2024-11-26
La tregua sulla manovra dura poco. Scontro tra Lega e Fi sul canone Rai
Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Ansa)
Dopo il vertice che ha fissato le «linee guida» sulle modifiche, Forza Italia ha chiesto a Salvini di ritirare l’emendamento che riporta il balzello a 70 euro. Giorgetti apre alle novità sulla previdenza integrativa.L’azzurro Damiani in commissione Bilancio: «Rinviata la discussione sui temi divisivi, ci saranno più risorse per le forze dell’ordine. No ai tecnici del Mef nelle sussidiate».Lo speciale contiene due articoli.Domenica scorsa la premier Giorgia Meloni ha riunito la maggioranza per decidere una linea comune sulla manovra da approvare entro la fine dell’anno. La quadra appare chiara: portare avanti poche modifiche e solo a condizione che ci sia il via libera del ministero dell’Economia e delle Finanze per quanto riguarda le coperture. Detto in parole povere, viene dato un colpo di spugna alle proposte non condivise da tutte le forze di governo. Insomma, occhi puntati su un numero molto ristretto di modifiche. Fatta questa premessa, va ricordato che in Parlamento sono stati presentati 220 emendamenti e Giorgia Meloni ha affidato a Giancarlo Giorgetti il compito di stabilire su quali punti sia possibile intervenire e su quali no. Le risorse disponibili per i correttivi, all’incirca due miliardi di euro, dovranno infatti coprire sia le modifiche parlamentari che le proposte delle opposizioni.Il comunicato del vertice evidenzia che c’è «la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, risponde alle esigenze del sistema sanitario, delle famiglie, dei lavoratori e del tessuto produttivo».«Il governo», spiega ancora la nota, «intende valutare con attenzione le proposte migliorative provenienti dal Parlamento, sempre nel rispetto di una legge di bilancio seria e rigorosa verso i conti pubblici. Questi ultimi, infatti, devono ancora far fronte agli enormi danni causati dal Superbonus, che nel 2025 peserà sulle finanze dello Stato più dell’intera manovra».Insomma, a Giorgetti toccherà il non facile compito di scegliere, «alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi».Tra i terreni di scontro più accesi c’è sicuramente quello del canone Rai. In particolare, il vicepremier Salvini aveva proposto di ridurre il canone della tv pubblica da 90 a 70 euro, ribadendo questa posizione anche sabato scorso attraverso una nota del suo partito, la Lega: «Il taglio delle tasse, incluso il canone Rai, è da sempre un punto centrale nel programma di governo e della Lega. Inoltre, la dirigenza aziendale deve dimostrare la capacità di ottimizzare i costi e di investire in prodotti che amplino il mercato della Rai, migliorando gli standard del servizio pubblico e del pluralismo. In caso contrario, non sarà percepibile alcun cambio di passo rispetto alle precedenti gestioni targate Pd».Ma, tra i contrari a un taglio delle spese per la Rai c’è Antonio Tajani di Forza Italia che ha definito l’idea della Lega «una scelta assolutamente non condivisibile. È una cosa ridicola. Tagliare il canone Rai e poi trovare i soldi, sempre dei contribuenti, per rifinanziare la Rai mi pare un gioco che non ha alcun senso, non dà nessun beneficio perché il cittadino crede di avere meno cose da pagare, in realtà le paga non sapendo che le paga. Quindi, è priva di qualsiasi significato». Tant’è che gli azzurri hanno chiesto alla Lega di ritirare l’emendamento al decreto fiscale collegato alla manovra. «Il canone Rai», evidenzia il senatore di Forza Italia Dario Damiani, è un tema divisivo. Ci sono tante ottime proposte che trovano condivisione di tutta la maggioranza, lavoreremo su quelle». C’è poi la questione della riduzione dell’Irpef dal 35% al 33%. Questa misura, che interesserebbe i redditi fino a 60.000 euro, avrebbe un costo stimato di circa 2,5 miliardi di euro. Parte di queste risorse, circa 1,3 miliardi, è già stata ricavata attraverso il concordato preventivo biennale. Rimangono però da trovare i restanti 1,2 miliardi, motivo per cui il governo ha deciso di riaprire i termini per aderire al concordato fino al 12 dicembre. Dal canto suo, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha posto l’accento su un significativo aumento delle adesioni, considerando che una delle principali critiche alla prima fase non riguardava tanto le modalità quanto i tempi limitati per aderire. Infatti, l’impianto della misura è stato modificato fino all’inizio di ottobre, con l’aggiunta di una sanatoria fiscale per incentivarne la partecipazione.Salvini si è detto molto soddisfatto dell’incontro di domenica. «Già una manovra che aumenta gli stipendi a 15 milioni di lavoratrici e lavoratori parte bene», ha detto. «Se ci sarà ancora più impegno sul tema sicurezza e forze dell’ordine, sui lavoratori autonomi con la crescita della flat tax e sul tema pensioni, noi siamo molto contenti».Da non dimenticare, inoltre, il tema delle pensioni minime con gli azzurri che vorrebbero alzarle fino a 623 euro, passando dal 2,2 al 2,7% di rivalutazione. Per farlo servirebbe una cifra di poco superiore ai cento milioni di euro. Proprio in tema di pensioni integrative, ieri Giorgetti, in audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha fatto sapere che i dati mostrano «in maniera chiara che gli enti di previdenza e i fondi pensione gestiscono una parte importante del risparmio italiano, che rappresenta un asset da tutelare e da sfruttare per lo sviluppo complessivo del sistema Paese».