E dopo la letteratura russa, l’arte russa, la fotografia russa, la musica russa, la soprano russa, il direttore d’orchestra russo e le statue russe, l’Alleanza internazionale del Bene ha trovato finalmente un nuovo nemico contro cui scagliarsi senza pietà: il gatto russo. Del resto, è chiaro: se facciamo fuori Dostoevskij e I fratelli Karamazov potremo mica tenerci Miciovic, Micionka o Birboskino il gatto del Cremlino? E dunque guerra dura e senza paura: per il momento è stato decretato il bando planetario con comunicato della Federazione Felina internazionale (Fe.Fe), ma non si esclude che si riunisca anche l’Unione europea per decidere sanzioni speciali sulle crocchette alla moscovita. E magari l’Onu per approvare un bombardamento sui pericolosi gomitoli di lana caucasica.
Se non fosse tutto certificato, sembrerebbe una burla. Invece, è un documento ufficiale con tanto di timbri. «Nessun gatto nato in Russia può essere importato e registrato», scrive la Fe.Fe. E poi aggiunge: «Nessun gatto che vive in Russia può partecipare a esibizioni all’estero». Testuale. Quarantadue organismi rappresentati, membro fondatore del World cat congress, la Federazione si schiera così in modo risoluto al fianco degli ucraini, con una mossa che non potrà non mettere finalmente con le spalle al muro Putin e l’Armata rossa: l’esclusione dei micetti russi dalle manifestazioni feline di tutto il mondo. Ora non resta che aspettare un altro passo ancora più incisivo. Per esempio la distruzione di tutte le copie degli Aristogatti in cirillico, ancora inspiegabilmente presenti negli archivi della Walt Disney.
Immaginiamo che, come già successo con il direttore d’orchestra Valerj Gergiev e la soprano Anna Netrebko, prima di arrivare a simili dolorosi provvedimenti anche ai gatti russi sia stata chiesta la dissociazione da Putin e l’abiura del proprio Paese. Ma quelli, niente, non ne hanno voluto sapere. Infedeli? Traditori? Macché. Tutte menzogne. I felini non hanno abiurato il regime dell’autocrate. Manco un miao di dissenso. Manco un impegno a cessare le fusa. E dunque sono andati incontro all’inevitabile esclusione dal consesso mondiale, proprio come gli artisti russi della Biennale e il fotografo russo della mostra di Reggio Emilia. Ma ovviamente, come ha spiegato Francesco Cinque, presidente dell’Associazione nazionale felina Italia alla Verità, «non si tratta di discriminazione perché noi non vogliamo mai discriminare i gatti». È chiaro: l’Alleanza internazionale del Bene non vuole discriminare i gatti. Al massimo discrimina Dostoevskij. E i disabili.
Eh già perché insieme ai gatti, le brigate della resistenza mondiale antiputiniana, nelle ultime ore hanno individuato anche un altro feroce nemico da allontanare da ogni consesso civile: gli atleti paralimpici. Proprio così. Il Comitato paralimpico internazionale ha deciso che ai Giochi invernali di Pechino che si aprono oggi, i russi non possono partecipare. Il ripensamento è arrivato in extremis, a poche ore dalla cerimonia inaugurale. Fino all’ultimo sembrava che fosse possibile la partecipazione sotto una bandiera neutrale. Invece, niente: poco prima della partenza della sfilata, è arrivato il contrordine. Il problema non è la bandiera. Sono proprio loro. Gli atleti paralimpici. Raus. Fuori. Esclusi.
E noi che avevamo sempre pensato alle Paralimpiadi come alla festa dei diritti e dell’uguaglianza fra le persone, e noi che avevamo sempre creduto alle parole roboanti sull’inclusione e sul fatto che nessuno deve sentirsi discriminato. Che illusi. Oggi abbiamo scoperto che i disabili, se sono russi, possono essere discriminati. Non importa che cosa pensino, chi siano e che sforzi abbiano fatto per arrivare fin lì: sono russi e dunque non hanno più diritto d’esistere. Ancora di grazia che non trovino qualcuno che li arresti o li impali sulla pubblica piazza, per il reato imperdonabile di essere nati nei dintorni di Mosca. Del resto il bene deve trionfare no? E allora avanti con la caccia al russo. Anche se è in carrozzella. Anche se è cieco. Anche se le uniche armi che ha usato nella sua vita sono quelle della forza di volontà per non arrendersi alla sofferenza. Si capisce: abbattiamo le statue di Dostoevskij, non possiamo forse abbattere un paraplegico?
Decisione «giustissima», s’entusiasma su Twitter la deputata del Pd Patrizia Prestipino, dimostrando ancora una volta la sensibilità del Partito democratico per i più deboli. Qualcuno le fa notare l’idiozia, e lei risponde convinta: «Ma quale idiozia. La politica ha regole ben precise. La Russia va isolata». Ora è tutto chiaro: spezzeremo le reni a Putin escludendo il disabile russo dal curling paralimpico e Gatto Silvestrosky dall’esibizione felina internazionale. Come no. Avanti di questo passo e bisognerà fare attenzione quando il partner vi sveglia all’improvviso di notte. Se osate chiedere: «Russo?», e quello risponde «Sì», arriva la Prestipino e vi fa arrestare seduta stante. La politica, del resto, ha regole ben precise.