Vittorio Colao preferisce investire in Europa, meno in Italia. E continua a lavorare per aprire a società straniere invece che locali. Dopo la decisione di affidare i fondi del Pnnr all’Esa (Agenzia spaziale europea), invece che all’Asi, il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale ha fatto un altro sgambetto al comparto dell’aziende italiane del settore aerospaziale. C’è aria di trasloco. O meglio, dell’inizio della fase di fine governo, anche perché il prossimo anno ci saranno le elezioni politiche e con tutta probabilità un ricambio di governo. Non a caso Stefano Firpo, capo di gabinetto di Colao, come si sente dire in giro, a settembre dovrebbe diventare direttore generale di Assonime con stipendio più alto di quello attuale e un mandato pluriennale; scappando quindi dal rischio di ritrovarsi per strada se con le elezioni il suo ministro scomparisse.
Così giovedì è stato firmato a Palazzo Chigi un memorandum d’Intesa tra il Governo e l’azienda statunitense Axiom Space rappresentata dal suo presidente e ceo Michael Suffredini. Axiom Space sta infatti costruendo, «avvalendosi di importanti collaborazioni con l’Aeronautica Militare e l’industria italiana, in collaborazione con la Nasa, una nuova stazione spaziale commerciale». Tra i 4 punti che saranno sviluppati c’è «la promozione del mercato nell'orbita bassa terrestre per sviluppare concretamente un'economia spaziale resiliente», ma anche «l’arricchimento delle eccellenti e storiche relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e l’Italia, con una cooperazione anche nel campo del volo spaziale commerciale visto come opportunità per sviluppare un nuovo capitolo della presenza umana attorno alla Terra e sulla Luna a beneficio di tutta l’umanità».
Sono frasi dal forte sapore retorico, tanto che nel settore dell’aerospazio ci si domanda più che altro quale sarà il ruolo delle società italiane. Durante questa legislatura è stato fatto davvero poco per le nostre aziende, prima i governi Conte e poi Draghi non hanno di sicuro aiutato un settore che avrebbe avuto bisogno di interventi integrali. E’ chiaro a tutti che continua a mancare una visione di insieme; l’Italia nonostante tutto non ha ancora costruito una seria politica spaziale che le permetta di confrontarsi alla pari con i competitors, soprattutto europei. Per di più pare che Colao si sia accorto del potenziale mediatico dello Spazio, creando non pochi nervosismi negli altri colleghi di governo vista talvolta l’invasione di campo in territori istituzionalmente non suoi, in particolare in Lorenzo Guerini, alla Difesa come si racconta a proposito del DL del 30 Aprile scorso che tratta del riassetto del sistema spazio.
Nei mesi scorsi Colao aveva già deciso di affidare 1,7 miliardi di euro del Recovery Plan all’Esa, che dovranno essere spessi da qui al 2026. L’Italia e l’Asi sono state di fatto commissariate. Poi il 13(dovrebbe essere il 30 ) aprile con un decreto lo stesso Colao aveva deciso di riorganizzare il comparto, affidando a lui stesso e al capo di gabinetto Stefano Firpo nuove deleghe in materia di finanziamenti al settore. In pratica da un mese a questa parte a Colao sono state assegnate tutte le competenze strategiche più importanti sui finanziamenti, mentre al ministero dell’Università, che per legge era vigilante, è rimasta la vigilanza sulla ricerca finanziata dall’Asi e il controllo sul Cira. Il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali che è ormai sotto il controllo del Cnr. Non solo.
Colao ha di fatto confermato il commissariamento non solo di Asi ma anche del Comint, il comitato da cui un tempo dovevano passare le decisioni strategiche e di indirizzo per i finanziamenti delle attività spaziali. Ora, di fatto, il Comint che è stato svuotato riducendosi a sede di ratifica delle decisioni politiche del ministero. A destare più di una riflessione è la totale assenza di Asi. L’agenzia spaziale italiana e il suo presidente Giorgio Saccoccia sembrano aspettare la fine del mandato. Saccoccia tornerà con tutta probabilità all’Esa, allo stesso livello di quando era uscito, un modesto A5. Il futuro di Asi ormai non sembra interessare più di tanto. Anche perché dopo il commissariamento della politica, incomincia a contare sempre di meno.
Ma soprattutto ci si domanda quale sarà il ruolo del Cira nel futuro. Come noto, dopo i continui richiami e avvisi della Corte conti sulla cattiva gestione del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, è esplosa l’inchiesta della procura di Santa Maria Capua a Vetere con misure cautelari a carico di 11 persone per corruzione e legami con il clan dei Casalesi; peraltro ancora pesci piccoli. Non a caso 2 settimane fa, il Cnr (Centro nazionale ricerche), da socio di maggioranza del Cira, ha nominato un suo presidente di fiducia. Di fatto non ha tenuto in nessun conto le indicazioni dell’Asi che avrebbe potuto comunque dare un’indicazione che però non è mai arrivata. Maria Chiara Carrozza ha fatto di testa sua e ha nominato presidente del Cira Antonio Blandini che sostituisce Giuseppe Morsillo. Come premio di consolazione, è stata nominata Nicole Viola, consigliere indicato dall’Asi,o per meglio dire dal suo presidente essendone una grande amica che sarà accompagnato dagli omologhi Antonio D’Urso e Marco Protti. Blandini era commissario della Banca popolare di Bari. Saccoccia alla presidenza aveva selezionato il fisico Eugenio Coccia, ma i suoi desiderata si sono presto infranti.