Scuola-omofobia, Pro Vita e Famiglia: «Vogliono rieducare gli insegnanti all’ideologia gender»

Scuola-omofobia, Pro Vita e Famiglia: «Vogliono rieducare gli insegnanti all’ideologia gender»
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«La scuola italiana ai tempi del Covid ha rinunciato anche alla didattica ordinaria ma, a dispetto del momento delicato che il nostro Paese sta attraversando, è arrivata ieri sera la notizia che gli insegnanti di nidi e scuole dell'infanzia della Città di Torino dovranno essere "rieducati" e andare a "scuola di genere" e che alla Camera sono appena state approvate iniziative educative "contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia" che dovranno essere svolte nelle scuole di ogni ordine e grado.Non è altro che un vergognoso tentativo di entrare e "convertire" il pensiero di libere persone e anche minorenni con la scusa di combattere il bullismo» ha dichiarato Toni Brandi presidente di Pro Vita e Famiglia onlus.

«Questo indottrinamento alla teoria gender è aberrante. Rimaniamo esterrefatti dall'utilizzo di questa violenza ideologica contro i bambini e difenderemo insegnanti e figli anche a rischio di finire in carcere, visto che Ddl su l'omotransfobia prevede anche la reclusione per chi crede nelle nostre idee al di là della commedia degli inganni messa in atto da Zan & Co» ha concluso il vice presidente Jacopo Coghe.

«Il fatto che si sia voluto escludere il voto segreto, che su temi che attengono alle coscienze sarebbe stato legittimo e consono, spiega meglio di molte parole la debolezza di dell'ideologia LGBTQIA+ che si mostra forte ma che in realtà non è altro che un castello di sabbia che cadrà al primo soffio di realtà. Questa maggioranza non ha avuto rispetto neanche dei bambini delle scuole elementari e medie che invece andrebbero tutelati e la cui educazione spetta esclusivamente ai genitori. Questa maggioranza può star certa che la nostra resistenza sarà tenace e costante» ha concluso la nota di Pro Vita e Famiglia Onlus.

La Schlein lancia la lotta di classe contro chi guadagna 2.500 euro
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.

Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.

Regionali, per salvarsi la carriera la Schlein si inginocchia a De Luca
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.

«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.

Il capo della Cei cerca operai a basso costo
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...

Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».

Il Carroccio inchioda i sindacati: «Sette mobilitazioni a novembre e dicembre. L’80% delle proteste più grosse si è svolto a ridosso dei festivi. Rispettino gli italiani».

È scontro politico sul calendario degli scioperi proclamati dalla Cgil. La Lega accusa il segretario del sindacato, Maurizio Landini, di utilizzare la mobilitazione come strumento per favorire i cosiddetti «weekend lunghi», sostenendo che la maggioranza degli scioperi generali indetti nel 2025 sia caduta in prossimità di giorni festivi o di inizio e fine settimana.

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