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«Dopo l’attacco all’Armenia, le provocazioni delle esercitazioni congiunte tra turchi e azeri»

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«Dopo l’attacco all’Armenia, le provocazioni delle esercitazioni congiunte tra turchi e azeri»
Ansa

Pubblichiamo la lettera di Maria Karapetyan Deputato del Parlamento di Armenia e presidente dell'Intergruppo parlamentare di amicizia Armenia-Italia.

Egregio Direttore,

A seguito delle innumerevoli notizie, talvolta fuorvianti, riguardanti i recenti accadimenti, ho deciso di inviare la presente al fine di chiarire cosa sia esattamente successo prima e durante la recente operazione militare che la Repubblica di Azerbaigian ha lanciato contro la Repubblica di Armenia.

Per maggiore chiarezza Le invio una mappa che illustra il confine di stato armeno-azero, con le posizioni esatte delle postazioni militari armene e la direzione degli attacchi azeri.Come sapete, il fatto nuovo è che questa recente escalation ha avuto luogo al confine di stato tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Azerbaigian e non alla linea di contatto tra Nagorno-Karabakh e la Repubblica di Azerbaigian.




Il 21 giugno 2020, circa 20 giorni prima delle provocazioni al confine di stato armeno-azero, Zakir Hasanov, ministro della difesa della Repubblica dell'Azerbaigian, ha rilasciato alcune dichiarazioni inquietanti durante un'intervista con CBC TV. Hasanov, con l'intento di spiegare le due motivazioni per le quali l'esercito azero non è in grado di attaccare la linea di contatto tra Nagorno-Karabakh e la Repubblica dell'Azerbaigian

1. ha affermato che la recente relativa pace sulla linea di contatto tra Azerbaigian e Nagorno-Karabakh è dovuta ai sistemi di monitoraggio che la parte armena ha ivi recentemente installato;

2. ha inoltre affermato che mentre ci sono insediamenti azeri sulla linea di contatto tra l'Azerbaigian e il Nagorno-Karabakh, «non vi sono insediamenti armeni lungo in confine con la Repubblica di Armenia".

Il ministro della Difesa azero ha sostanzialmente sottolineato le difficoltà "operative" che la parte azera avrebbe potuto incontrare se avesse scelto di attaccare il Nagorno-Karabakh. Queste dichiarazioni chiariscono perché l'Azerbaigian abbia scelto di attaccare nella direzione della regione di Tavush nella Repubblica di Armenia. Questa è un'area in cui, a differenza della linea di contatto che separa il Nagorno-Karabagh e l'Azerbaigian, gli insediamenti armeni sono situati molto vicino al confine e non sono installati sistemi di monitoraggio. Evidentemente, le dichiarazioni di Zakir Hasanov possono essere considerate, a posteriori, come una chiara indicazione dell'intenzione di effettuare un attacco nella direzione della regione di Tavush in Armenia, dove secondo la logica di Hasanov, la parte azera non avrebbe dovuto affrontare le stesse difficoltà che avrebbe trovato sulla linea di contatto con il Nagorno-Karabakh.

Durante gli ultimi giorni di relativa calma dopo dopo l'escalation, l'Azerbaigian continua le provocazioni al confine e rifiuta di rispondere all'appello della comunità internazionale per mantenere il cessate il fuoco. Per esempio il militare armeno Ashot Mikaelyan è stato ucciso il 27 luglio 2020 da un cecchino azero. Un'ulteriore prova che è la parte azera a voler provocare tensioni è il costante rifiuto di Baku di istituire un meccanismo di indagine sugli incidenti, cosa che l'Armenia è pronta a fare.

Inoltre, nei giorni scorsi, l'Azerbaigian e la Turchia hanno tenuto esercitazioni congiunte di larga scala tattiche e di volo in prossimità del confine armeno con l'Azerbaigian e con l'exclave del Nakhichevan. È stato affermato che «queste esercitazioni congiunte coinvolgeranno personale militare, veicoli corazzati, attacchi di artiglieria e mortai, nonché l'aviazione militare e la difesa aerea degli eserciti dei due paesi». Di questi ultimi tempi bisogna essere particolarmente vigili quando si tratta del ruolo di destabilizzazione che la Turchia sta implementando; sono sotto gli occhi di tutti i risultati della politica di Erdogan sul Medio Oriente ove regnano tensioni senza precedenti. Come parlamentari dobbiamo lavorare affinché ciò non accada anche nel Caucaso.

La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina

Xmas Comics & Games, il racconto pop che passa dal fumetto al palco

All’Oval del Lingotto due giorni dedicati alla cultura pop tra autori di fumetti, cosplay, musica e gioco. L’undicesima edizione di Xmas Comics & Games conferma Torino come spazio di incontro tra linguaggi, generazioni e immaginari diversi.

Torino si è trasformata per due giorni in un crocevia di creatività e passioni. L’undicesima edizione di Xmas Comics & Games, svoltasi il 13 e 14 dicembre all’Oval – Lingotto Fiere, ha confermato il suo ruolo di appuntamento culturale invernale per gli amanti del fumetto, dei videogiochi, del cosplay e della musica. Un festival che non si limita a intrattenere, ma racconta la cultura pop contemporanea attraverso molteplici linguaggi.

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Mogadiscio di nuovo nella morsa jihadista
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Dietro l’aumento delle violenze nei mari ci sono gli islamisti, che controllano la costa della nostra ex colonia.

Quando, nella primavera del 2025, una serie di assalti coordinati colpì la fascia costiera centrale della Somalia, nelle ambasciate affacciate sull’Oceano Indiano iniziò a serpeggiare un interrogativo inquietante: il crollo dell’ordine statale avrebbe ricordato di più la caduta di Kabul o l’implosione graduale di altri teatri dominati da milizie jihadiste? Le bande armate che oggi si muovono tra porti improvvisati e villaggi costieri hanno sottratto porzioni strategiche del litorale alle già fragili forze governative, spingendosi fino alle porte di Mogadiscio senza incontrare resistenza significativa. A luglio, gli equipaggi delle navi in transito segnalavano check point pirata a meno di 50 chilometri dalla capitale, mentre diverse missioni diplomatiche trasferivano il personale non essenziale in Kenya. Poi, quasi all’improvviso, l’avanzata si arrestò, lasciando il governo a celebrare una vittoria più propagandistica che reale, mentre gli osservatori più avvertiti attendevano solo il momento in cui i predoni del mare avrebbero ripreso il loro slancio.

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Il trionfo di Kast sposta il Cile a destra
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Il Cile vira a destra. Il candidato presidenziale conservatore, José Antonio Kast, ha battuto al ballottaggio l’avversaria di sinistra, Jeannette Jara, ottenendo il 58% dei voti contro il 41% conseguito dalla rivale.

«Il Cile tornerà ad essere libero dalla criminalità, libero dall'angoscia, libero dalla paura», ha dichiarato il vincitore. «Criminali, delinquenti: le loro vite cambieranno. Li cercheremo, li troveremo, li giudicheremo e poi li rinchiuderemo», ha aggiunto. Sostenitore di Donald Trump, Kast, durante la campagna elettorale, ha promosso un programma politico securitario e all’insegna di una stretta contro l’immigrazione clandestina. Non solo. Ha anche promesso una politica economica liberista e improntata alla deregulation in determinati settori.

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