street food

A Napoli è il polpo il re dello street food
(IStock)
Non c’è nulla di più tradizionale da mangiare in strada sotto il Vesuvio: si può «bere» in piedi come sotto le bombe nel 1943 o gustare in una tazza con brodo e olio rosso piccante come se fosse tè. Cucinare il pesce è un affare da dottori e così nasce l’«ostricaro fisico».
La regina del cibo da strada ha un cavaliere
La piadina romagnola con lo scquacquerone (IStock)
Lo squacquerone «è identitario della Romagna contadina»: il nome deriva dal suo liquefarsi quando viene spalmato sulla piadina calda. Prime tracce scritte a inizio Ottocento. Oggi, sei produttori a marchio Dop e chef famosi ne rilanciano curiosi abbinamenti.
Quando le strade si trasformano in osterie
Alexandre Dumas raccontò «i mangiatori del volgo», Giuseppe Marotta il brodo di polpo esaltato come un «elisir di mare» e Gioacchino Belli i supplì papali. Antenate dello «street food» sono le calli di Venezia tra cicheti, sarde in saor, polenta e soppressa da gustare nel Bacaro tour.
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