Ha aperto le sue porte al pubblico lo scorso 7 settembre, il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati, sita a Milano. Un ambizioso progetto che ha richiesto il lavoro dello studio MCA - Mario Cucinella Architect, fondato e diretto da Mario Cucinella, responsabile del restauro, dell’ampliamento e della riqualificazione dell’intero spazio.
Il percorso espositivo inizia con una grande urna cineraria in travertino, ospitata da un’architettura in pietra, e si muove all’interno delle cupole tra teche triangolari in cristallo che espongono i grandi vasi, gli ex voto, le antefisse e i piccoli bronzi etruschi, posti avvento a opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fondata e Arturo Martini.
In questo «museo con un’anima», come ha definito Giovanna Forlanelli - presidente della Fondazione - i luoghi che hanno ispirato il progetto, i reperti che parlano della vita quotidiana degli Etruschi si trovano “in conversazione” con un vaso di Picasso. E ancora, nella sezione «Cercare il bello», piccoli cubi di cristallo che racchiudono gioielli e monili etruschi, si trovano fianco a fianco con un oggetto prezioso come la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti.
Giovanna Forlanelli (Giovanni de Sandre)
Dal Piano Ipogeo si passa al primo piano, il Piano Nobile, con le sue boiserie e le sue porte dorate, con i suoi pavimenti e camini in marmo e le alte specchiere Settecentesche nel corridoio, tutto opera di Filippo Perego, che ha progettato l’intero spazio recuperando, restaurando e ridisegnano ogni singolo oggetto.
È questo studio approfondito degli impatti cromatici e dei dettagli che favorisce il dialogo tra archeologia e arte contemporanea, offrendo al visitatore stimoli ed emozioni visive e concettuali. Ed ecco ancora una volta che alla tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, alle polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli e ai disegni e gli acquarelli di Augusto Guido Gatti, testimoniante delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia, si accompagnano la “serialità” dei buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine.
«Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità tra antico e contemporaneo, dal Piano Ipogeo al Piano Nobile e di dare quindi specifiche sollecitazioni al visitatore che, come esperienza emozionale oltre ai reperti e alle opere, visita anche gli spazi architettonici; anch’essi, come i reperti e le opere, nella continua variazione di forme, luce e colori, non sono contenitori ma parti dell’esperienza della visita» ha spiegato Giovanna Forlanelli.
(Giovanni de Sandre)
La collezione d’arte e etrusca e contemporanea si compone di 250 opere, ma il Museo d’arte della Fondazione non si esaurisce qui. Come ha raccontato Salvatore Settis, coordinato del Comitato Scientifico della Fondazione: «In uno stretto legame con la città e le sue istituzioni, al progetto si aggiunge l’offerta di nuovi spazi di dialogo multidisciplinare, la centralità di idee e attività legate all’utilità sociale».
«Una progettualità culturale che intende dispiegare in ogni caso lo stesso livello di qualità e d’impegno che le opere in mostra rendono a tutti evidente». Lo Spazio Bianco e il Padiglione sono così dedicati ai progetti temporanei, mentre la Sala Studio (posta al secondo piano) permette ai visitatori di consultare numerosi volumi. Il secondo piano interrato accoglie invece l’intera Collezione di studio della Fondazione, mentre la Children’s room è dedicata ai laboratori didattici dei bambini.
«Il museo è un luogo di ricerca, sperimentazione e conoscenza e risponde ai principi di utilità sociale che guidano tutte le attività della Fondazione. Per questo il museo si apre nel mese di settembre gratuitamente al pubblico, senza inaugurazioni formali» ha chiosato Giovanna Forlanelli.