Il vercellese fu asso nella Grande Guerra. Negli anni Trenta volò in tutto il mondo, dall'Africa all'Asia. Pioniere dell'aviazione civile, fu anche carrozziere di fuoriserie fino agli anni Settanta.
Francis Lombardi, all’anagrafe Carlo Francesco Lombardi, è stata certamente una delle figure più importanti dell’aviazione italiana, oltre che personaggio eclettico. Meno conosciuto di Italo Balbo e della sua Crociera aerea transatlantica del Decennale, compì tra le due guerre imprese aviatorie non meno temerarie e pionieristiche. Fu asso nella Grande Guerra, pioniere dell’aviazione civile negli anni Trenta, costruttore aeronautico e designer di auto fuoriserie nel dopoguerra. Era nato a Genova il 21 gennaio 1897, ma visse gran parte della sua vita a Vercelli dove il padre era un grande proprietario terriero.
La sua avventura con le ali iniziò quando neppure ventenne si arruolò volontario nel Servizio aeronautico e fu assegnato alla 77ma Squadriglia Caccia alla vigilia della ritirata di Caporetto. Il giovane sottotenente seguì il ripiegamento italiano sugli aeroporti della Comina e di Marcon, in provincia di Venezia. Ai comandi di uno Spad VII caratterizzato da un grande cuore rosso in fusoliera, Lombardi combattè a fianco dei più grandi piloti italiani come il comandante della Squadriglia, il Capitano Pier Ruggero Piccio (che sarà in seguito capo di Stato Maggiore) e il carabiniere Ernesto Cabruna. Alla fine del conflitto, appena un anno dopo il battesimo del fuoco, il vercellese si piazzava in prima posizione davanti a tutti i compagni di volo con ben 8 abbattimenti.
Nel primo dopoguerra seguì Gabriele D’Annunzio nell’impresa fiumana, e fu lui a portare in volo Benito Mussolini da Novi Ligure alla città istriana, rimanendo con i legionari fino al sanguinoso episodio del Natale 1920.
Il congedo dall’Arma aeronautica non significò per il pilota vercellese l’abbandono del volo. Tutt’altro. Tra le due guerre Lombardi contribuirà a creare, parallelamente alla rapida ascesa dell’industria aeronautica italiana, le basi della moderna aviazione civile.
Negli anni dei record e delle trasvolate, la Fiat fu in prima linea nella fornitura dei velivoli e alla fine degli anni Venti stava sviluppando anche modelli destinati al turismo. Il più adatto al volo su lunghe distanze era il biplano Fiat A.S.1, aereo con cui l’aviatore e asso della Grande Guerra compirà il suo primo raid transcontinentale nell’estate del 1930. L’impresa, nata quasi per caso assieme al generale Umberto Savoja (che era stato suo commilitone nella 77ma Squadriglia e in quegli anni capo comparto Fiat Aviazione), aveva lo scopo di battere il record di collegamento aereo Europa-Asia allora detenuto dal polacco Bolesław Orliński, che su un velivolo francese Bréguet 19 da 500 Cv raggiunse Tokyo da Varsavia (e ritorno) in 28 giorni. Francis Lombardi si preparava alla sfida su un piccolo biplano spinto da un motore Fiat A.50 da soli 90 Cv. La partenza avvenne il 13 luglio 1930 e durò per nove lunghissimi giorni lungo la rotta siberiana. Da Vienna a Varsavia a Mosca in compagnia del veterano dei motoristi Gino Cappannini, che già aveva raggiunto la capitale giapponese con Arturo Ferrarin dieci anni prima. E poi il grande balzo attraverso le infinite steppe russe, con tappe intermedie per il rifornimento e la manutenzione dell’A.S.1. La parte più difficile i due aviatori la affrontarono gli ultimi tre giorni, quando le condizioni meteorologiche si fecero quasi proibitive per le piogge monsoniche che colpirono la Cina, la Corea e il Giappone. Da Harbin, in Manciuria, Lombardi e Cappannini vissero un reale incubo, con l’aeroplano inchiodato a terra da fiumi di fango che impedivano il decollo. Ancor peggio andò nella tappa finale da Seul a Tokyo, dove un tifone si muoveva da Sud a Nord. Il giorno 24 luglio il piccolo A.S.1 atterrò nella capitale nipponica dopo un viaggio di oltre 10mila chilometri compiuto in 9 giorni e 6 ore, alla media di 1221 km al giorno. Il ritorno, dopo le celebrazioni delle autorità giapponesi e la donazione del biplano, durò quasi il doppio: 15 giorni di treno, ma con tutti i confort della lussuosa Transiberiana.
Lombardi, dopo il raid Vercelli-Tokio, era diventato una celebrità, soprattutto per la spinta che Italo Balbo diede all’amico vercellese tramite la propaganda. Nelle mani del pilota piemontese stava il futuro dell’aviazione civile e da turismo. Francis non si fermò al primo raid. Nello stesso 1930 assieme al conte Franco Mazzotti compì il periplo completo dell’Africa, sempre a bordo di un piccolo Fiat A.S.1.
Nel 1934 a bordo di un più moderno trimotore Savoia Marchetti S-71 compì il volo postale da Roma a Buenos Aires. Quest’impresa gli fruttò la nomina di responsabile delle tratte coloniali per la neonata compagnia di bandiera italiana, l’Ala Littoria.
Nel 1938 iniziò la sua carriera di imprenditore, con la fondazione della AVIA (Anonima Vercellese Industria Aviazione) che produsse uno dei velivoli da turismo più apprezzati, l’FL-1.
Durante la guerra, Francis Lombardi fu tra gli industriali che decisero di non aderire alla Repubblica Sociale anche per il trattamento che i piloti italiani avevano dovuto subire da parte dei tedeschi dopo l’armistizio. La fine del conflitto significò anche la crisi dell’aviazione da diporto, ma l’ex asso dei cieli operò una efficace riconversione industriale nella prospettiva della futura motorizzazione del Paese. Nel 1947 mise le basi della Carrozzeria Francis Lombardi, che a Vercelli si occupò della realizzazione di automobili fuoriserie principalmente su base Fiat. Dopo la prima realizzazione, una giardinetta sullo stile delle americane «woodies» Lombardi interpretò quasi tutti i modelli della casa torinese con carrozzerie «limousine», spiaggine, cabriolet e sportive. Da ricordare la serie «Lucciola» che trasformava le popolari utilitarie Fiat come la «600», la «850» e la «127» in vetture a 4 porte. Collaborò anche con la Abarth nel disegno della carrozzeria della «Scorpione», una coupé realizzata sulla base della «850». Buon successo commerciale ebbe la Fiat «500 My Car», una versione di lusso della piccola bicilindrica che motorizzò l’Italia.
Francis Lombardi morì a Vercelli l’8 marzo 1983.


