Di fronte a una pandemia che sta mettendo in ginocchio il Paese, limitando le nostre libertà e facendo scricchiolare tutte le certezze date dalla nostra quotidianità, c’è chi, nel suo piccolo, decide di reagire, mettendosi a disposizione dei più vulnerabili e dei più fragili. Oltre a tutto il personale sanitario che, come in trincea, sta in prima linea per salvare chi arriva negli ospedali al collasso, oltre a chi è costretto a rischiare la propria salute per assicurare le attività essenziali, come i farmacisti, gli edicolanti, i conducenti dei mezzi pubblici e chi lavora nei supermercati, c’è chi contribuisce ad aiutare, di propria iniziativa, le persone più colpite dagli effetti della guerra contro il coronavirus. Potete ascoltare gratuitamente i racconti di alcuni di loro nell’ultimo podcast sul sito della Verità.
Un esempio è Morena Galatti, proprietaria del panificio Meraviglia di pane, in zona corso Lodi, a Milano, che ha deciso di portare la spesa a casa dei suoi clienti più anziani che non possono più recarsi alla panetteria: «Alcuni non hanno i parenti che possono portar loro il cibo a casa», racconta Morena «quindi li aiuto io, insieme a una mia dipendente. Ci hanno chiamato circa una decina di clienti, alcuni non vicinissimi al mio negozio, ma non c’è nessun problema per me». Morena è ben consapevole del rischio che corrono le persone non più giovani. Ironia della sorte, prima di rilevare il panificio di suo padre, era infatti una ricercatrice dell’ospedale Sacco nell’unità Malattie infettive: «Per me è abbastanza normale aiutare il prossimo, a prescindere dal coronavirus. In questi giorni però sto “educando” i miei clienti, alcuni sono un po’ indisciplinati, devo ricordare loro di entrare uno alla volta e stare a distanza. Le ragazze che lavorano con me usano le mascherine che sono riuscita a recuperare da un mio cliente che fa il dentista. I guanti li usiamo sempre». Prima di tutto la salute, poi il resto, anche i soldi: «Il servizio che facciamo a domicilio è gratuito, alcuni si preoccupano di non potermi pagare ora, ma questo è il minore dei mali, se ne riparla a fine emergenza, ragazzi», dice ridendo Morena.
Sempre a Milano, ci sono anche i volontari dello Spazio di mutuo soccorso Ri-Make che, oltre a portar la spesa a domicilio, offrono gratuitamente il servizio di baby sitting per i figli di chi è costretto a lavorare ma, soprattutto, consulenze sindacali alle persone che hanno perso il lavoro o hanno subito forti riduzioni di stipendio, come spiega un volontario, Piero Maestri: «C’è chi ha bambini in età scolare e non sa a chi lasciarli, un educatore che fa parte della nostra rete può dar loro una mano e prendersi cura dei piccoli. Inoltre stiamo raccogliendo denunce e richieste di aiuto di tipo vertenziale, cercando di fornire consulenza a chi si è trovato da un giorno all’altro senza reddito».
C’è poi un altro aspetto, non ancora tenuto opportunamente in considerazione. Oltre ai danni provati dall’emergenza alla salute pubblica e all’economia, ci sono quelli psicologici, forse ancora più difficili da calcolare. Per provare a limitarli è nata l’iniziativa “Pronto-psy Covid 19”, organizzata dall’associazione Sipem Sos Lombardia, società italiana psicologia dell'emergenza. Il servizio di supporto psicologico è gratuito e telefonico. Sono circa 250 le persone che ne stanno già usufruendo, di tutte le età. Ansia, depressione, la paura del contagio, il non vedere una via d’uscita dalla crisi, sono le problematiche più riscontrate. L’iniziativa si rivolge principalmente alle persone che si trovano in isolamento e ai cittadini italiani all’estero, oltre che ai loro parenti. Ma, come spiega Roberta Brivio, presidente della Sipem sos Lombardia, anche alcuni medici, operatori sanitari e farmacisti si stanno rivolgendo agli psicologi volontari che hanno deciso di aderire: «Negli ospedali si stanno facendo scelte difficili in questo periodo, compreso quello di mettere a rischio la propria sicurezza e quella dei propri familiari. Anche i farmacisti che tutti i giorni devono spiegare che non hanno mascherine ai loro clienti arrabbiati e impauriti ne risentono. A volte alcuni nostri volontari si sentono impotenti. Ma bastano pochi giorni per verificare che anche dopo il primo colloquio, alcune persone stanno già meglio». Le ricadute psicologiche dell’emergenza, probabilmente, avranno vita più lunga di quella del virus, ma non è detto che tutto il male venga per nuocere: «Tutto ciò che accade, ci cambia. Manterremo il ricordo di questo momento drammatico. Può diventare una risorsa, come può debilitarci. Ma forse, almeno per alcuni, ci farà crescere dentro».