2025-07-28
Indennizzi per il Covid: il Pd sconfessa il Pd
Michele de Pascale (Imagoeconomica)
Il governatore Michele de Pascale smentisce il suo compagno di partito Stefano Bonaccini e chiede indietro agli ospedali privati i fondi erogati durante la pandemia: «Somme non dovute. Le imprese ritengono che i loro diritti sono stati lesi? Ci facciano pure causa».«Voi sape’ la procedura? Io i sordi nun li caccio e tu nun li becchi». Immaginiamo questa battuta del Marchese del Grillo in dialetto bolognese, anziché in romanesco, e avremo una plastica rappresentazione del modo in cui il governatore Michele de Pascale intende risolvere la questione della delibera sugli indennizzi Covid. Vernacolo a parte, la risposta della Regione agli operatori della sanità privata è la stessa fornita da Alberto Sordi: quei soldi se li possono anche scordare. Ieri, in una intervista al Resto del Carlino, il governatore l’ha spiegato chiaramente, arrampicandosi un po’ sugli specchi quando gli è stato fatto notare che doveva prendersela col suo stesso partito. Ma prima facciamo un passo indietro. Galeotta fu la decisione della Regione di revocare la delibera del 2024 per gli indennizzi agli ospedali privati che, nel periodo dell’emergenza Covid, avevano messo a disposizione il proprio personale al sistema sanitario regionale. Le strutture private erano rimaste aperte in piena pandemia su richiesta della Regione, senza utilizzare la cassa integrazione. In cambio di tale disponibilità, la Regione aveva previsto di erogare un acconto dell’80% della differenza tra quanto effettivamente fatturato nei mesi in questione e la media mensile di quanto fatturato nel 2019. Adesso, tuttavia, la Regione ha comunicato di non voler riconoscere nulla per il periodo pandemico e anzi di voler chiedere indietro le somme a suo tempo erogate. Vengono così calpestate due delibere regionali: quella del 2020 che prevedeva un prestito da circa 80 milioni alle strutture sanitarie private e quella del 2024 che ha fissato il riconoscimento alle stesse strutture private dei costi legati al mantenimento in servizio del personale. Le motivazioni? Di fatto, non ci sono i soldi. Ma delle due l’una: o l’amministrazione regionale degli anni 2020 e 2024 ha giocato cinicamente e avventurosamente con i soldi degli altri, oppure sta facendo altrettanto l’amministrazione attuale. Con un cortocircuito politico non da poco: tra le due amministrazioni, quella di Stefano Bonaccini (con la breve parentesi finale della facente funzioni Irene Priolo) e quella di Michele de Pascale, c’è totale continuità politica sotto il segno del Pd. È quel che all’attuale presidente dell’Emilia-Romagna ha provato a far notare anche Il Resto del Carlino nell’intervista di ieri. Giustificando la mossa della Regione, de Pascale commenta: «Quella delibera è un unicum. Il nostro non è che è un cambio di strategia: è una delibera cui tecnicamente, per noi, non si può dare corso, nel senso che riconosceva somme che non sono dovute. Questa è la nostra valutazione». Come se dare dei soldi a un’azienda e poi richiederli indietro possa essere una mera questione di «valutazioni». Ma il governatore ha la soluzione: «Se un’impresa ritiene che sia leso un suo diritto e vuole ricorrere ha il diritto di farlo. E non verrà vissuto come lesa maestà». Una concezione a dir poco singolare del governo di una Regione: io faccio e disfaccio, se non ti sta bene fammi causa. Come se ricorrere fosse un’operazione gratis e indolore. La «concessione» di non considerare una eventuale impugnatura come «lesa maestà», poi, la dice lunga sulla concezione del potere che vige in quelle lande. Valerio Baroncini, vicedirettore del quotidiano, non può non mettere de Pascale di fronte a un dato politico evidente: «L’azione sulla delibera però pare una pesante critica a chi l’ha preceduta: Stefano Bonaccini e Irene Priolo. O loro erano subalterni, o lei ha trovato dei conti che non tornavano, al netto dei tagli generali». La risposta è una supercazzola coi fiocchi: «No, aspetti. La sanità privata in Emilia-Romagna dalla Regione può ricevere dei sì e dei no. In questo caso, la risposta è no. E poi: la Regione non dà corso alla delibera perché non ci sono i soldi. Banalmente per noi sono somme non dovute». Banalmente mica tanto, in verità. E comunque, di nuovo, ridurre tutta la questione a dei sì o dei no che devono discendere arbitrariamente dalle vette angeliche in cui si muove e decide il sovrano assoluto testimonia ancora una volta una visione feudale del governo. Il punto è cosa era stato promesso e garantito, mettendolo nero su bianco. Ma de Pascale non molla. Anche se, tra le righe, qualcosa deve concedere: «Sono indennizzi, per altro stabiliti nel 2024 per il 2020, che non condividiamo; è una delibera presa in un momento di cambio di amministrazione, la contestazione non è legata al bilancio. […] Non c’è alcun cratere né voragine. Non ci sono armadi di segreti. L’Emilia-Romagna ogni anno spende di più di quello che il governo trasferisce. Per non rinunciare a tagliare i servizi, la giunta Bonaccini ha sempre coperto quella cifra trovando risorse straordinarie per consentire di non pagare i ticket agli emiliano-romagnoli. Ora con la manovra di bilancio noi mettiamo il conto in pareggio». Se non è una sconfessione dei governatori precedenti, poco ci manca. Deve essere proprio dura, per il Pd, governare sulle macerie lasciate dal Pd.
Alessandra Todde (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 19 settembre 2025. L'eurodeputato di Fdi Stefano Cavedagna commenta gli ultimi avvenimenti di politica europea e la richiesta di revoca della immunità per Ilaria Salis.