2023-06-18
Jean-Yves Le Gallou: «Gli intellò prime vittime della propaganda»
Jean-Yves Le Gallou (Wikimedia commons)
L’esperto di teoria politica: «Il pensiero dominante si insinua molto più facilmente proprio in chi dovrebbe avere l’armamentario culturale per neutralizzarlo. Fare controinformazione è possibile, ma bisogna esercitare una doppia critica, soprattutto sui social».Jean-Yves Le Gallou, già parlamentare europeo e funzionario dell’amministrazione civile francese, è presidente della fondazione Polémia e cofondatore dell’Institut Iliade, una delle più prolifiche officine d’idee in Europa. Da tempo si dedica allo studio della propaganda, e l’editore Passaggio al Bosco ha da poco pubblicato due suoi pamphlet sul tema: La società della propaganda e Manuale di lotta contro la demonizzazione. Siamo abituati a pensare che la propaganda sia una caratteristica dei totalitarismi o comunque dei regimi. Lei invece sostiene che sia determinante anche - e forse soprattutto - nelle democrazie. Perché?«Sì, effettivamente penso che le società contemporanee, che da una parte sono molto individualiste ma nello stesso tempo cercano di trovare punti in comune tra popolazioni e culture diverse, abbiano bisogno per tenere insieme tutto questo di una propaganda sempre più potente. E penso che la società contemporanea, o meglio le società europee contemporanee, subiscano un livello di propaganda che probabilmente non è mai stato raggiunto prima. Oggi un europeo, dal momento in cui si alza la mattina fino alla sera quando va a dormire, e dalla nascita alla morte, è sommerso da messaggi di propaganda che possono emanare dallo Stato, certo, ma anche dai media, così come anche dall’industria dell’entertainment, dall’istruzione pubblica, dalle aziende, dalla pubblicità.... Quindi c’è veramente una massa di propaganda incredibile che ha la funzione di imporre una visione politica alla totalità della società».Un importante pensatore francese, Jacques Ellul, sosteneva che la propaganda agisse con più forza non sulle persone comuni - come si sarebbe portati a credere - bensì sugli intellettuali, sulle classi colte. È così?«Sì, e trovo che effettivamente sia un po’ triste, perché prima di tutto gli intellettuali dovrebbero fare ricorso al proprio spirito critico. Ma essi, e più in generale le classi colte, si preoccupano forse più delle altre di offrire una bella immagine di sé. E offrire una bella immagine è più facile quando questa immagine è conforme, più difficile quando è un’immagine di dissidenza. Ad esempio, essere favorevoli all’immigrazione porta a essere ben visti, così come essere favorevoli ad accettare i discorsi dei governi sul Covid e sui mezzi per lottare contro di esso che in realtà poi si sono rivelati più nocivi che efficaci. È ben visto chi accetta l’idea che ognuno possa scegliere il proprio genere liberamente. Insomma, c’è un’accettazione della propaganda proprio da parte delle classi intellettuali, delle classi dirigenti, cosa che a sua volta va a rinforzare la propaganda stessa. È una sorta di cascata di opinioni: è più facile credere a ciò in cui tutti credono. E credendo rinforziamo ancora di più il nostro credo: è un circolo vizioso. Lo aveva spiegato perfettamente un altro autore francese del XIX secolo, Gustav Le Bon, che ha parlato della psicologia delle folle. Aveva già notato che le classi superiori erano suscettibili a essere quelle più influenzate da questo tipo di meccanismo, anche se in realtà dovremmo esigere da esso uno spirito maggiormente critico».A me pare che oggi si faccia così tanto ricorso alla propaganda perché sono state imposte costruzioni artificiali. Gli intellettuali sono più portati ad accettarle, ma lo sono molto meno le persone che hanno un rapporto più diretto con la realtà. Una realtà che ribadisce ogni giorno quanto sia artificiale la costruzione ideologica che ci viene imposta. «Sì, assolutamente. Abbiamo parlato appunto della questione del genere. Qualche tempo fa ho visto la copertina di un magazine britannico che presentava come un fenomeno straordinario un uomo incinto. Chiaramente era finto: era una donna biologica che si era poi “riconosciuta” come uomo, ma che ha potuto avere un bambino appunto per via delle sue caratteristiche biologiche. Eppure, in copertina veniva presentata come un uomo incinto, come se fosse una vera notizia. C’è la volontà di imporre il falso, di imporre una verità