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/manovra-canone-rai-2670003995.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="aumenti-alle-pensioni-ce-intesa" data-post-id="2670003995" data-published-at="1732623202" data-use-pagination="False"> «Aumenti alle pensioni, c’è intesa» «La forza del centrodestra è proprio il confronto continuo, dal quale la coalizione riesce ogni volta a venir fuori unita e compatta». Così Dario Damiani, capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio al Senato, spiega il vertice domenicale, presieduto dal premier Giorgia Meloni, dal quale sono emerse «le linee guida» alle modifiche della prossima manovra. Per accontentare Lega, azzurri appunto e Fratelli d’Italia facendo tornare i conti. Cosa non semplice. Senatore, negli ultimi giorni, dal canone Rai ai controllori nei collegi sindacali delle aziende sussidiate, è emersa più di qualche divisione. «Mi consenta un paragone di attualità. Il centrodestra unito è una squadra che vince, un po’ come accaduto con la nazionale di tennis in Coppa Davis. Per questo motivo si è deciso che le proposte divisive verranno esaminate in un secondo momento per trovare la sintesi comune». Insomma avete rinviato il problema. Che poi come spesso capita è un problema di mancanza di risorse. A oggi su quali risorse aggiuntive potete contare? «I dati del Paese sono incoraggianti, in particolare per due fattori: il gettito fiscale continua ad aumentare e i tassi d’interesse continuano a scendere. Riusciremo così a risparmiare un bel po’ di interessi sul debito pubblico». Priorità per Forza Italia? «Tra le proposte direi «storiche di Forza Italia ci sono il taglio delle tasse per il ceto medio e l’aumento delle pensioni minime che hanno trovato consenso unanime e sulle quali nessuno si è espresso contro. Credo, quindi, che su questi temi che caratterizzano da sempre la nostra agenda politica si possa raggiungere l’intesa in manovra». In realtà vi siete spesi molto anche nelle promesse alle forze dell’ordine. «L’anno scorso abbiamo inserito 50 milioni di euro per il pagamento degli straordinari, quest’anno aggiungiamo ai 50 già previsti nel decreto fiscale altri 20 milioni di euro per la sicurezza grazie ad un nostro emendamento». Veniamo al ceto medio, quanto serve per ulteriore sforbiciata all’Irpef? La vede fattibile? «Per il taglio dell’Irpef servono 2,5 miliardi, risorse che potranno arrivare dal concordato fiscale». Pensa sia fattibile? «Chiariamo che non sono in discussione le tre aliquote (23%, 35% e 43%) che abbiamo confermato». Infatti. C’è in ballo la possibilità di ridurre di 1 o due punti l’aliquota mediana del 35%. Questa operazione costerebbe circa 1,2 miliardi di euro. Ce la farete? «Non vogliamo illudere nessuno. Aspettiamo i dati certi del concordato». La Lega punta a rafforzare la Flat tax per gli autonomi. «La Lega punta alla Flat tax ma non dimentichiamo che la Flat tax è stata proposta per la prima volta dal presidente Berlusconi, per cui noi di Forza Italia già negli anni passati abbiamo lavorato su questo fronte con una serie di interventi. Però attenzione a non trascurare l’Irpef in generale e i lavoratori dipendenti, per evitare squilibri con il lavoro autonomo. Il nostro obiettivo è ridurre le tasse a tutto il ceto medio, sia che i redditi provengano da lavoro autonomo sia che arrivino da lavoro dipendente». C’è anche la questione del canone Rai a 90 euro. La Lega insiste perché si torni a quota 70 euro. «Questo è uno dei temi divisivi emersi, perché Forza Italia da sempre esprime parere contrario a questa misura». Problema di fondi? «Da un lato si abbassa il canone, ma poi garantisci altri 430 milioni di investimenti alla Rai che sempre dai cittadini bisogna prendere. Si torna al punto di partenza e non capiamo perché». L’impressione è che serva qualche do ut des. «Come le dicevo ci siamo presi un po’ di tempo per le questioni più divisive» Controllori del Mef nei collegi sindacali, si va verso innalzamento della soglia fino a 1 milione di euro. Resta la vostra contrarietà? «Anche questo è un tema che vede posizioni non perfettamente allineate nella coalizione, sul quale resta la nostra contrarietà». Anche portando la soglia sopra il milione? «Guardi non è tanto una questione di cifre ma di principio. Come ha evidenziato il ministro Tajani, i revisori devono fare il loro lavoro. Non serve un sistema che rischia di trasformare il Mef nella Stasi».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.