L’immobiliare quotato è ancora maglia nera, con rendimenti negativi oltre il 24%. E la crisi a Pechino, oltre al costo del denaro, non è d’incoraggiamento. Anche perché l’Ue insiste con gli obblighi energetici.
Danilo Coppola (Ansa)
L’immobiliarista, che sui social lancia bordate contro la magistratura, ammette di essere all’estero. Berna, però, rimbalza i pm di Milano che ne chiedono l’arresto.
Gli investimenti nel real estate virtuale
Nel mondo c'è un vero boom del real estate virtuale. Si compra e si vende "terreno" digitale all'interno di universi virtuali (tipo il vecchio gioco «Second Life») dove costruire esperienze di vario tipo. Si spazia dai videogame ai luoghi per eventi, dai concerti dal vivo a negozi dove vendere oggetti digitali e reali, basta poi procedere al ritiro dell’oggetto. Tutto questo è possibile perché ogni componente di questi universi, dal "terreno" su cui costruire agli oggetti che appaiono disegnati in 3D, sono Nft, ovvero oggetti digitali che si possono creare, comprare e vendere grazie alla tecnologia blockchain che sta alla base delle crypto valute come Bitcoin e Ethereum. Ebbene, nel 2021 secondo una recente ricerca sono già stati investiti 500 milioni di dollari nell’immobiliare presente nella realtà virtuale del metaverso. Cifra destinata a raggiungere il miliardo di dollari entro il 2022.
Le principali piattaforme dedicate alla creazione di metamondi sono Sandbo (la più importante), Decentraland, Cryptovoxels e Somnium. Su The Sandbox la valuta impiegata è il Sand, che vale circa 3 dollari, mentre su Decentraland si usa il Mana che ha più o meno lo stesso valore. Entrambe sono derivate dalle crypto più note, ossia l’Ethereum, ma sono ancora più volatili. Secondo alcune stime, l'opportunità di guadagno globale del metaverso potrebbe raggiungere gli 800 miliardi di dollari entro il 2024. In Italia però la conoscenza del fenomeno è ancora limitata. Secondo una ricerca effettuata da Sensemakers il 25% degli italiani dichiara di sapere cos’è il metaverso. Percentuale che sale al 37% per i giovani dai 18 ai 24 anni, al 33% per quelli 25- 34 anni e che scende progressivamente fino al 17% per i 55-64enni e al 13% per gli over 65. Il 41% ne ha semplicemente sentito parlare, mentre uno su tre non sa cosa sia. Per quanto riguarda l’uso concreto del mondo virtuale il 62% degli italiani si dichiara interessato (l’80% sono tra i 18-24 anni) soprattutto come amplificatore di esperienze in grado di superare i limiti fisici (di spazio e tempo) della vita reale. Ma la maggioranza di essi (pari all'80%) identifica nella “fuga della realtà” il suo maggiore rischio. Si tratta comunque di una opportunità da non perdere: per il 56% degli intervistati le aziende faranno bene ad investire. Il 49% pensa saranno i social network ad avere maggiore successo, seguiti dai produttori di device tecnologici (42%) e dalle società di giochi online (41%).
Tanto per fare un esempio concreto. Decentraland è fatto da circa 90mila appezzamenti. All’esordio della piattaforma nel 2017 se ne poteva comprare uno per una ventina di euro, ora quelli che costano meno sono venduti a 12mila euro. Un’azienda ha pagato quasi un milione un appezzamento per realizzare un centro commerciale virtuale. Ci sono già società immobiliari pronte a fornire consulenza alle aziende per investire nel metaverso. Una di queste è Century 21 Italia di Marco Tilesi. Ma come si stima il valore di un terreno virtuale? «Il valore è dato dall’importanza percepita della piattaforma in cui si trovano, ma anche dalla loro centralità o rilevanza all’interno della mappa – ha spiegato Tilesi – i meccanismi sono simili a quelli del real estate tradizionale: posizione, prospettive di crescita e potenzialità di collegamento». Secondo Tilesi non ci sarà una piattaforma dominante. Ognuna tenderà a sviluppare una nicchia, un po’ come è successo ai vari social che consentono finalità diverse agli stessi utenti.
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