2019-01-25
Salvini a processo è un regalo agli scafisti
Il Tribunale dei ministri ignora la richiesta di archiviazione dei pm per il caso Diciotti. Ora il Senato deciderà se il vicepremier andrà davanti ai giudici: rischia 15 anni per sequestro di persona. Una fronda grillina, sostenuta dal Pd, potrebbe anche far saltare il governo.Sebbene la Procura di Catania avesse chiesto di archiviare l'indagine su Matteo Salvini, il Tribunale dei ministri ha deciso di sollecitare l'autorizzazione a procedere per il ministro dell'Interno, accusandolo di abuso di potere, sequestro di persona - per non aver fatto sbarcare gli immigranti a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera - e di violazione delle convenzioni sul soccorso in mare. Gli atti del procedimento, a questo punto, verranno trasmessi al presidente del Senato (Salvini è eletto a Palazzo Madama), il quale li girerà alla giunta per le autorizzazioni a procedere, che in capo a un mese li trasmetterà all'Aula per il voto definitivo. In pratica sarà il Senato a decidere se dare via libera al processo oppure no. Per la cronaca, il reato prevede una pena che va da 3 a 15 anni. Fin qui gli aspetti giuridici, che a nostro parere (...) parlano da soli, perché se a un governo non è consentito di rifiutare l'ingresso nel Paese di persone che non siano gradite, non si capisce più né a che cosa serva un governo, né che funzione abbiano i confini di un Paese, visto che chiunque può oltrepassarli a proprio piacimento, a prescindere che ne abbia diritto o meno. Però in questa faccenda non ci sono solo gli aspetti giuridici, ma ce ne sono molti che hanno a che fare con la politica. Ci spieghiamo: che cosa succederà quando la richiesta di autorizzazione a procedere arriverà sui banchi del Senato? Le possibilità sono solo due. Palazzo Madama, riappropriandosi della supremazia della politica, nega l'autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno. Nel qual caso la faccenda si chiude così, il tribunale non può processare Salvini e questi può proseguire a dire che i porti rimangono chiusi per le navi degli immigrati. Esiste però anche un'altra possibilità, ossia che il Movimento 5 stelle, davanti alla richiesta dei giudici, si spacchi, come già si è spaccato sul tema degli immigrati, e una parte dei parlamentari grillini, unendosi all'opposizione, voti sì mandando il capo della Lega a processo. Le conseguenze di un simile risultato mi paiono evidenti. La prima è che avremmo un ministro dell'Interno costretto a rispondere del proprio operato in tribunale, con il rischio di una condanna pesante. La seconda è che, se l'autorizzazione venisse concessa, non avremmo più un governo. Già, perché è difficile immaginare che la Lega accetti di rimanere seduta in una maggioranza dove c'è chi vuole il suo leader dietro le sbarre e per questo lo manda davanti ai giudici. Salvini non è accusato di aver fatto sparire i soldi o di aver toccato il sedere a qualche signorina, ma di avere dato seguito a quello che aveva promesso agli italiani, ovvero fermare gli sbarchi. Processarlo dunque significa trasferire una scelta politica sul piano giudiziario, delegando alla magistratura il giudizio non solo sulla decisione politica, ma perfino sul volere degli elettori, i quali - come evidenziano numerosi sondaggi - la pensano in gran parte come il ministro dell'Interno.Le ricadute politiche della decisione adottata dal Tribunale dei ministri non riguardano però solo la tenuta del governo, c'è dell'altro. In particolare c'è la reazione degli scafisti, i quali in più di un'occasione hanno dimostrato di essere bene informati su quello che succede nel nostro Paese. Se nel 2018 e nelle prime settimane di quest'anno gli arrivi sono diminuiti fino quasi a sparire lo si deve alla politica di contrasto messa in atto da Salvini. Tuttavia, se il ministro dell'Interno finisce nel mirino dei giudici, la sua politica anti sbarchi rischia di andare a pallino e presto potremmo ritrovarci invasi come prima o forse più di prima. Chi lo spiegherà agli italiani? Chi dirà loro che i porti non si possono chiudere e che gli immigrati, anche quelli che non ne hanno diritto, cioè la maggioranza, anzi il 90 per cento, bisogna accoglierli e trattarli da profughi, ovvero come persone che hanno diritto alla protezione umanitaria? Già oggi noi assistiamo a un braccio di ferro che ha il solo scopo di farci recedere dalle posizioni di respingimento degli sbarchi. La Sea Watcht, ossia una delle navi di un'organizzazione tedesca che batte bandiera olandese, pur operando in acque libiche e pur essendo a poche miglia da Malta, sta navigando verso Siracusa. L'obiettivo è evidente: forzare il blocco. Imporre con il ricatto morale l'attracco negato. Ogni giorno in tv la portavoce dell'organizzazione, Giorgia Linardi, predica l'accoglienza. Non il salvataggio in mare, come dichiara. I migranti non devono essere riportati in Libia, devono sbarcare da noi. Tutti, indistintamente. E con un ministro dell'Interno alla sbarra e un governo tecnico di quelli che piacciono tanto all'Europa, è ciò che potrebbe accadere. Ecco perché ci auguriamo che la maggioranza resti unita nel respingere l'autorizzazione a procedere. Non perché ci siamo innamorati dei pentagrillini, ma solo perché siamo certi che chi verrà dopo di loro sarebbe peggio. Sia sul fronte dell'accoglienza che sul resto.