2020-12-19
Conte e la sua banda si sono mossi tardi e male
Ma sì, che fretta c'era, maledetta pandemia? In fondo, mancavano appena cinque giorni a Natale e ce la si poteva pure prendere comoda, che il tempo di cuocere i bolliti di Palazzo Chigi c'era. Così, dopo aver perso giorni in una verifica che è stata rimandata a dopo l'Epifania, dopo aver fatto una passerella a Bengasi per tirarsi su nei sondaggi e dopo aver pure trovato 40 minuti da dedicare a Matteo Renzi e alla delegazione di Italia morta, Giuseppe Conte si è ricordato di riunire il Consiglio dei ministri per stabilire che cosa possono fare gli italiani prima del 24 e che cosa potranno fare dopo il 26, in occasione del Capodanno.Purtroppo, la riunione si è protratta per qualche ora e perciò, come ai tempi di Carosello, il premier ha potuto presentarsi in tv soltanto quando i piccoli erano già stati messi a nanna. Del resto, ormai è diventata un'abitudine: Giuseppe Conte va in onda con le sue dirette solo in prossimità delle trasmissioni in fascia protetta, forse per evitare che i moccoli dei genitori arrivino alle orecchie delle creature.Sta di fatto che l'annuncio della chiusura in casa di 60 milioni di italiani è arrivato fuori tempo massimo, ossia troppo tardi per consentire a ristoratori, albergatori e negozianti di organizzarsi e in ritardo anche per impedire che dalle grandi città iniziasse l'esodo verso la provincia e verso il Sud. Ieri si sono imbarcate dall'aeroporto di Malpensa 200.000 persone e i treni sono stati presi d'assalto, al punto che era impossibile trovare un posto in carrozza. Non serviva un premier per immaginare che cosa sarebbe accaduto: anche un semplice capostazione avrebbe capito che anticipando il blocco e facendo trapelare per giorni la notizia sui principali siti internet, le persone si sarebbero organizzate, decidendo di partire prima. In pratica, avendo cincischiato e litigato per giorni, il governo ha deciso di chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati. In vacanza da almeno una settimana i professori, i quali di rimanere bloccati a Milano e nel Nord non avevano alcuna voglia. Scappati all'ultimo gli altri, che i controlli annunciati dal Viminale evidentemente non sono stati in grado di fermare. Sì, la lentezza con cui l'esecutivo si è mosso non solo ha danneggiato ristoratori e albergatori a cui era stata fatta balenare la possibilità di rimanere aperti a Natale, ma non è servita a evitare l'esodo. I pranzi si faranno e i cenoni pure, perché per impedire le tavolate servirebbe un esercito di telecamere o di delatori, perché i 70 mila uomini delle forze dell'ordine promessi dal governo non sono certo sufficienti. Del resto, l'Italia non è la Cina e la militarizzazione delle città è per il momento ancora impossibile.Che Conte e la sua banda si siano mossi in ritardo e male, peraltro, lo dimostrano anche le reazioni di due esponenti politici in genere poco inclini alle polemiche. Luca Zaia, il governatore che meglio ha gestito la prima ondata, da giorni invitava l'esecutivo a prendere misure chiare, evitando di temporeggiare. Ma il presidente del Consiglio, ostaggio di una maggioranza divisa tra rigoristi e aperturisti, aveva temuto di sbagliare e di giocarsi un'altra fetta di consensi. Così, giorno dopo giorno, ha rinviato la decisione. Al punto che Zaia, visti i numeri dei contagi, ha annunciato l'intenzione di procedere da solo, facendo ciò che il governo non riusciva a fare. Ma oltre al numero uno del Veneto, ha fatto sentire la sua voce anche quello di Palazzo Madama. È raro che il presidente del Senato intervenga su argomenti di competenza governativa, ma questa volta la seconda carica dello Stato ha bacchettato Palazzo Chigi, imputando al governo ritardi ed errori nella gestione del Covid. Quello che secondo la vulgata messa in circolo dal Minculpop di Conte, ossia da Rocco Casalino (per l'estate corriamo il rischio di vedere Giuseppi a petto nudo nei campi di grano), si va insomma sgretolando giorno dopo giorno. Andate in pezzi le promesse contro la seconda ondata, è finita in frantumi anche la rassicurazione che il lockdown avrebbe riguardato solo le settimane di novembre, per poi tornare alla libertà per Natale. L'unica cosa che rimane integra è, al momento, la puntata della sera, quell'annuncio a mani vuote con cui il presidente del Consiglio comunica le brutte notizie. Del resto, che cosa c'è da stupirsi: la Befana vien di notte, con le tasche tutte rotte, con un governo pieno di toppe. Per lo meno fino al 6 gennaio poi, Renzi permettendo, si vedrà.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità