2023-11-19
«Il politicamente corretto rappresenta un ostacolo al progresso dell’umanità»
Benegas Lynch, ideologo dell’argentino Javier Milei: «Mettendo catenacci mentali alle idee si impedisce il miglioramento del sapere. La discriminazione? È del tutto normale».Oggi si saprà chi, tra il ministro dell’Economia Sergio Massa e il pirotecnico economista ultra libertario Javier Milei, sarà il nuovo presidente dell’Argentina. Al primo turno del 22 ottobre, Massa ha incassato il 36 per cento, Milei il 29,9. Ma quali sono le idee del «candidato con la motosega»? Per scoprirlo possiamo leggere La postverità socialista, di Alberto Benegas Lynch figlio (Rubbettino, 270 pagina, 24 euro). Omonimo del padre, che fu imprenditore, saggista e brillante economista, Lynch, 83 anni è considerato il mentore di Milei, che a sua volta lo definisce «un eroe» e assicura che è «il più grande riferimento del liberalismo argentino di tutti i tempi». Ha un dottorato in Economia e uno in Scienze gestionali, è presidente della sezione di Scienze economiche dell’Accademia nazionale delle scienze e membro dell’Accademia nazionale delle scienze economiche. È autore di 28 libri, oltre a 10 in collaborazione e 4 come coautore. È stato professore ordinario presso l’università di Buenos Aires e ha insegnato in cinque corsi. È stato anche consigliere economico della Borsa di Buenos Aires, della Camera di Commercio argentina, della Società Rurale Argentina e del Consiglio interamericano di commercio e produzione. Recentemente ha fatto scalpore per aver suggerito a Milei di rompere le relazioni diplomatiche con il Vaticano. Si tratta dunque di un autore da tenere d’occhio per capire cosa passi per la testa di Milei, oltre alle suggestioni della cronaca e alle provocazioni mediatiche del candidato argentino. Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo due estratti de La postverità socialista.Il progresso significa cambiamento in meglio. Poiché la nostra ignoranza è enorme, il modo per ridurla consiste nell’aprire dibattiti in tutte le direzioni, al fine di poter confutare ciò che c’era prima e di avanzare nella buona direzione. In altri termini, il compito dell’intellettuale consiste nel trasformare il politicamente impossibile in politicamente possibile. Questo lavoro viene compiuto sul piano delle idee, mostrando i vantaggi di lasciarsi alle spalle ciò che è sconveniente per adottare ciò che è migliore.Tutte le buone scoperte sono sempre cominciate con un sogno che sembrava impossibile. Come ha scritto John Stuart Mill, «le buone idee passano tutte per tre tappe: la ridicolizzazione, la discussione e l’adozione». In altre parole, il progresso è indissolubilmente legato alla creatività e allo sforzo di spostare l’asse del dibattito verso mete migliori, verso obiettivi di maggiore eccellenza, alla curiosità di esplorare ciò che compare come migliore, e in definitiva all’allontanarsi dalla trappola dello statu quo, al coraggio morale di differenziarsi dallo spirito rabbiosamente conservatore.I dibattiti aperti ad ampio raggio senza restrizione alcuna, consentono di confermare ciò che va bene e di rivedere tutto quello che si ritiene vada male o che possa migliorare il livello precedentemente raggiunto. Il politicamente corretto infila catenacci mentali che non permettono di vedere al di là del naso, come si addice a chi è pigro a cambiare, cioè a chi si oppone al progresso che inesorabilmente si traduce in cambiamento. Secondo il dizionario, discriminare vuol dire differenziare e discernere. Non v’è azione umana che non discrimini: il cibo che scegliamo di ingurgitare, gli amici con i quali condivideremo riunioni, il giornale che leggiamo, l’associazione alla quale apparteniamo, le librerie che frequentiamo, il marchio dell’automobile che usiamo, il tipo di casa in cui abitiamo, la persona che sposiamo; a quale università siamo iscritti, con che sapone ci laviamo le mani, quale lavoro ci attrae di più, chi saranno i nostri soci, quale religione professiamo (oppure nessuna), quali accordi contrattuali approviamo o con quale marmellata spalmiamo le fette biscottate. Senza discrimine non v’è azione possibile. Chi è indifferente non agisce. L’azione è preferenza, elezione, differenziazione, discernimento e, quindi, agire implica discriminare. […]Ciò dev’essere nitidamente separato dalla pretesa, palesemente balzana, di tentare di stabilire diritti diversi da parte di un apparato statale che esiste, appunto, per vegliare sui diritti e per garantirli. Una simile, illegittima discriminazione manda all’aria la possibilità che ognuno gestisca la propria vita e i propri affari come gli sembra adeguato, cioè impedisce che ciascuno discrimini circa le proprie legittime preferenze. Un altro modo di alludere direttamente, quello del sopruso nei confronti del diritto delle persone. La prova decisiva di tolleranza si ha quando non condividiamo le condotte altrui. A tollerare quelle con cui siamo d’accordo non v’è merito alcuno.Sembra esserci un’enorme confusione su questa materia. Da una parte, si obietta che una persona possa rifiutare nella sua propria azienda l’offerta lavorativa di una donna incinta o di un anziano perché si configurerebbe come un «atteggiamento discriminatorio», come se il titolare non potesse fare ciò che considera conveniente con la sua proprietà. È addirittura lecito che qualcuno decida di contrattare solo