Due carnevali, quest’anno in Brasile: quello già festeggiato a Rio dei dieci giorni a cavallo tra febbraio e marzo, come sempre allietato dagli sfrenati balli di samba, e quello - anch’esso di dieci giorni - di questo novembre, allietato dagli sfrenati balli dei bamba che si recheranno a Belém, attraversata dall’equatore, per partecipare alla Cop30, la conferenza planetaria che si propone di salvarci dal riscaldamento del clima.
In un mondo ove rischia di scoppiare la Terza guerra mondiale, o che comunque è diviso tra chi elemosina missili ultrasonici e chi minaccia di lanciarli per davvero, vi sono quasi 200 Paesi che, al detto secondo carnevale, si fanno rappresentare da delegati tutti in fibrillazione per il global warming. E dove se ne vanno codesti insofferenti per il caldo? All’equatore. Non sono psicologo, ma credo si chiami masochismo.
O, comunque la patologia si chiami, una patologia c’è, visto che sarà, quest’anno, la trentesima volta che si riuniscono. Vabbè, direte voi, se ne fanno tante di sciocchezze nella vita: ci può stare anche questa riunione coi 200 ministri per l’ambiente; tanto, sono i ministri più inutili che ci siano, non hanno nulla da fare, e un’occupazione devono pur inventarsela. Il fatto è che non sono 200 quelli che vanno, ma un piccolo esercito di oltre 60.000 sfaccendati. Con quella di quest’anno sarà andata così per 30 volte e, ogni volta, con un unico proposito, una sorta di chiodo fisso. Masochisti con pensieri intrusivi ricorrenti, quindi.
Il chiodo fisso, dicevo, è che farebbe caldo e per rinfrescare l’aria dicono che dovremmo smetterla di usare carbone, gas e petrolio. Più precisamente, sono 30 anni che si riuniscono col proposito di indurre i plenipotenziari del mondo ad adoprarsi per ridurre le emissioni di CO2. La cosa curiosa è che sono proprio i plenipotenziari del mondo ad arruolare ogni anno quel piccolo esercito affinché si riunisca - un anno qua, un anno là - per dire ai suddetti plenipotenziari ciò che ha spinto i medesimi a inviare l’esercito. Charlot ci avrebbe fatto un film muto ricco di succosi sketch. Qualche risultato in questi 30 anni? Sì: le emissioni di CO2 sono aumentate del 60%.
Vi chiederete: ma una volta preso atto dell’insuccesso dei primi tre tentativi, perché mai han continuato fino al trentesimo? Non saprei cosa dire se non osservare che trattasi della stessa fauna che ha approvato 20 pacchetti di sanzioni contro la Russia, e questo dopo aver preso atto che i primi tre non avevano funzionato come ci si riprometteva. Masochisti con pensieri intrusivi ricorrenti e con disturbi ossessivo-compulsivi, quindi.
Ma, a parte il caldo, cosa esattamente li turba? Per rispondere alla domanda, mi avvalgo del Rapporto The state of the climate 2024 della Global warming policy foundation, curato da una trentina di accademici di primo piano coordinati da Ole Humlum, professore emerito di Geografia fisica dell’Università di Oslo.
In esso si afferma che le temperature registrate dalle varie stazioni del mondo nel 2024 sono state, in media, le più alte mai registrate; ma, si chiarisce, nell’anno precedente era occorso un fenomeno El Niño eccezionalmente intenso, protrattosi nel 2024: la CO2 non c’entra. E, in ogni caso, trattasi di due decimi di grado superiori alle registrazioni degli anni precedenti e di circa un grado in un secolo.
I convenuti a queste Cop sono soliti allarmare perché «le acque degli oceani sono in ebollizione» (copyright António Guterres, Segretario Generale Onu), ma nel rapporto sullo stato del clima del 2024 si chiarisce che nel 2024 il riscaldamento degli oceani rilevato nei loro primi 1900 m di profondità è stato di 0.037 gradi. Sì, avete letto bene: meno di 4 centesimi di grado.
E l’aumento del livello dei mari? Fu, in un anno, di 4 millimetri secondo le registrazioni satellitari e di 2 mm secondo le registrazioni a terra. Non si conosce bene l’origine della discrepanza, dicono, ma le registrazioni a terra sono più attendibili, perché quelle satellitari risultano poco accurate nelle vicinanze delle coste. Invece le estensioni dei ghiacci, stabili nell’emisfero Sud, son cresciute in quello Nord a partire dal 2016, anno di minima estensione da quando ci sono le rilevazioni satellitari, cioè dal 1980. Decisamente stabile, invece, la copertura nevosa globale: per esempio, nel corso di ogni anno varia, per l’emisfero Nord, fra 5 milioni e 50 milioni di chilometri quadrati, con una media stabile di 25 milioni di chilometri quadrati nel corso degli ultimi 50 anni. Quanto alla variabilità delle precipitazioni e del numero di uragani, poi, non si osserva alcun trend degno di nota.
Per tirare le somme, conclude il Rapporto, «non vi è alcuna evidenza di alcuna crisi climatica e, inoltre, credere che un sistema complesso come il clima possa essere governato agendo su un solo parametro - la CO2 antropica - è quanto meno ingenuo».
Se devo tirarle io le somme, direi che quella di quest’anno sarà la penultima Cop. È la trentesima, e chi ha fatto 30 può benissimo far 31. Ma dopo questa concessione alla saggezza popolare, direi che potrà bastare: ad andare oltre ci vorranno 60.000 camicie di forza.






