Giorgio Almirante. Nel riquadro, la figlia Giuliana De'Medici (Ansa)
La figlia del leader Giuliana De’ Medici: «Era credente ma non praticante. Favorevole al divorzio, seguì la linea contraria del partito».
Il 5 maggio 1972 un Dc-8 Alitalia si schiantava sulla montagna sopra Punta Raisi. Le vittime furono 115 e la colpa attribuita subito ai piloti. Una sciagura con molte ombre tra ipotesi di depistaggi, trame nere e mafia negli anni dell'ascesa dei Corleonesi e della «strategia della tensione».
Il cadavere dell'editore, figlio di una delle famiglie che fecero il capitalismo italiano, fu trovato sotto un traliccio a Segrate. Ucciso dal tritolo ma anche dall'ossessione di un ritorno del fascismo. Dilaniato dallo scoppio e dalle contraddizioni di un «padrone delle ferriere» innamorato della guerriglia che scoprì Pasternak, un dissidente dell'Urss.
Esattamente quarant'anni fa, il 17 marzo 1981, il tenente colonnello Vincenzo Bianchi e il maresciallo Silvio Novembre della Guardia di Finanza bussavano alla porta della ditta Gioele di Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo. Erano stati mandati a perquisire la società di Licio Gelli dai magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, che indagavano sul finto rapimento del banchiere siciliano Michele Sindona e sull'assassinio del giudice Giorgio Ambrosoli.