chi è alto più di un metro e ottanta. Come è risaputo, il mercato è cieco a religioni, etnie, altezze o peso di coloro che svolgono lavoro nelle aziende, quindi chi seleziona il personale per caratteristiche estranee all’adempimento e all’efficienza pagherà il costo della sua decisione attraverso il quadro di risultati, ma nessuno dovrebbe avere il diritto di bloccare un accordo contrattuale che non usi violenza contro altri.D’altra parte, nel nome dell’emergente «azione positiva» (affirmative action), vengono imposte quote compulsive in centri accademici e luoghi di lavoro per «riequilibrare le diverse componenti della società», con l’effetto di obbligare a che si includano determinate percentuali, per esempio, di asiatici, di lesbiche, di grassi o di buddhisti.Questa imposizione naturalmente ha una ricaduta negativa sull’eccellenza accademica e sulla qualità lavorativa, giacché si devono selezionare i candidati secondo ragioni che divergono dalla competenza professionale, il che deteriora la produttività nel suo insieme, che a sua volta incide sul livello di vita di tutta la cittadinanza, specialmente sui più bisognosi, sul peggioramento dei cui salari si ripercuote in modo ancor più contundente, data la loro precarietà.Tutto ciò fa sì che risulti necessario insistere ancora una volta su questo punto: il precetto basilare di una società aperta riguardo all’eguaglianza di diritti è da intendersi dinanzi alla legge, e non mediante questa, poiché quest’ultima cosa significa la liquidazione del diritto, vale a dire la manipolazione dell’apparato statale per forzare pseudodiritti, manomissione che comporta sempre l’invasione di diritti di altri, i quali si vedono di conseguenza obbligati a finanziare le pretese di coloro che considerano che il frutto del lavoro altrui gli appartenga. […]È chiaro che questa bizzarra nozione del «diritto», che è un mettere le mani nelle tasche del prossimo, si basa, fra gli altri pregiudizi, su un’idea errata, ovvero che la ricchezza sia una specie di fardello statico che si deve «redistribuire» (in direzioni diverse rispetto alla distribuzione operata nel supermercato e affini), dato che sarebbe conseguenza di un processo a somma zero. Non concepiscono costoro la ricchezza come un fenomeno dinamico e mutevole nel quale, a ogni transazione libera e volontaria, c’è un processo di somma positiva poiché entrambe le parti ne guadagnano. Ma è questa la ragione per cui attualmente possiamo dire che c’è più ricchezza disponibile che nell’antichità, nonostante si siano consumate risorse naturali nel lasso di tempo fin da allora trascorso. […]La fobia verso il discriminare di ciascuno nelle questioni personali e l’appoggio incondizionato alla discriminazione di diritti da parte del Leviatano sono, in gran parte, il risultato dell’invidia, ossia del guardare con malevolenza al benessere altrui, non del desiderio di emulare il migliore, bensì di un mirare alla distruzione di chi eccelle per le sue capacità.A tutti interessa il futuro del pianeta, poiché in esso viviamo e le prospettive per il benessere dei nostri discendenti ci riguardano. Dobbiamo tuttavia fare attenzione a ciò che è stato denominato «la tragedia dei beni comuni», che può essere riassunto nella seguente idea: ciò che è di tutti, non è di alcuno. L’assegnazione dei diritti di proprietà, invece, fa sì che ciascuno curi il proprio. Chi non lo fa adeguatamente, perde il patrimonio. Questo è importante, perché non pochi ambientalisti si basano sul «diritto diffuso» e sulla «soggettività plurale» per intervenire sulla proprietà del prossimo, benché non vi sia nesso causale con una lesione del diritto di chi reclama. Questa via cominciò a essere utilizzata dopo il crollo del Muro della Vergogna a Berlino, come un modo per statalizzare. Con il pretesto di prendersi cura della proprietà del pianeta, si distrugge l’istituzione della proprietà.Osserviamo il caso della preoccupazione per l’estinzione di specie animali. Molte specie marine sono in via d’estinzione. Questo oggi non succede con le mucche, anche se non sempre è stato così: all’epoca della colonizzazione, in buona parte dell’America Latina il bestiame vaccino si stava estinguendo a causa del fatto che chiunque trovasse un animale poteva ammazzarlo, mangiarlo in parte e lasciare il resto nella campagna. Lo stesso accadeva con i bisonti negli Stati Uniti. Questa situazione cambiò quando si cominciò a utilizzare la scoperta tecnologica dell’epoca: la marchiatura, prima, e la recinzione, poi, resero chiari i diritti di proprietà. Lo stesso avvenne con gli elefanti nello Zimbabwe, dove, dal momento in cui vennero assegnati i diritti di proprietà della mandria, si smise di mitragliarli in cerca di avorio. […] Quanto all’inquinamento, non si tratta di eliminarlo completamente: lo stesso atto di respirare suppone l’esalazione di monossido di carbonio. Si tratta di proteggere i diritti di proprietà che si infrangono quando vengono emessi gas tossici in una certa scala. In tal caso si devono preservare i polmoni e punire gli infrattori, come si fa se qualcuno butta immondizie nel giardino del vicino o se decibel troppo alti disturbano il vicinato. Oggi la tecnologia consente, attraverso remote sensoring e tracers, di rilevare i responsabili dell’emissione, sia automobili sia fabbriche o fonti equivalenti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.