2023-06-25
Il putsch sfida lo zar. Poi Lukashenko fa fermare gli insorti
Wagner si dirige verso Mosca e si ferma a soli 200 chilometri per evitare stragi. Intervento decisivo del presidente bielorusso.Quello che fino alle 19.30 è stato a tutti gli effetti il giorno più complicato degli ultimi 23 anni di Vladimir Putin, da quando lo zar è al comando della Federazione russa, si è risolto con un clamoroso colpo di scena. La marcia della brigata Wagner, guidata da Evgenij Prigozhin , che minacciava la sicurezza di Mosca e i vertici militari del Cremlino, si è fermata a circa 200 chilometri dalla Capitale russa. A dare l’ordine del dietrofront è stato lo stesso leader del gruppo mercenario: «Torniamo indietro per evitare uno spargimento di sangue». Dietro questa mossa a sorpresa c’è il presidente bielorusso, Aleksander Lukashenko, che pochi minuti prima dell’annuncio di Prigozhin aveva anticipato che il leader della Wagner aveva accettato una de-escalation, fermando quindi l’avanzata. Un intervento decisivo, tanto è vero che lo zar lo ha ringraziato personalmente al telefono. Un esito del tutto inaspettato e che almeno per ora raffredda il clima infuocato che si è creato ieri attorno al Cremlino, in una giornata convulsa in cui Putin ha dovuto far fronte a un colpo di Stato. Una giornata che aveva visto il presidente russo protagonista di un discorso televisivo alla nazione trasmesso a reti unificate a poche ore dalla «marcia per la libertà» di Prigozhin, e della notizia, subito smentita, di una fuga a San Pietroburgo. «Il presidente è rimasto al lavoro al Cremlino», ha assicurato il portavoce del presidente, Dmitrij Peskov. Le voci di un allontanamento di Putin da Mosca si erano alimentate dopo che il sito di informazione più popolare di San Pietroburgo, Fontanka, aveva scritto di due aerei governativi russi, tra cui l’Il-96 presidenziale, decollati alle 14.16 da Mosca e atterrati poco dopo all’aeroporto Pulkovo, lo scalo della città che ha dato i natali allo zar, senza avere però certezza o meno della presenza a bordo di Putin. Lo stesso Peskov ha ribadito che il presidente è rimasto continuamente informato dal ministero della Difesa e dell’Interno, dalla Guardia nazionale e dai servizi segreti dell’Fsb sugli sviluppi della ribellione armata.Putin in mattinata era intervenuto in diretta televisiva per rassicurare il popolo di avere la situazione sotto controllo e denunciare l’atto di rivolta. «Un colpo di pugnale alle spalle delle nostre truppe e della Russia. Si tratta di gravi azioni di tradimento. I responsabili pagheranno per questo», ha tuonato Putin, che ha anche ammesso come «la situazione a Rostov sul Don fosse difficile durante la rivolta armata» con «il lavoro dell’amministrazione civile e militare bloccato». Lo zar, che nel suo discorso non ha mai nominato Prigozhin, ha proseguito: «Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da qualsiasi tradimento. Adesso si decide il destino del nostro popolo», ricordando il precedente storico del 1917, quando Lenin e Lev Trockij guidarono la Rivoluzione d’ottobre: «Non permetteremo una spaccatura come nel 1917 e non permetteremo che ciò accada di nuovo», ha detto Putin. Sulla brigata Wagner, invece, lo zar si è espresso così: «Il nome e la gloria degli eroi della Wagner, che hanno combattuto nell’operazione militare speciale in Ucraina e hanno dato la vita per l’unità del mondo russo sono stati traditi da coloro che hanno organizzato la ribellione. Chiedo ancora di non commettere questo errore gravissimo, di fare la scelta giusta, di smettere la partecipazione a queste azioni criminali».Già dalle prime ore del mattino, invece, su tutta Mosca era cominciata l’operazione difesa, con la chiusura ai visitatori della Piazza Rossa, del Mausoleo di Lenin e della necropoli vicino al muro del Cremlino disposta dal sindaco, Sergej Sobyanin. La Capitale russa è stata letteralmente blindata con diversi posti di blocco e soldati muniti di mitragliatrici piazzati ai margini Sud occidentali della città, nei pressi dell’uscita dell’autostrada M4, il punto verso cui era diretta la marcia dei mercenari Wagner. La Bbc ha raccontato di check point improvvisati dalle forze russe nelle zone limitrofe di Mosca, mentre il quotidiano ucraino Kyiv Post ha addirittura diffuso immagini di trincee scavate ai confini della Capitale. Man mano che l’avanzata verso il Cremlino dei miliziani guidati da Prigozhin andava avanti, Putin ha continuato a giocare la carta della trattativa. Secondo quanto riportato da una fonte vicina allo stato maggiore russo, infatti, il presidente avrebbe offerto un’amnistia ai combattenti che avessero interrotto la rivolta, in quanto i militari russi non avrebbero avuto abbastanza risorse a disposizione per bloccare l’avanzata della Wagner, con molti militari richiamati d’urgenza dall’Ucraina. Ma avrebbe anche chiesto la testa di Prigozhin. Sapendo che la partita nelle ore successive si sarebbe giocata sulla lealtà o meno del resto dell’esercito russo nei confronti del Cremlino, ci sarà da capire cosa Prigozhin ha chiesto per fare marcia indietro, come Putin porterà avanti il rapporto con il capo della brigata Wagner e come gestirà una faccenda che in ogni caso ha messo in profonda discussione la sua leadership interna.
Jose Mourinho (Getty Images)