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L’imam Shahin lascia il CPR: per i giudici non sarebbe una minaccia tale da giustificare la detenzione, nonostante le sue parole sul 7 ottobre e un passato già segnalato dal Viminale. Il provvedimento di espulsione resta, ma la decisione riapre una questione cruciale: fino a che punto la sicurezza nazionale può essere messa in secondo piano rispetto ai ricorsi e alle interpretazioni giudiziarie?

La lezione viene dalla vedova di Kirk: la risposta contro il male non è l’odio
Erika Kirk (Ansa)
Erika divulga il libro postumo del marito, un invito a rifiutare l’astio come credo politico.
La soluzione è tutta lì, nel titolo del libro postumo di Charlie Kirk che la sua giovane vedova Erika sta promuovendo in vari talk show televisivi americani. Stop in the name of God (Fermatevi nel nome di Dio) è un manifesto contro la violenza politica e ideologica e allo stesso tempo un invito a un cambiamento interiore. E le due cose sono profondamente collegate: per fermare l’odio non servono leggi che limitino la libertà di espressione, non servono comitati, commissioni e censure come quelle che anche in Italia vanno per la maggiore. Serve piuttosto una visione nuova e diversa, un moto di coraggio e di apertura all’altro, esattamente ciò che Charlie praticava quotidianamente. E il migliore esempio di questo modo di vivere nel mondo è proprio Erika, la donna che ha saputo addirittura perdonare l’assassino di suo marito in mondovisione.
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Il centrodestra non può fare battaglie pro aborto
Paolo Calcinaro (Ansa)
Mentre la sinistra evoca spettri neofascisti per una rassegna letteraria maceratese, in realtà ispirata al futurismo, il nuovo assessore regionale alla Sanità si converte alle linee guida di Speranza sulla Ru486.

Pare che nelle Marche sia tornato il fascismo. Almeno così sostiene la sinistra di Macerata che da qualche giorno ha alzato le barricate contro - udite - una rassegna letteraria chiamata Letture maceratesi. Per rintracciare i segni del regime, i progressisti locali hanno addirittura chiesto perizie a storici dell’arte come Tomaso Montanari, il quale ha rinvenuto sul manifesto della kermesse chiarissime tracce di fascisteria: i caratteri utilizzati sono un po’ troppo futuristi. E pazienza se Macerata è stata una delle culle del futurismo: bisogna cancellare ogni memoria, fare piazza pulita di ogni cultura deviante.

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