Massimo Giletti (Ansa)
Il giornalista porta in Rai uno speciale sulla strage, con le parole di uno 007 francese che riaprono il caso: «E ho la testimonianza di un uomo dell’Aeronautica che sarà decisiva».
Eccovi la «trasparenza» europea: Bruxelles stipula contratti segreti per i vaccini anti Covid di Pfizer, negoziando via sms e accettando condizioni capestro; una commissione d’inchiesta del Parlamento Ue s’incarica di fare chiarezza; solo che, nelle considerazioni conclusive sulla sua attività, che il 12 luglio saranno messe ai voti in Aula, il comitato minimizza le opacità («in parte giustificate»), per paura di offrire argomenti critici alla destra.
Nel frattempo, la multinazionale del farmaco pubblica un report sugli effetti collaterali da far rabbrividire: nel giro di sei mesi (19 dicembre 2021-18 giugno 2022), nel mondo sono stati registrati 3.000 morti post iniezione. E la stima si basa sulla sola farmacovigilanza passiva; chissà cosa si sarebbe scoperto, andando a cercare in maniera approfondita e sistematica le reazioni avverse. Per tutta risposta, l’Europa cosa fa? Prenota 325 milioni di dosi di diversi tipi di immunizzanti, per malattie ancora inesistenti, con quattro società (Pfizer inclusa), affinché si facciano trovare pronte a produrli all’arrivo di future, ipotetiche emergenze. Il costo? L’Hera, la nuova autorità che si occupa di crisi sanitarie, non lo svela. Politico ipotizza una cifra: 160 milioni di euro l’anno. Centosessanta milioni per assicurarsi che i colossi delle medicine fabbrichino con solerzia degli antidoti, di cui non si sa se avremo bisogno. Questa sarebbe la lezione che l’Unione ha imparato dalla pandemia. Non c’è che dire: amministratori oculati vigilano sulla nostra salute.
I paradossi della logica Ue sono così macroscopici, che qualcuno ha perso le staffe. Come l’eurodeputata francese dei Verdi, Michèle Rivasi, intervistata ieri dal Fatto Quotidiano e «molto delusa» dal resoconto del comitato Covi, che «sembra fatto per le case farmaceutiche». La Rivasi è talmente stizzita, da tirare le orecchie persino ai suoi compagni di partito: «Anche loro hanno paura che criticare la Commissione Ue offra sponde all’estrema destra». Quindi, i rappresentanti del popolo sono più preoccupati delle elezioni 2024 e della cosiddetta «onda nera», che degli interessi dei cittadini. Pure sulla diffusione dei contratti, hanno deposto le armi. Erano partiti con la pretesa che venissero pubblicati, sono arrivati a domandare il permesso di poterli consultare individualmente, mentre il pubblico e la stampa dovranno aspettare che sia «legalmente possibile» leggerli. Quanto tempo passerà? È ignoto, dal momento che i contratti sono inaccessibili. Le clausole di riservatezza possono prevedere un periodo di un anno, di due anni, di dieci anni, di trent’anni... Che fretta abbiamo di essere informati?
Rivasi è andata giù dura anche con la decisione della Commissione Ue, che dice di aver scoperto «dai giornali», di convocare, a fine maggio, alcuni membri del comitato per un incontro riservato, nel corso del quale sono stati illustrati i contenuti dell’ultimo accordo con Big pharma. Nessun testo è stato consegnato, sono stati imposti il divieto di utilizzare cellulari e un impegno firmato a non rivelare l’oggetto della conversazione. Un alone di mistero inspiegabile e che, comunque, non si attaglia a un’istituzione che si considera titolata a impartire al mondo lezioni di democrazia, moralità e liberalismo. «Mai vista una simile opacità», ha tuonato infatti la politica transalpina, «con la complicità del Parlamento che dovrebbe controllare l’esecutivo». In pratica, la commissione d’inchiesta, nata per fare le pulci a Ursula von der Leyen e compagnia, in realtà le ha aiutate a rimanere fuori dai guai.
C’è da scommettere che una sorte analoga a quella dell’indagine sui contratti con Big pharma toccherà a quella sugli eventi avversi. La relazione di Pfizer, dicevamo, presenta numeri impressionanti: a parte i decessi, parliamo di 2.000 casi di trombocitopenia, 16.000 di miocardite, 25.000 di aritmie cardiache, 900 di cecità, 700 di complicazioni in gravidanza. Risultato? Nessuno. Tutti in silenzio. Sarebbe interessante almeno sapere, in base ai contratti, chi è tenuto a risarcire le vittime. Affare degli Stati? E l’erario dovrebbe coprire pure le spese legali delle case farmaceutiche, come aveva comunicato, mesi fa, il nostro ministro, Orazio Schillaci? Qualcuno busserà alla Commissione per avere delucidazioni? Oppure anche stavolta la scarsa trasparenza è «giustificata»? È accettabile che sia messo tutto a tacere?
Le agenzie regolatorie non paiono di grande aiuto. L’International coalition of medicines regulatory authorities (Icmra), sigla di cui fa parte pure l’Aifa, anziché occuparsi di farmacovigilanza attiva, ha rilasciato un comunicato in cui accusa le «informazioni false e fuorvianti» sui vaccini, ai quali sarebbe stata attribuita la responsabilità dell’extra mortalità. È falso e fuorviante anche il report di Pfizer? Come mai nessuno s’è messo a studiare le cause dei troppi decessi? Oltre ai vaccini, va protetta la reputazione dei lockdown? Davvero, nell’Occidente paladino della «società aperta», la verità è diventata un lusso?