Il settore, dominato dai colossi americani, continua a correre grazie allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. Soldiexpert: «Fra i rischi, la concentrazione che può creare vulnerabilità e le tensioni geopolitiche».
I colossi scelgono sempre più spesso il delisting (come Tod’s) o di quotarsi all’estero (come Exor). In 10 anni nel Belpaese rendimenti medi al 6%, contro il 12 dell’indice mondiale. Opportunità con le imprese di nicchia.
Quattro occasioni di investimento nei titoli Mps
Ci sono quattro buone occasione d’investimento sotto il Monte. O per meglio dire sotto le macerie della banca più antica del mondo visto che da almeno una quindicina d’anni tutti gli investitori che si sono avvicinati ai titoli Mps hanno visto il loro patrimonio pesantemente terremotato.
Le quattro buone occasioni però esistono e non sono azioni ma obbligazioni. Non sono nemmeno alla portata di tutte le tasche considerando che il quantitativo minimo acquistabile è di 100 mila pezzi e il pubblico di riferimento è costituito dagli investitori professionali. Tuttavia si tratta di opportunità non prive di interesse. A illustrarle Massimo Maria Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim. I quattro titoli sono obbligazioni subordinate per un valore complessivo di 1.750 milioni. Vediamo il dettaglio:
MONTE 5,375%- Il titolo ha scadenza 18 gennaio 2028. Può essere rimborsato il 18 gennaio del 2023 alla parità di 100. Una buona occasione considerando che oggi viene trattato intorno a 67. Già a questi prezzi il rendimento annualizzato si aggira intorno al 15%. Il guadagno raddoppia considerando che fra nove mesi potrebbe scattare la restituzione del capitale. L’eventualità del rimborso anticipato è resa più appetibile dal regolamento del prestito. Se il titolo non venisse richiamato la nuova cedola sarebbe costituita dal tasso swap a 5 anni (oggi 1,29%) più un premio del 5,005%. In caso di mancato richiamo Montepaschi dovrebbe pagare una cedola del 6,295%.
MONTE 8%- Il titolo che scade il 22 gennaio 2028 potrà essere richiamato al valore nominale di 100 dalla banca il 22 gennaio 2025. Attualmente viene trattato fra 70.75 e 71.25 che, anche senza scommettere sul rimborso anticipato, corrispondono ad un rendimento annuo intorno a 15,45%. Se il titolo non viene richiamato la nuova cedola sarebbe costituita dal tasso swap 5 anni più 8,149%. Totale 9,439%
MONTE 8,5%- L’obbligazione che scade il 10 settembre 2030 potrà essere richiamata il 10 settembre 2025. Il valore 100 della restituzione si confronta con la quotazione attuale intorno a 71 centesimi. A questi valori il rendimento annualizzato si aggira intorno al 15,5%. Se non viene richiamato al tasso swap oggi dell’1,29% verrebbe aggiunto un premio dell’ 8,914% per cui il costo a carico della banca salirebbe al 10,204%.
MONTE 10,5% - Questa obbligazione non ha data di richiamo e quindi per toglierlo dal mercato occorrerà un’Opa. Un’operazione che dovrà essere molto appetitosa per il mercato considerando l’elevato valore della cedola facciale e l’attuale prezzo di mercato intorno a 77 che significa un rendimento annualizzato intorno al 15%. Ovviamente il principale rischio di questo investimento, come spiega Massimo Maria Gionso è il mancato aumento di capitale. Ipotesi esclusa visto che proprio oggi il ministro Franco ha garantito che l’operazione sarà effettuata entro l’anno.
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Secondo un rapporto diffuso dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), nel terzo trimestre «i risultati delle forme complementari hanno proseguito nel recupero iniziato nel secondo trimestre. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti dei fondi negoziali, quelli legati all'apparenza a particolari categorie professionali, rispetto all'inizio del 2020 sono ritornati positivi, risultando pari in media allo 0,2%».