2022-07-14
Abrignani del Grillo: «Io so’ io e non mi vaccino»
Nel riquadro, Sergio Abrignani
Se Sergio Abrignani non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Sì, il professore dell’università Statale di Milano è un mito, perché come riesce a smentirsi lui non riesce nessuno. Da docente del dipartimento di Scienze cliniche dell’ateneo milanese, ma soprattutto da consulente del ministero della Salute, lui è il termometro delle giravolte scientifiche in materia di Covid. Dice e si contraddice. Rassicura e lancia allarmi. Giura e spergiura. Di lui passerà alla storia un’intervista al Corriere della Sera in cui, per sponsorizzare la terza dose, disse che ci avrebbe messo al riparo dal Covid per cinque o dieci anni. Ovviamente, da subito balzarono all’occhio le ridotte fondamenta della promessa: come si fa a prevedere un’immunità da vaccino per cinque anni, ma forse anche per il doppio? E perché non due o venti? Che cosa poteva giustificare una simile certezza? Niente. E infatti, passato qualche mese, Abrignani ha ceduto nuovamente alle lusinghe giornalistiche per dire che la terza dose era superata e ne serviva una quarta. Ma con il booster non ci eravamo tolti il pensiero per un lustro e forse addirittura per due? Sì, va beh, non bisogna sottilizzare: forse non erano cinque anni ma cinque mesi, oppure neanche quelli, perché nel frattempo erano arrivate le varianti che aggiravano i vaccini. Un errorino da niente, tale da rendere inefficace l’iniezione (ne sa qualche cosa Massimo Galli, trivaccinato, contagiato e pure colpito da long Covid). Dopo una simile topica, qualsiasi persona comune, senza il curriculum accademico di Abrignani, si sarebbe messa tranquilla, autoimponendosi un digiuno ferreo per smaltire la sovrabbondanza di lipidi accumulati come conseguenza della notorietà in tv e sulla stampa. Ma Abrignani non è tipo da dieta, quindi, in crisi da astinenza da intervista, ha ricominciato a parlare. L’occasione gliel’ha fornita Roberto Speranza, con il via libera alla quarta dose per gli ultrasessantenni. Ora, si dà il caso che io abbia la stessa età di Abrignani e con pochi giorni di differenza mi ritrovi nella categoria a cui è fortemente consigliata un’altra iniezione anti Covid. Dunque, appena ho scorto l’intervista del professore sul Giornale mi sono buttato senza esitazioni, divorandola. Da lui mi aspettavo suggerimenti per i prossimi quindici o vent’anni, dato che i primi cinque e dieci erano già stati consumati con l’intervista precedente. Invece ho scoperto che l’illustre scienziato pare non avere alcuna intenzione di sottoporsi alla vaccinazione. Il motivo? Beh, ne ha già fatte tre e per di più nel marzo del 2020, cioè un anno e mezzo fa, si è beccato il maledetto virus. Non solo: nel febbraio scorso, Abrignani ha fatto la prova degli anticorpi e ha scoperto di averne molti. Un picco altissimo giura, sintomo di un incontro ravvicinato con Omicron anche se senza sintomi. Perciò, niente punturina. Ovviamente Abrignani è un’autorità e quindi chi meglio di lui può autodiagnosticarsi il contagio? Certo, chissà quante altre persone si trovano nelle stesse condizioni, perché hanno contratto l’infezione e hanno anticorpi ritenuti sufficienti a combattere il virus. Ma quando qualcuno in passato ha provato a usare questi argomenti per evitare la terza dose e continuare ad avere accesso ai luoghi di lavoro o ai ristoranti si è sentito rimbalzare, privato del famoso green pass, che essendo basato su una presunzione di contagio non ammetteva deroghe. Ciò che non vale per i comuni mortali, però deve valere per le eccezioni come Abrignani. Il quale, dopo aver fatto capire di considerarsi uno con cinque dosi e dunque di non avere necessità della quarta, come un moderno marchese del Grillo, non solo si è lanciato in una dotta spiegazione delle necessità di porgere l’altro braccio, ma addirittura ha dimostrato nostalgia per la vaccinazione obbligatoria, rammaricandosi di non poter usare i soldati a casa, per prelevare le persone e indurle a farsi la punturina. In pratica, il democratico professorone è per i metodi spicci. Ovviamente da adottare rigorosamente sugli altri. Del resto, Abrignani è in buona compagnia. È di ieri un’altra presa di posizione dello stesso tono, ma questa volta uscita dalla bocca di Pierpaolo Sileri, il dottor Stranamore dei 5 stelle ora passato con Luigi Di Maio. Interpellato sull’aumento dei contagi, il sottosegretario alla Salute si è lasciato scappare che solo con la quarta dose si potranno evitare i lockdown. Il che equivale a una minaccia: vaccinatevi perché altrimenti vi rinchiudiamo. Insomma, che si impieghino i militari oppure gli arresti domiciliari, il discorso resta sempre quello: la libertà di cura riconosciuta dalla Costituzione non esiste. Esiste la libertà condizionata. Dai vari Abrignani e Sileri. Ps. Piccola domanda: ma se, come dice Abrignani, dopo il booster per cinque o sei settimane la nostra risposta immunitaria si alza moltissimo per poi scendere, chi si vaccina oggi, in autunno che cosa farà? La sesta dose? E la famosa immunità di gregge di cui tanto si parlava? Risposta: «L’endemizzazione non si sa quando sarà raggiunta. Ci basiamo sull’esperienza di altri virus, ma in realtà nessuno ha mai vissuto una pandemia prima di adesso». In altre parole, l’esperto non ha esperienza. Sipario.
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