alternativa, diciamo così, perfettamente contraria alla realtà. Ed è vero che le classi più popolari si mantengono un po’ più vicine al terreno, mantengono un po’ più di buon senso e sono un po’ più concentrate sul reale. Anch’esse, tuttavia, sono toccate dalla propaganda, in particolare attraverso l’industria dell’entertainment, che è piuttosto potente e agisce con forza sia per quanto riguarda l’ideologia dell’immigrazione sia per quanto riguarda l’ideologia del genere. Lo vediamo ad esempio attraverso le serie americane, attraverso Netflix, Disney, ma anche attraverso i loro equivalenti nei vari Paesi europei». Di propaganda e libertà di espressione nelle democrazie occidentali si discute con una certa frequenza, negli ultimi tempi. E se è vero che l’informazione cosiddetta mainstream è estremamente omologata, è anche vero che esistono fonti che si presentano come «controinformazione». La mia sensazione però è che alcune di queste ultime fonti - spesso superficiali o eccessive - risultino funzionali al discorso dominante. «Se vogliamo lottare efficacemente contro la propaganda dobbiamo esercitare una doppia critica. Mi spiego. Quando una verità viene annunciata dai governi o dalle autorità scientifiche, bisogna esaminarla in maniera critica, ovviamente. Ma bisogna anche esaminare in maniera critica le “critiche alla critica”, se così posso dire, perché anche queste critiche possono rivelarsi vere o false. Soprattutto, bisogna ritrovare il tempo per leggere, ossia prendere una certa distanza dalla velocità quotidiana per evitare di perdersi in questo flusso costante di informazioni, che spesso sono contraddittorie. Pensate al caso delle mascherine: si dice che sono inutili, poi si dice che sono utili. E ogni volta - ed è qui che vediamo il fenomeno della cascata di informazioni - si rinforza la propaganda...». Lei pensa che sia ancora possibile fare emergere una visione del mondo diversa da quella attualmente dominante? A volte sembra che certi concetti artificiali siano ormai divenuti delle verità incontestabili. Alcune idee un tempo giudicate irricevibili sono state completamente sdoganate e accettate. «Penso che si verifichi un doppio fenomeno. Non c’è mai stata una propaganda così massiccia, questo sì, quindi il messaggio è comunque efficace. Nello stesso tempo abbiamo sempre più persone che constatano che la realtà è diversa da quella che viene loro presentata. Come si diceva prima, c’è la propaganda ufficiale e poi ci sono le critiche a questa propaganda ufficiale. Tra le voci critiche vi è un certo numero di persone in buona fede che sviluppano informazioni corrette. Poi ci sono coloro che diffondono informazioni senza basi. E ancora esiste un sistema che fabbrica disinformazione per screditare quelli che criticano il discorso ufficiale. Pertanto, bisogna essere particolarmente prudenti quando si utilizzano i social media e le reti sociali, bisogna prima verificare sempre le fonti. A volte ci sono persone ben intenzionate che non hanno fonti solide, mentre altre volte ci sono troll pagati dal sistema, che inquinano i pozzi».Oggi in Italia si discute molto di egemonia. Pensa sia possibile creare una sorta di contro-egemonia, o comunque battere l’ideologia attualmente egemone?«Penso che costruire una contro-egemonia sia difficile perché l’egemonia attuale si poggia su pochi oligarchi che però dispongono di grandi quantità di denaro e potere. Tuttavia, possiamo reagire. Ad esempio, possiamo sviluppare il dubbio e lo spirito critico nei confronti della verità ufficiale. Sta già accadendo, soprattutto con il Covid che ha aperto la strada a un aumento dello spirito critico. Un altro punto importante è la crescita dei media alternativi che diffondono un’informazione diversa. In questa battaglia mediatica ci sono tre forze in gioco. I media alternativi, che sono piccoli ma dinamici (pensiamo ai mammiferi che erano piccoli ma hanno avuto la meglio sui dinosauri). Poi ci sono grandi media mainstream, di solito proprietà di oligarchi politicamente coinvolti. E infine ci sono altri media importanti, finanziati dalla pubblicità, che a volte lasciano passare un po’ di informazione alternativa. C’è un progressivo passaggio delle informazioni dai media alternativi a quelli più importanti, e ciò rappresenta una sfida al sistema nel suo complesso. Per questo sono ancora fiducioso».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)