gianni brera

La bottiglia giusta è quella con quattro «T»
(IStock)
Terra, territorio, tradizione e tipicità in base ai teoremi di affinità e di regionalità. Ma quel che più conta è l’armonia: perché con un grande piatto e un immenso vino si può arrivare a uno scontro frontale. Anche se certe volte la teoria degli opposti...
I lombardi non sono mai stati senza cervello
Bartolomeo Passerotti La macelleria, circa 1580 (Getty Images)
Il 19 dicembre ricorre il 30° della scomparsa di Gianni Brera, straordinaria capacità divulgativa anche in campo gastronomico. Ha raccontato un’Italia rurale, cucina di popolo contrapposta a quella borghese. Oche, cacciagione e l’ormai dispersa cervellata.
I sapori padani conquistarono anche Cesare
Gianni Brera (Getty Images)
Il libro «La pacciada» (l’abbuffata), scritto con Veronelli, è la guida in una terra, quella lombarda, che ha avuto in Gianni Brera un cantore. Perché «due millenni dopo non vi è traccia dei piatti di Lucullo e Trimalcione, ma gli asparagi sono ancora buon cibo».
Ottimo vino: sa di kamasutra e pipì di gatto
(IStock)
Le degustazioni degli enologi scatenano fantasie linguistiche sfrenate. Oggi il lessico del sommelier è un campionario di curiose fragranze e strani sentori. Niente a che vedere con l’eleganza di Paolo Monelli, i racconti di Mario Soldati o gli abbinamenti calcistici di Gianni Brera.
L’anolino capace di stregare Maria Luigia
IStock
È il «re» parmense della pasta ripiena in brodo, mentre i tortelli di erbette sono irrinunciabili come pasta asciutta. Sono soltanto due piatti di un territorio che mette d'accordo cuochi e golosi. Fino alla sfida all'ultima caloria del dessert, dominato dalla spongata.
Le Firme

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