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Dopo il nostro scoop si muove anche il Csm. Partono le verifiche sulle accuse di Amara
Piero Amara (Imagoeconomica)
Sul caso delle manovre per affossare colleghi, tra cui Palamara, due laici del centrodestra e un togato vogliono vederci chiaro.

Il caso del presunto inginocchiamento del pm Mario Formisano davanti all’indagato Piero Amara approda al Consiglio superiore della magistratura e potrebbe portare alla riscrittura di un importante capitolo di storia giudiziaria di questo Paese, con tanto di ritorno di Luca Palamara sul presunto luogo delitto, Palazzo Bachelet.

Esposto di Palamara «Ora si verifichi l’operato della toga che mi indagò»
Luca Palamara (Ansa)
La nostra intervista ad Amara mette sotto i riflettori le azioni dei pm. Che così si mobilitavano per pilotare i giornali.

L’intervista rilasciata a questo giornale da Piero Amara ha fatto rumore. Le parole dell’ex legale sulla conduzione delle indagini nell’inchiesta per corruzione (che corruzione non era) nei confronti di Luca Palamara hanno innescato un comunicato dei legali dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Gli avvocati, Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, dopo avere letto La Verità, hanno annunciato un esposto «per accertare la correttezza dell’operato del pubblico ministero sulla vicenda Palamara».

Piero Amara:  «Dai succhi ai milioni col petrolio. Anche io truffato da Mazzagatti»
Piero Amara (Ansa)
L’ex avvocato svela l’ascesa del manager di Gioia Tauro già accusato in Iran e imputato a Roma «Diventò fornitore di Eni grazie a me, ma si tenne le quote. In Calabria aveva relazioni pericolose».

The italian job è diventato un intrigo internazionale. L’agenzia di stampa Bloomberg, da alcune settimane, si sta dedicando agli affari petroliferi del manager calabrese Francesco Mazzagatti, il più pagato in Gran Bretagna (oltre 30 milioni di euro di stipendio nel 2024). Il suo tentativo di acquisire da Shell ed Exxon mobile, con la sua società Viaro Energy Ltd (controllata da Viaro investment Ltd), l’impianto di gas di Bacton, a nord-est di Londra, considerato la «spina dorsale» della struttura energetica inglese, ha attirato l’attenzione dell’agenzia governativa britannica Nsta (l’Autorità di transizione del Mare del Nord che regola l’attività delle industrie di petrolio e gas offshore). Ma anche l’acquisto della Rockerose energy ha portato all’apertura un’inchiesta.