2023-02-18
Così M5s e Pd hanno piazzato una bomba sotto il bilancio
Luigi Marattin e Giuseppe Conte (Ansa)
Le agevolazioni edilizie esagerate volute dal Conte bis hanno dato spazio a truffe e creato una bolla gigantesca. Poi Eurostat ha detto che quei crediti erano deficit e l’Italia ha rischiato il crac. Unica soluzione: fermare tutto.Non conosco Luigi Marattin. So che è stato presidente della sesta commissione della Camera, quella che si occupa di finanza pubblica. Mi pare sia anche docente universitario, non ricordo più se a Siena o a Bologna. Soprattutto, mi è noto che ha un passato da deputato del Pd e un presente da onorevole di Italia viva. Tuttavia, non cito Marattin per le sue migrazioni politiche, bensì perché ieri, da responsabile economico del micro partito fondato da Matteo Renzi, ha postato un tweet in cui ripercorre le tappe della vicenda del bonus fiscale del 110 per cento, argomento su cui giovedì è calata la mannaia del governo. A incuriosirmi è stato il titolo del messaggio: «Tutto quello che avreste voluto sapere sulla vicenda della cessione dei crediti e non avete mai osato chiedere», sufficientemente accattivante da suscitare interesse.In 15 punti, l’economista e parlamentare ripercorre l’iter del provvedimento del cosiddetto sconto in fattura, dalla sua nascita fino alla sua ormai certificata morte. Primo: a tenere a battesimo la misura fu il secondo governo Conte che, insieme con il 110 per cento «ha deciso di rendere liberamente vendibile (e senza alcun tipo di controllo) tutti i crediti di imposta relativi ad agevolazioni fiscali». Quindi, se prima coloro che volevano ristrutturare casa cambiando serramenti e caldaia potevano detrarre il 50 per cento del costo nell’arco di cinque o dieci anni, grazie a Conte e compagni quel credito fiscale poteva essere venduto a qualcun altro, evitando dunque di pagare il 50 per cento della spesa. Poi, quel qualcun altro avrebbe provveduto a scalare dalle proprie tasse il credito fiscale ottenuto dal padrone di casa. Tutto chiaro? Bene, ora immaginate che, grazie alle agevolazioni introdotte dal solito governo giallorosso, i benefici non fossero del 50, ma anche del 110 per cento. In pratica, chi ristrutturava casa non doveva scucire un centesimo e le aziende potevano anche sovrafatturare, perché se il committente non perdeva soldi, loro potevano guadagnare di più. Bene. Torniamo a Marattin, il quale dice di aver avuto subito perplessità sul provvedimento, ma spiega che i 5 stelle fecero pesare i loro voti, ed essendo il partito di maggioranza costrinsero il resto della coalizione, dunque anche il Pd, ad approvarlo. Spiega ancora il deputato di Italia viva: «Visto che la cessione del credito era totalmente libera e senza alcun tipo di controllo, qualcuno ha pensato bene di approfittarne, iniziando a far girare crediti inesistenti, a fronte dei quali però incassava soldi». Soldi pubblici, dei contribuenti, aggiungo io.Restituisco la parola a Marattin. «Questo è stato il primo problema, ma poi ne è spuntato un secondo. A un certo punto si è fatto vivo Eurostat, cioè l’istituto di statistica europeo che determina le regole di contabilità pubblica di tutta l’Unione», che in pratica si è messo a fare le pulci alla misura, spiegando che quei crediti fiscali equivalevano a un’obbligazione dello Stato verso i creditori e dunque da iscriversi nei conti pubblici. Quando lo ha detto Eurostat? «La scorsa settimana», spiega Marattin. A questo punto, il governo è dovuto correre ai ripari, fermando tutto perché continuare sarebbe equivalso a creare un buco gigantesco nelle casse dello Stato. Per il passato, i crediti fiscali dovrebbero essere messi nei bilanci 2021 e 2022, appesantendo il deficit, ma per il futuro non si possono fare scherzi, cioè la cessione non si può più fare. Chiaro il concetto? Un errore, un errore macroscopico commesso dal governo Conte bis. «Purtroppo», spiega Marattin, «in politica economica quando si commette un errore grave, tutte le possibili azioni successive per rimediare non sono mai quelle ottimali: troppo grave e condizionante, infatti, l’errore iniziale». Conclusioni dell’onorevole: «Prima di provare insieme al mio partito a valutare la mossa del governo e provare a migliorarla, mi sento di dire che i responsabili di quel grave errore - il Movimento 5 stelle - dovrebbero quantomeno avere la decenza di rimanere in silenzio».Conclusione mia e non di Marattin: forse lo stesso riserbo dovrebbero averlo il Pd e la sinistra che del secondo governo Conte fecero parte. È vero che furono i grillini a volere il Superbonus e la libera cessione dei crediti, ma chi stava al governo con loro non si oppose. È lo stesso Marattin a confessare di non essersi opposto. «Io ero relatore di maggioranza del decreto Rilancio nel maggio del 2020, quello in cui questa norma era contenuta. Alcuni di noi provarono a spiegare che questo meccanismo era molto pericoloso, perché con una cosa del genere sai dove inizi e non sai dove andare a finire», ma i 5 stelle non sentirono ragioni. Risultato, grazie al governo giallorosso è stato creato un enorme buco nei conti dello Stato, che né Conte né Draghi hanno cercato di tappare, preferendo lasciare la patata bollente a chi sarebbe venuto dopo. Un’ultima notazione: Marattin è all’opposizione dell’esecutivo di Giorgia Meloni. Onore dunque per l’onesta confessione, anche se un po’ tardiva. Che altro c’è da aggiungere? Che i difensori dei bilanci pubblici, in realtà, sono quelli che li hanno scassati.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)