2020-01-29
È la sinistra che specula sugli immigrati
Centinaia di stranieri sono stati tenuti fra le onde nel Mediterraneo fino alla fine delle elezioni. I giallorossi non hanno sentito l'esigenza di accoglierli e le Ong hanno atteso pazientemente al largo, anziché sfondare i blocchi navali come fece Carola Rackete.Passate le elezioni, gabbati gli elettori. Come avevamo previsto, una volta chiuse le urne e archiviato il voto regionale, il governo fa sbarcare i migranti che aveva tenuto a bagnomaria per quattro giorni al largo delle nostre coste. L'Ocean Viking, la nave di Medici senza frontiere, con 400 immigrati soccorsi in acque libiche, attraccherà a Taranto, il porto sicuro indicato dopo lunga meditazione dal ministero dell'Interno. Certo, a differenza della Gregoretti, la nave della Guardia costiera che ha messo nei guai Matteo Salvini e per la quale il capo della Lega rischia 15 anni di carcere, in questo caso non ci sono stati tweet delle organizzazioni umanitarie a denunciare le condizioni a bordo dei cosiddetti profughi. Né abbiamo visto parlamentari del Pd strapparsi i capelli (non è il caso di Davide Faraone, che di capelli ne ha pochissimi) e imbarcarsi per esprimere solidarietà agli immigrati. Anzi, a dire il vero, per quattro giorni 216 uomini, 38 donne e 149 bambini sono stati lasciati soli in mezzo al mare senza che nessuno se li filasse. Il porto sicuro non sembrava un'urgenza di cui la politica dovesse occuparsi. Impegnati com'erano nella campagna elettorale, tutti quei cuori teneri pronti a immolarsi mangiando gli arancini sulla banchina di Lampedusa per solidarietà con i migranti erano al lavoro per arginare la campagna d'odio di Salvini. C'era da salvare il Paese, o per lo meno l'Emilia e di conseguenza la poltrona di chi l'ha governata per anni. E poi bisognava impegnarsi affinché l'onda lunga leghista non travolgesse la maggioranza, lambendo il governo e minacciandone la stabilità.Dunque, la solidarietà verso 149 bambini, 38 donne e 216 uomini, è passata in secondo piano rispetto all'emergenza vera dell'avanzata di Salvini e della sua armata. E poi, diciamoci la verità, visto che l'ex ministro dell'Interno si è intestato la battaglia contro i clandestini, la criminalità straniera e lo spaccio organizzato dalle bande nigeriane, meglio far sparire i nordafricani. Quattrocento persone che mettono piede sul suolo italiano il giorno prima delle elezioni, dopo che si è detto che ormai gli sbarchi sono ridotti a poche unità, certo non erano un buon viatico per i compagni impegnati nella strenua difesa del fortino rosso dell'Emilia Romagna. Dunque meglio soprassedere con la richiesta di un porto sicuro. Del resto, se serve, il profugo può attendere: mica muore se rimane ancora un po' a bordo di una nave delle Ong. I volontari di Medici senza frontiere in fondo sono tanto carini e gentili, soprattutto appassionati verso il prossimo e anche di buona compagnia quando ci sono di mezzo gli immigrati. E poi, diciamoci la verità, quelli a bordo della Ocean Viking non sono come quegli altri che erano stati soccorsi da Carola Rackete, la capitana tedesca che, oltre a sfondare il blocco navale, ha rischiato anche di far colare a picco una bagnarola della Guardia di finanza. Lì la signorina dei migranti agiva in stato di necessità. I salvati in mezzo al mare, se non fossero stati sbarcati in fretta, come esigeva il coro della sinistra per l'appunto capeggiato da Davide Faraone, che era anche salito a bordo, minacciavano di buttarsi in mare. C'era il pericolo di veri e propri atti di autolesionismo. Nel caso in questione, forse perché ai profughi era stato spiegato che c'erano le elezioni e bisognava attendere perché altrimenti qualche emiliano si sarebbe potuto anche incazzare nel vedere i nuovi arrivati, nessuno si è dimostrato impaziente. Buoni buoni, gli extracomunitari hanno fatto la fila per i servizi e si sono adattati al comfort della nave di Medici senza frontiere, sicuri che di lì a qualche giorno, una volta sconfitto quel cattivone di Salvini e aver celebrato in tv a reti unificate l'evento, sarebbero stati accolti dai battimani. E così probabilmente sarà, perché gabbati gli elettori adesso si possono spalancare le porte a nuovi arrivi e l'aumento del 400 per cento di profughi dall'inizio dell'anno è solo l'antipasto.Ovviamente, resta una domanda: ma se far aspettare per cinque giorni i migranti a bordo di una nave della Guardia costiera è sequestro di persona, perché il porto sicuro un ministro lo deve indicare all'istante e non può esitare a far sbarcare uomini e donne salvati in mare, farli attendere per quattro giorni perché si deve votare, che cos'è? Una presa per i fondelli dell'elettore o soltanto una grande ipocrisia? Ve lo dico io: si tratta di entrambe le cose. I profughi vanno soccorsi quando serve per dar fastidio agli avversari, ma vanno lasciati in mare quando non servono, anzi possono fare danni. È la politica dell'accoglienza targata sinistra. Quanto sono buoni i buonisti. E quanto sono tonni le sardine.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci