2023-06-03
Le trame russe dell’«Espresso» per incastrare Salvini e la Lega
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
L’autore dei pezzi sui presunti rubli al Carroccio e l’uomo che partecipò alla trattativa con i moscoviti e la registrò erano amici da tempo. Prima e dopo l’incontro ci furono frequenti contatti tra i due (che volarono insieme a Mosca) per organizzare lo scoop.Quattro anni fa l’allora direttore dell’Espresso Marco Damilano aveva paragonato l’inchiesta sul Metropol portata avanti dai suoi cronisti nientemeno che al Watergate. Stiamo parlando, per chi non lo ricordasse, del celebre o famigerato (dipende dai punti di vista) «scoop» sulla presunta trattativa tra emissari del Carroccio e oscuri personaggi russi, legati al mondo putiniano, per far arrivare rubli alla Lega grazie a una compravendita di petrolio a prezzo scontato. Due segugi del settimanale avevano raccontato di essere riusciti a seguire le contrattazioni in tempo reale e di aver persino messo le mani sulla registrazione di uno degli incontri. Un’esclusiva che all’epoca fece il giro del mondo e portò all’apertura di un’inchiesta per corruzione internazionale presso la Procura di Milano. Con quegli articoli e con un tomo a essi collegato (Il libro nero della Lega) media e politica cercarono di mettere in difficoltà Matteo Salvini alla vigilia delle Europee.Oggi che il fascicolo penale è stato archiviato, la storia di questa parodia del Watergate va probabilmente riscritta alla luce di un’informativa del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, datata luglio 2020, che La Verità ha visionato in esclusiva. Un’annotazione che getta una luce sinistra sull’intera inchiesta giornalistica del settimanale, all’epoca di proprietà della famiglia di Carlo De Benedetti. Ricordiamo che lo stesso editore nel 2020 ha fondato il quotidiano Il Domani e ha assunto nel suo nuovo giornale proprio il principale autore degli articoli sul Metropol.Scrivono nel 2020 le Fiamme gialle: «Dagli accertamenti svolti […] sono emerse tracce di contatti telefonici e di incontri intercorsi nel periodo d’interesse investigativo (2018/2019) tra uno degli indagati, Gianluca Meranda, e uno dei giornalisti firmatari dello scoop da cui ha tratto origine l’indagine, Giovanni Tizian (oggi al Domani, ndr)».Il cinquantatreenne calabrese Meranda, in quel momento, non è un indagato qualunque, bensì l’uomo che, come vedremo, aveva consentito che nascesse il cosiddetto caso Metropol, con dichiarazioni mirate ai giornali e registrazioni autoaccusatorie. Sul suo iPhone X gli investigatori avevano rinvenuto «alcune fotografie risultate sostanzialmente sovrapponibili a quelle pubblicate su L’Espresso a margine degli articoli a firma dello stesso Tizian». I due autori, Tizian e Stefano Vergine, hanno raccontato ai magistrati di aver lavorato per mesi e di essersi recati personalmente al Metropol dove si sarebbe svolta la famosa trattativa per vendere oro nero con lo sconto all’Eni così da consentire agli emissari della Lega di realizzare una robusta cresta. Ma non hanno mai voluto raccontare chi gli abbia consigliato di recarsi nell’albergo, o chi gli abbia consegnato l’audio del negoziato, lo stesso consegnato da Vergine ai magistrati di Milano che, con la notizia di reato a disposizione, hanno potuto iscrivere sul registro degli indagati i tre convitati italiani del Metropol con l’accusa di corruzione internazionale. Sono finiti così sotto inchiesta, oltre a Meranda, il sessantaseienne bancario toscano in pensione Francesco Vannucci e l’ex portavoce di Matteo Salvini, il cinquantanovenne ligure Gianluca Savoini, già fondatore dell’associazione culturale Lombardia-Russia. Una strana combriccola che in gran fretta i giornali progressisti incolparono di quasi tutto, tranne che dell’11 settembre.Tre personaggi un po’ misteriosi che, però, a parte Savoini, con la Lega c’entravano poco e avevano in comune tra di loro solo l’affare del petrolio. Nell’istanza di archiviazione per i presunti mariuoli la Procura di Milano ci ha fatto sapere che a registrare le voci del Metropol era stato con tutta probabilità proprio Meranda. E allora un terribile dubbio ha iniziato a ronzarci nella testa. Il sospetto di un complottone di cui, però, non ci erano chiari i contorni. Che ci sono apparsi netti quando abbiamo potuto compulsare l’annotazione di oltre seicento pagine che la Finanza, come detto, aveva trasmesso alla Procura di Milano già nel luglio del 2020. Gianluca Meranda (YouTube)Con grande sorpresa abbiamo scoperto che Tizian, il presunto Bob Woodward italiano, aveva conosciuto Meranda ben prima dell’incontro del Metropol e si era visto con lui diverse volte prima della pubblicazione dell’inchiesta. Nell’informativa si fa riferimento a una «conoscenza diretta» e a «frequentazioni tra Meranda e Tizian, risalenti quantomeno al luglio 2018». Cioè tre mesi prima della riunione moscovita. Nell’agenda del cellulare dell’avvocato «risultano registrati 14 promemoria di appuntamenti con Tizian nel periodo dal 25 luglio 2018 al 24 giugno 2019». In un solo caso, il 30 gennaio 2019, probabilmente in vista dell’uscita del libro, compare anche il nominativo dell’altro giornalista, Vergine. Una notizia che per i militari avvalora «la tesi» che Tizian e Meranda «fossero in contatto diretto nel pieno dello sviluppo degli accadimenti oggetto d’indagine (e anche dopo)». I finanzieri, grazie ai controlli sulle celle telefoniche agganciate dal telefonino dell’ex indagato, sono riusciti a verificare che Meranda nelle ore e nei giorni indicati nell’agenda si trovava dove aveva previsto di essere (nove volte i rendez-vous erano stati fissati nel suo studio). La controprova su Tizian sembra che non sia stata effettuata, anche se suggerita dalle Fiamme gialle all’autorità giudiziaria milanese.Alcuni appuntamenti non sarebbero casuali, ma «risultano fissati proprio in prossimità o a cavallo di eventi di interesse investigativo, di per sé compatibili con la rendicontazione da parte di Meranda degli sviluppi degli accordi politici e delle trattative petrolifere». Per esempio il primo incontro, quello del 25 luglio 2018, «è immediatamente prossimo a importanti sviluppi degli embrionali accordi e delle trattative commerciali oggetto d’inchiesta giornalistica e, quindi, d’indagine, contestualizzabili tra il 10 e il 24 luglio 2018». In quest’ultima data Meranda riceve, via mail, una bozza di offerta commerciale dalla russa Avangard gas and oil company, documento che verrà successivamente pubblicato sull’Espresso del 24 febbraio 2019, dove si darà conto anche di questa trattativa abortita, tirando in ballo Savoini e non l’avvocato calabrese. Centrale per gli investigatori e per la nostra controinchiesta è il promemoria del 16 ottobre 2018 dell’appuntamento, calendarizzato da Meranda, con Tizian presso il proprio ufficio («stanza GM»), tra le 16 e le 17. I finanzieri evidenziano: «La data della riunione è immediatamente prossima alla partenza di Meranda e Tizian per Mosca, con lo stesso volo Alitalia», decollato da Roma Fiumicino il 17 ottobre 2018. Un viaggio «propedeutico» all’incontro del Metropol, «oggetto d’inchiesta giornalistica e, quindi, d’indagine». Cioè, per chi non lo avesse ancora capito, poche ore prima di animare (e registrare) il summit moscovita Meranda ha incontrato Tizian nel proprio studio. Poi i due sono partiti per la Russia con il medesimo aereo. Uno sedeva al posto 6C e l’altro al 7B. Che cosa si saranno detti Meranda e Tizian prima di volare a Mosca? Fatto sta che due giorni dopo Meranda si registra, pronuncia alcune delle frasi più compromettenti al tavolo, fa il riassunto dell’accordo, lo trascrive sulla sua agenda, lo fotografa e lo invia agli altri partecipanti. Insomma è lui a inguaiare tutti i presenti. Pronunciando parole come queste: «Non è una questione professionale, ma politica». Oppure: «L’affare non serve per arricchirsi, ma per sostenere una campagna politica, che è di beneficio, di reciproco vantaggio, per entrambi i Paesi coinvolti (Italia e Russia)». Fa riferimento anche a una «soglia (di sconto, ndr) pattuita dai nostri politici (“our political guys”)». Altra data significativa è il 21 dicembre 2019. Quel giorno Meranda ha fissato l’appuntamento con Tizian tra le 17 e le 18. Alle 17:34, probabilmente con il giornalista di fronte, invia una mail a una referente della società multinazionale Interfax «specializzata nella raccolta di informazioni su imprese e imprenditori in Russia» e inserisce «in copia conoscenza l’indirizzo di posta elettronica di Tizian».Scrive: «Ciao Kate, Giovanni Tizian potrebbe aver bisogno dell’assistenza della tua azienda. Giovanni - Kate è una professionista molto simpatica. Puoi metterti in contatto direttamente senza bisogno di tenermi in copia».I finanzieri annotano anche un altro particolare di non poco conto: «Dalla disamina delle proprietà del file audio consegnato dal giornalista Stefano Vergine ai pubblici ministeri titolari delle indagini in data 19 giugno 2019, contenente la registrazione della conversazione dell’incontro all’hotel Metropol […] si rileva che la data di ultima modifica è quella del 22 dicembre 2018, ore 11:53. Esattamente il giorno dopo l’appuntamento tra Meranda e Tizian». La chiavetta, dunque, potrebbe essere stata consegnata ai giornalisti quasi come un regalo di Natale. La riunione del 23 febbraio 2019 è, invece, «immediatamente prossima alla diffusione dell’articolo intitolato “Quei 3 milioni russi per Matteo Salvini: ecco l’inchiesta che fa tremare la Lega”», servizio «distribuito in edicola in 24 febbraio». Il giorno dopo esce, invece, Il libro nero della Lega che contiene un capitolo sulla vicenda del Metropol. I primi pezzi sono illustrati anche con foto che sarebbero state realizzate dallo stesso Meranda, il quale in alcuni messaggi «ne assume la paternità».Le immagini sarebbero state scattate a Mosca il 6 giugno, il 28 agosto e il 13 dicembre 2018 e raffigurano alcuni dei luoghi dove si sarebbero svolte le trattative per l’acquisto del petrolio. Per i magistrati sono gli stessi scatti pubblicati sui numeri dell’Espresso del 24 febbraio e del 3 marzo 2019. In uno si riconoscono i profili di Savoini e Vannucci. L’ex segretaria di Meranda, R.C., ha riferito agli inquirenti: «Ricordo di aver visto sul tavolo dell’avvocato un libro scritto da tale Tizian e mi sono ricordata che l’articolo dell’Espresso era anch’esso scritto dal predetto giornalista. Non ho mai parlato della cosa con Meranda, ma mi ha portato ad avere dubbi su alcuni suoi comportamenti. Tra l’altro, se non ricordo male, le visite di Tizian in studio sono avvenute sia prima che dopo la pubblicazione dell’articolo e forse il libro lo ha consegnato direttamente quest’ultimo a Meranda». Nei giorni successivi all’uscita del servizio del 3 marzo («La lunga trattativa di mister Lega»), Meranda invia tramite Whatsapp sia il nuovo «scoop» del settimanale che il capitolo del libro che lo riguarda a suo fratello Giuseppe, a un colonnello della Guardia di finanza e a un dirigente di Leonardo. L’articolo è trasmesso anche a un albergatore in pensione, con un precedente di tentata estorsione e un ruolo da ambasciatore dell’Ordine di Malta. Gli incontri tra Tizian e Meranda proseguono: uno a marzo (il 6), ben tre ad aprile (7-17-29), uno a maggio (23) e due a giugno (14-24), a cavallo della consegna dell’audio alla Procura di Milano (19 giugno). I due si scambiano pochissime telefonate (sulla linea normale solo tre, in concomitanza con gli incontri) e nessun messaggio, ma dall’annotazione apprendiamo che almeno in tre occasioni Meranda, su Whatsapp, descrive Tizian come un suo amico. Più precisamente «vecchio amico», «a friend of mine» e «amico caro».Il 18 luglio 2018, alla vigilia del primo incontro nel suo studio, Meranda commenta l’articolo di Tizian e Vergine che gli aveva inviato una leghista di Formello, allora coordinatrice locale (il servizio si intitolava «Matteo Salvini ha fondato un altro partito: e quindi dovrebbe essere espulso dalla Lega»). «Si, avevo letto (Giovanni Tizian è un vecchio amico)» fa sapere. Il 17 aprile 2019, in occasione di uno dei 14 appuntamenti, Meranda declina l’invito di Mitchell Belfer, presidente dell’Euro-Gulf information centre di Roma, per la presentazione di un saggio di un sociologo sull’Islam italiano, ma prova a imbucare il cronista: «Un mio amico, Giovanni, un giornalista professionista che scrive di politica italiana, potrebbe essere disposto a partecipare. È possibile? Grazie Gianluca». Nel messaggio successivo Meranda invia all’interlocutore il contatto di Tizian e gira la brochure dell’evento al giornalista. Il 23 maggio, data dell’ennesimo appuntamento con il cronista, l’avvocato cosentino manda un messaggio a un magistrato originario della stessa provincia, Paolo Guido (l’aggiunto della Procura di Palermo che ha condotto le indagini che hanno portato all’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro): «Ciao Paolo, un amico caro dell’Espresso vorrebbe mettersi in contatto con te». Anche in questo caso Meranda inoltra il numero di Tizian. Gli investigatori non riferiscono se Guido abbia risposto o incontrato il giornalista. Quel che pare certo è che Tizian, in una delle occasioni in cui si sarebbe visto con Meranda, avrebbe convinto quest’ultimo a fargli da intermediario per entrare in contatto con un importante magistrato. Le Fiamme gialle hanno trovato traccia sul telefonino dell’ex indagato anche di tre chiamate Whatsapp della durata di alcuni minuti, tutte risalenti alla prima decade del luglio 2019. «Le ultime due, dell’11 luglio 2019, ricadono in un momento essenziale per lo sviluppo delle indagini» puntualizzano i finanzieri. Infatti il giorno prima, il 10 luglio, il sito americano di news online Buzzfeed aveva pubblicato stralci dell’audio del Metropol e l’11 luglio le principali agenzie di stampa avevano annunciato l’avvio di indagini da parte della Procura della Repubblica di Milano, rese attuali dalla diffusione della registrazione. Sempre su WhatsApp risultava attiva una conversazione, priva di messaggi. «Anche quest’ultimo evento datato, 17 luglio 2019 (ore 00:55), ricade in un momento essenziale per lo sviluppo delle indagini» appuntano gli investigatori. Infatti, il 16 luglio, alle 9:45, Meranda aveva ricevuto l’avviso di garanzia con l’invito a rendere interrogatorio. Poche ore dopo gli inquirenti avrebbero sottoposto il legale a perquisizione e al sequestro dei dispositivi elettronici, cellulare compreso. Un’escalation scatenata non solo dalla diffusione dell’audio, ma anche dalla decisione di Meranda di venire allo scoperto a livello mediatico, confermando di essere uno dei partecipanti all’incontro del Metropol di cui Buzzfeed aveva messo in Rete la registrazione. Un’uscita che rese la notizia ancora più succulenta. La cosa curiosa è che Meranda scelse per confermare la storia un giornale dello stesso gruppo dell’Espresso. Un incomprensibile autogol. Dopo quella lettera, il 13 luglio 2019, Tizian e Vergine, come se non avessero confidenza con l’avvocato, gli inviarono una mail con questo oggetto: «Urgente// Richiesta di commento per il settimanale l’Espresso». Nel formulare le domande i giornalisti si rivolgevano a Meranda dandogli del «lei». Giovanni Tizian (Imagoeconomica)L’ex indagato aveva salvato su telefonino l’indirizzo Gmail di Tizian, ma questa volta il cronista, per la missiva, aveva usato quello di lavoro, che gli investigatori definiscono «istituzionale». All’interno del questionario spiccavano le domande su Francesco Vannucci, il terzo italiano presente al Metropol, in passato impegnato nel sindacato (Cisl) e in politica (con la Margherita), «la cui individuazione era ancora ignota agli atti d’indagine, a