Giuseppe Conte sterza su legge elettorale e ossequi alla Cina, poi raduna voltagabbana e «volenterosi» e passa a Palazzo Madama anche grazie ai senatori a vita: 156 i sì. Rissa e «Var» sui voti di Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini.
L'avvocato elemosina un soccorso per restare a Palazzo Chigi: mette in palio il ministero di Teresa Bellanova e la delega ai servizi, corteggia centristi, socialisti, europeisti e Fi. Poi liscia Joe Biden e persino la Cina. Alla fine, a Montecitorio la sfanga con 321 sì.
Ansa
Non so che cosa si aspettasse la sinistra quando a gran voce aveva richiesto l'audizione del presidente del Consiglio sul Russiagate. Forse nutriva speranze che Giuseppe Conte processasse in diretta il ministro dell'Interno o che per lo meno prendesse in Parlamento le distanze dal leader leghista.