Verrebbe da scherzarci su, invece vogliamo proporre qualche semplice riflessione che ci pare essenziale per capire di cosa si tratti. Il presepe rappresenta un fatto storico, quello della nascita di Gesù, cioè di Dio che si incarna nell’uomo. Com’è noto, su questo fatto storico ci sono anche delle testimonianze di autori non cristiani come lo storico ebreo Giuseppe Flavio, lo storico romano Tacito che conferma la condanna di Cristo sotto Pilato, e lo scrittore pagano Luciano di Samosata, e ci sono anche accenni nel Talmud babilonese.
Questi testi cosa ci dicono? Che Gesù è esistito e che quindi è nato, si tratta del cosiddetto Gesù storico. Il presepe rappresenta questa realtà storica: non un’altra, non qualcosa di simile, non qualcosa che ne deforma il significato unico e irripetibile. Dio si è incarnato in Gesù, in un momento storico preciso, in un luogo preciso, secondo le modalità descritte nei Vangeli e trasmesse a noi dalla Tradizione della Chiesa. Non c’è da girarci troppo intorno, né da fare tutto un ghirigoro di ragionamenti sulla sua attualità. L’unica domanda lecita è la seguente: è attuale l’Incarnazione di Dio in Gesù, nel Gesù che entra nella storia, uomo tra gli uomini e in Cristo, il Cristo della fede, che porta a compimento con la Croce e la Resurrezione la salvezza del mondo e dell’uomo?
Se è attuale questo - del resto è un fatto che si svolge nel tempo ma attiene all’eternità, e quindi come può essere inattuale qualcosa che ha a che fare con l’Eterno? - allora il presepe deve essere il presepe del quale gli elementi essenziali sono il padre e la madre di Gesù, Giuseppe e Maria, la stalla, il bue e l’asinello, e il bambino Gesù. Poi ci si può mettere dentro di tutto, e su questo avremmo molto da discutere, ma l’essenziale è, rimane e sarà sempre costituito dai cinque elementi che abbiamo elencato. Questa è la realtà, il resto è interpretazione.
In quelle (a nostro modo di vedere inutili, e forse dannose) pagine di Avvenire tale Vergottini, a proposito di interpretazioni creative del presepe, dopo aver sostenuto che «neppure i Vangeli forniscono una descrizione dettagliata della nascita di Gesù» (a quel tempo, caro Vergottini, non esistevano le cartelle cliniche, per cui non sappiamo l’ora esatta del parto, le ore di doglie e il tipo di nascita, magari avrebbe voluto sapere se sia stato podalico o di altro tipo...), ebbene, dopo questo, scrive che: «Il presepe, allora, rischia di diventare una cartolina sentimentale se non ritrova la sua forza originaria: deve sapere raccontare la vicenda di un Dio che entra nella storia reale, con le sue ferite e le sue speranze. Ecco perché molte comunità, in Italia e nel mondo, hanno cominciato a inserire nel presepe luoghi e persone dell’oggi: migranti stremati su una barca di legno, senzatetto accovacciati sotto un portico, famiglie in attesa di un permesso di soggiorno, infermieri che vegliano nella notte, e - perché no - quel branco di “ultimi” che nelle nostre città è sempre più affollato… Se il figlio di Dio nasce ai margini, allora i margini non sono un’aggiunta posticcia, ma la grammatica del suo venire».
Ci chiediamo, ma a parte i cosiddetti «Vangeli dell’infanzia», cioè Matteo e Luca, che si soffermano sulla nascita di Gesù, non c’è tutto il resto dei Vangeli e in generale del Nuovo Testamento che esplicitano, a partire dalla predicazione di Cristo, il significato di essa per coloro che sono gli ultimi della terra? Il dato fondamentale non è che Gesù si incarna ai margini, il dato fondamentale è che Gesù si incarna. Questo mistero incomprensibile a tutto il pensiero antecedente all’Incarnazione stessa, il mistero di Dio che si fa uomo e assume la natura umana pur rimanendo Dio, riteniamo che sia il nocciolo fondamentale da predicare, altrimenti si fa anche dell’Incarnazione un messaggio socioeconomico che offusca il messaggio teologico, scandaloso per tutto il pensiero umano e anche per la filosofia greca che precedette questo atto di Dio: un Dio che si fa uomo rimanendo Dio. Tutto questo è nel presepe. Non basta? Non sarebbe meglio predicare questo aspetto del Mistero di Dio-Uomo?