questa polizia giudiziaria e all’opinione pubblica».Un questionario molto simile e anonimo è stato ritrovato tra le carte di Meranda, un documento che l’annotazione riconduce «all’interessamento di terzi (a rigor di logica giornalisti) per i fatti dell’hotel Metropol». Su quei fogli ci sono appunti scritti a margine da Meranda. Di questo tenore: «Sono un avvocato e non mi occupo di politica». Ma anche: «Nel mio studio c’è il primo Comitato Salvini Premier». Sempre il 13 luglio, dall’indirizzo di Tizian, vengono spediti quesiti analoghi a Savoini. Una mossa che probabilmente serviva a evitare che Meranda fosse individuato come fonte dei cronisti. Anche se Tizian, di fronte ai magistrati, non ha potuto smentire i rapporti con l’ex indagato. «Come è avvenuta la conoscenza con Meranda?» gli chiedono il 9 febbraio 2021 gli inquirenti.Tizian: «Ci siamo conosciuti a una festa nel 2018 a Roma. Non ricordo dove fosse la festa, ma comunque è stato un incontro assolutamente casuale. Confermo di avere incontrato Meranda in alcune occasioni, il più delle volte presso il suo studio a Roma, altre volte in posti pubblici». Pm: «Descriva i dettagli del suo soggiorno a Mosca a ottobre 2018».Tizian: «Sono partito da Roma il 17 ottobre 2018. Una volta sull’aereo ho scoperto di avere preso lo stesso volo del ministro Salvini. Insieme a Salvini ho notato il portavoce Paganella (Andrea, ndr). Davanti a me c’era Meranda. Preciso di non avere concordato con lui i dettagli del volo». I magistrati sembrano avergli creduto. Il testimone fa riferimento ad anonimi informatori, senza citare la sua gola profonda di fiducia: «Io e il collega Vergine, che era partito da Milano, abbiamo alloggiato all’hotel Metropol poiché alcune nostre fonti avevano indicato tale hotel come luogo di incontro tra Savoini e i russi per la trattativa sul petrolio di cui abbiamo scritto nei nostri articoli. Nel tragitto dall’aeroporto all’hotel ho avuto conferma dalle mie fonti che il giorno successivo ci sarebbe stato l’incontro al Metropol». Gli inquirenti domandano quando abbia saputo che la riunione era stata registrata. E il cronista risponde: «Non ricordo la data esatta, comunque diverse settimane dopo l’incontro del Metropol, forse a gennaio 2019, abbiamo ricevuto il file con la registrazione dalla nostra fonte, la cui identità non posso rivelare per proteggere il segreto professionale. La fonte ci ha chiesto di non pubblicare l’audio al fine di tutelarla il più possibile». Ricapitoliamo: un avvocato massone e un giornalista diventano «cari amici». Il primo, molto trasversale nelle conoscenze, aveva contribuito alla nascita (nel gennaio 2018) di un comitato per Salvini premier dentro al suo studio, premurandosi, però, di non apparire nell’organigramma. Poi con un bancario, politicamente vicino alla Margherita, aveva deciso di diventare un procacciatore di finanziamenti illeciti per la Lega. E mentre trafficava in questo modo raccoglieva materiale che sarebbe stato divulgato nei mesi successivi sul giornale dell’«amico» giornalista, una testata nemica del Carroccio. A quanto pare, però, Meranda si era raccomandato di non rendere pubblico l’audio del Metropol.Quando esplode il caso, Salvini non solo non perde consensi, ma stravince le Europee. E allora che cosa fanno i giornalisti? Portano la registrazione del loro «agente provocatore» in Procura e, dopo che è stato depositato in Tribunale, il file finisce su un canale di news statunitense (l’articolo viene firmato da un italiano). Forse è l’unico modo per far circolare la notizia a livello internazionale, mantenendo, almeno apparentemente, la parola data a Meranda. Chissà che cosa sarebbe successo se una simile operazione «giornalistica» fosse stata orchestrata da una testata riconducibile all’area moderata. Non vogliamo neanche provare a immaginarlo.1-continua
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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