Il titolo, che a gennaio valeva quasi 600 dollari, oggi è precipitato intorno a 220. Una caduta del 67% di cui la metà negli ultimi cinque giorni. Da terremoti così forti è difficile rialzarsi. E comunque non certo in breve tempo. Lo choc è troppo forte e troppo rapido. L’ultimo colpo è arrivato dall’agenzia di rating Moody’s che ha confermato le obbligazioni del colosso tv nella classificazione «junk», spazzatura. L’unico spiraglio è dato dalle previsioni che potrebbero offrire qualche spiraglio. Un ottimismo tutto da confermare considerando che anche nel prossimo trimestre l’orizzonte non è sereno, come ha riconosciuto lo stesso consiglio d’amministrazione.
Netflix soffre di problemi specifici. La società ha indicato due fatti specifici alla base della perdita di abbonati: la condivisione delle password e la crescente competizione. Secondo l’azienda, oltre 100 milioni di famiglie utilizzano il servizio senza pagarlo. Sotto il profilo competitivo è ben vero che il colosso californiano sente il morso dei concorrenti: Hbo and Hbo Max hanno annunciato di aver raggiunto il record di 76,8 milioni di abbonamenti alla fine del primo trimestre: 12,8 milioni in più rispetto all’anno scorso. Gli analisti hanno rivisto al ribasso il giudizio sul titolo.
Sono almeno dieci secondo Cnbc. Nat Schindler di Bank of America ha declassato il titolo a poco interessante dopo averlo considerato un’occasione d’acquisto. La stessa che aveva spinto William Ackman, fondatore dell’hedge fund Pershing Square Capital Management a vendere l’intera partecipazione composta da 3,1 milioni di azioni. Un’uscita precipitosa che ha comportato la perdita di 430 milioni di dollari su un investimento complessivo di 1,1 miliardi effettuato a gennaio.
Elon Musk, con la franchezza (quasi sempre eccessiva) che lo distingue ha twittato: «Netflix è inguardabile. Una frittata completa». Che dire allora? Semplicemente che il moto perpetuo non esiste se non in laboratorio. Netflix ha perso slancio dopo la crescita notevole degli ultimi dieci anni. Ora c’è una certa incertezza sul successo dei suoi piani di rilancio che puntano soprattutto sulla pubblicità come leva dei profitti e sul contesto competitivo in evoluzione.
Dunque acquistare al ribasso può rivelarsi una strategia rischiosa. Qualche intervento puramente speculativo in area 200 dollari, per giocarsi l'opportunità di una reazione da ipervenduto.