niccolò celesti
da Bilopilla (Ucraina)
Questo non è il Donbass, qui nella regione di Sumy ci sono case che hanno il giardino in Russia e la cucina in Ucraina, c’è gente di campagna, agricoltori che non avevano mai pensato di dover scappare dai cugini sul lato russo ma anche gente che si sente ucraina e attaccata alla propria terra, vecchi che se non fossero vecchi oggi combatterebbero da volontari e ai cugini che invadono la loro terra taglierebbero la gola - non hanno problemi a dircelo.
Se in Donbass, spesso, nei villaggi sul fronte, quegli ultimi uomini e donne rimasti danno l’impressione di stare ad aspettare ancora lo zar, qui danno l’idea di sentirsi a casa.
Bilopilla è una cittadina che poco tempo fa aveva 16.000 abitanti, di questi alcuni sono andati via negli ultimi due anni di conflitto, ma nelle ultime settimane ogni giorno arrivano sul tavolo del sindaco domande di evacuazione per moltissimi degli insediamenti rurali che sono vicinissimi alla Russia o attaccati a quel confine.
La cittadina è quasi deserta, pochi ancora stanno davanti ai due o tre alimentari aperti e le case hanno i giardini ancora curati, a testimonianza del poco tempo per cui sono stati abbandonati. Yuri Zarko, il sindaco, parla un buon inglese e ci mostra con orgoglio questa cittadina che grazie alla sua personale passione per l’arte è riuscito ad arredare con alcune opere e alcuni progetti edilizi come la pagoda cinese nel parco cittadino o le statue di vetroresina all’entrata di esso. Alcuni progetti sono rimasti incompiuti per via della guerra. Nel suo ufficio ci mostra una collezione di pezzi bellici e schegge di ordigni che ha raccolto nei luoghi bombardati del suo Comune; una ha attraversato le tende e i muri dell’ufficio, cosicché non ha dovuto camminare per raccoglierla. Tanti quadri sono stati staccati e messi al sicuro da una eventuale invasione, a parte uno che, ironia della sorte, rappresenta il nostro connazionale Ugo Foscolo, il cui volto assomiglia talmente tanto al poeta russo Aleksandr Pushkin che sembra quasi una beffa. Nel resto della cittadina il sindaco ci mostra anche il risultato degli attacchi, vecchi e nuovi, a questa comunità, talmente vicina al confine che dal tetto delle case si può vedere il suolo russo con il fumo nero, frutto di qualche scaramuccia tra i due eserciti. «Due anni fa», ci racconta Yuri, «il 24 febbraio, capimmo che eravamo circondati solo grazie ai canali Telegram, i russi entrarono dal paese vicino a destra e da quello a sinistra e non li vedemmo nemmeno, né all’andata, quando le truppe muovevano su Kiev, né al loro ritorno, quando rientrarono nei confini russi». Il sindaco, come molti qui, sembra convinto che i russi non attaccheranno, ma non vuol dire - ci spiega - che stavolta la popolazione debba rimanere o che non si debbano costruire difese militari. Dunque, dopo il fermo invito delle autorità a evacuare l’area, sono in moltissimi coloro che hanno abbandonato il confine per le città più interne.
Bilopilla rimane sospesa, non distrutta ma abbandonata, così come alcune altre delle cittadine lungo questo confine dove in tantissimi sono andati via. Tra le poche centinaia di persone presenti ci sono i pompieri, l’amministrazione comunale, la polizia, i proprietari di tre alimentari e i giardinieri del Comune: continuano a tagliare prati che probabilmente nessuno, nelle prossime settimane, calpesterà.
L’invasione delle truppe russe dal Nord, che punterebbe sicuramente verso la città di Sumy, e quella di Kharkiv, sono date oggi da militari e fonti dell’amministrazione 10 a 1: nessuno qui crede che tra quei 50-60.000 militari che dicono essere sul confine ci siano abbastanza truppe d’assalto per un’azione cosi ardita.
Così come successe due anni fa nel mese antecedente all’invasione, il guerra-scommesse è ufficialmente ripartito. Domande e ipotesi sono sempre le stesse: si addestrano ma è una esercitazione, sono lì per provocare ma non entreranno, forse sono battaglioni messi a riposo (al di là del dibattito di questi giorni sull’uso di armi occidentali nel territorio della Federazione, gli ucraini non li attaccherebbero in suolo russo, sguarnendo le proprie difese).
Questo è dunque ciò che non ci è dato sapere e che con molta probabilità non sanno neanche i russi sull’altro lato. Ciò che ci è dato sapere invece è che gli ucraini qui stanno costruendo difese e sbarramenti lunghi decine di chilometri, denti di drago, canali anticarro, trincee, bunker, e trappole di ogni sorta per scongiurare il peggio. E forse anche per non perdere la scommessa.



