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Flashmob contro Genitore 1 e 2Pro Vita & Famiglia: «Davanti al Viminale per difendere madre e padre»

Flashmob contro Genitore 1 e 2Pro Vita & Famiglia: «Davanti al Viminale per difendere madre e padre»

«La forma non cambia la sostanza, perché ogni bambino nasce da una mamma e da un papà! Per questo domani, mercoledì 20 gennaio, alle ore 13.00, saremo davanti al ministero dell'Interno per difendere madre e padre dopo la reintroduzione dei termini genitore 1 e genitore 2 sulle carte d'identità dei minori di 14 anni» così Pro Vita e Famiglia onlus che con altre associazioni della galassia profamily, (per citarne solo alcune il Family Day, Non si tocca la Famiglia e CitizenGO), sta organizzando il flashmob di protesta davanti al Viminale.

«Secondo il Garante - ha aggiunto il vice presidente Jacopo Coghe - occorrerebbe reintrodurre "genitore 1" e "genitore 2" per adeguarsi alla normativa europea sulla questione formale del trattamento dati. Oramai abbiamo imparato, in questi ultimi dieci anni, che a suon di "ce lo chiede l'Europa" è stata smantellata la nostra cultura, la nostra identità, le nostre radici per obbedire ai più ciechi e ideologicamente insensati ordini dell'Unione Europea».

«Con lo striscione 'UNA MAMMA E UN PAPÀ: UN DECRETO NON CAMBIA LA REALTÀ, STOP GENITORE 1 GENITORE 2' faremo sentire la nostra voce in difesa della maggioranza degli italiani che la pensano come noi - ha concluso Jacopo Coghe - perché le famiglie hanno dei bisogni concreti e reali e in questo momento l'ideologia non le sfama. Non se ne capisce assolutamente il senso e l'urgenza».

Critichi i migranti? Niente bambini
Getty Images
Nel Regno Unito si proibisce a un veterano di guerra di allenare la squadra di calcio della figlia a causa di un video contro uno straniero che aveva ucciso tre minorenni.

Jamie Michael è un marine, un veterano britannico della guerra in Iraq. Uno che ha visto la morte in faccia per servire il proprio Paese. Quello stesso Paese, il Regno Unito, che ora non gli permette di allenare la squadra di calcio della figlia perché, in un video su Facebook, Jamie ha definito i migranti «psicopatici» e «feccia» dopo un terribile fatto di cronaca.

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Non usa il neutro per i transessuali: finisce incatenato davanti al giudice
Enoch Burke (Getty Images)
Continua la battaglia di Enoch Burke, che rimarrà in un carcere popolato da stupratori pure a Natale. Maltrattato dalla Corte: «È una presenza maligna e minacciosa, un intruso che perseguita la scuola».

Il giudice Brian Cregan ha deciso che Enoch Burke resterà in carcere fino a quando non avrà fatto ammenda, non si sarà mostrato pentito di avere offeso la Corte e non la smetterà di presentarsi nella sua ex scuola, l’istituto che lo ha cacciato ormai nel 2022. Burke è ancora in carcere e potrebbe dunque restarvi fino a Natale. Si trova nella prigione irlandese di Mountjoy, popolata per lo più da stupratori e persino da un killer, passa il tempo a leggere la Bibbia e partecipa in collegamento alle udienze che lo riguardano. Alle stesse udienze non possono invece partecipare i suoi famigliari, che martedì sono stati allontanati dall’aula dallo stesso Cregan. Martedì il tribunale ha discusso l’ennesimo ricorso di Burke, rispedendolo al mittente. E il giudice Cregan non ha usato parole dolci, anzi. A suo dire, Burke «non è in carcere per le sue opinioni sul transgenderismo, che ha pienamente diritto di avere». È detenuto, aggiunge Cregan, per aver offeso l’Alta Corte e per essere entrato più volte nella sua ex scuola.

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