2021-12-16
Tutti pazzi per (o contro) il transumanismo: cos’è, chi lo sostiene, chi lo combatte
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Considerato base ideologica del Grande reset post-Covid, il movimento si basa sul progresso tecnologico come mezzo per accrescere la longevità e la capacità intellettive e fisiche dell'uomo al di là dell'evoluzione naturale della specie. Che i critici considerano come un attentato alla natura.Inizialmente oggetto di un dibattito acceso, ma assolutamente di nicchia e sconosciuto ai più, con lo scoppio della pandemia il transumanismo è diventato un argomento di gran moda. Per molti, si tratta niente di meno che dell'ideologia ufficiale del Grande reset, ovvero del tentativo di approfittare del Covid per imporre alla società globale trasformazioni pesantissime e irreversibili. Ma, per prima cosa, di che stiamo parlando? Wikipedia lo definisce «un movimento culturale che sostiene l'uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l'invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana». La parola inglese transhumanism (in italiano si usano indifferentemente transumanismo o transumanesimo) ha fatto il suo ingresso nell’Oxford English Dictionary l'11 dicembre 2008, quindi in anni relativamente recenti. Il termine fu però coniato nel 1957 da Julian Sorell Huxley, biologo e genetista, nonché fratello dello scrittore Aldous Huxley, in un manifesto volto ad esaltare le possibilità aperte dalle nuove frontiere della scienza e della tecnica che porterebbero l’uomo a superare i propri limiti biologici. Una significativa coincidenza, perché, come nota Maurizio Balistreri nel suo Superumani. Etica e potenziamento umano, gran parte dei critici del transumanismo mostrano di essere stati influenzati, nella loro visione negativa di tale ideologia, dal Brave new world dell'altro Huxley, visto come prefigurazione letteraria di quella che sarebbe una società transumanista realizzata. I principali istituti transumanisti a livello mondiale sono la World Transhumanist Association, ribattezzata Humanity+, e un tempo anche l'Extropy Institute, che però ha chiuso nel 2006. La prima è stata anche sfiorata dall'inchiesta su Jeffrey Epstein, il miliardario accusato di pedofilia e poi suicidatosi in cella in circostanze controverse. Quest'ultimo era infatti un finanziatore di Humanity+. Sul suo sito, però, l'associazione ha spiegato di aver ricevuto nel 2018 100.000 dollari dalla Gratitude America Ltd, che avrebbe fatto capo a Epstein, per delle ricerche sull'intelligenza artificiale, chiarendo che si trattava di progetti «diametralmente opposti ai comportamenti di sfruttamento e abusi del signor Epstein che sono stati recentemente rivelati dai media. Nel momento in cui abbiamo accettato questa donazione da Gratitude America, Ltd., Humanity+ non era a conoscenza dell'orribile presunta attività criminale di Epstein e la condanniamo fermamente». Tra i teorici transumanisti più conosciuti c’è sicuramente Ray Kurzweil, dal 2012 director of engineering a Google, e teorico della singolarità tecnologica, l’ipotetico punto di non ritorno in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. In Italia esiste l'Associazione italiana transumanisti, il cui presidente è il filosofo Riccardo Campa. Nella «carta dei valori» presente sul suo sito, l'Ait spiega che «l’umanità sarà radicalmente trasformata dalla tecnologia del futuro. Prevediamo la possibilità di ri-progettare la condizione umana in modo di evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano (e artificiale), un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la nostra prigionia sul pianeta terra e la sofferenza in generale». Aggiunge che «i transumanisti sostengono il diritto morale di utilizzare metodi tecnologici, da parte di coloro che lo vogliano, per espandere le proprie capacità fisiche ed intellettuali e per aumentare il livello di controllo sulla propria vita. Aspiriamo ad una crescita personale ben al di là delle limitazioni biologiche a cui siamo oggi legati». Dal punto di vista ideologico, al netto della visione tecnoentusiasta che accomuna tutti, i transumanisti si dividono in realtà in varie correnti e tendenze, talvolta esplicitamente organizzate, talvolta no. Molti aderiscono a una visione liberale e libertaria radicale, altri sono su posizioni anarchiche o trotzkiste, altri ancora hanno una visione più marcatamente futurista e nietzscheana (in Italia l’esponente di spicco di questa corrente è il milanese Stefano Vaj). I campi di interesse del transumanismo sono il longevismo (l'allungamento della vita umana ben oltre i suoi limiti biologici), l'intelligenza artificiale, il mind uploading (la possibilità di scaricare la propria coscienza su un pc come fosse un programma), l'ingegneria genetica e in generale ogni aspetto della tecnologia e della scienza che abbia impatto diretto e radicale sulla vita umana. I critici del transumanismo, invece, vi vedono una follia faustiana e un peccato di hybris, un attentato alla natura umana, lo spettro dell'eugenetica nazista e più in generale l'ideologia trainante di quelle tendenze politiche e culturali che ci starebbero portando verso un futuro distopico di controllo totale e sfruttamento tecnologico. Tra i più autorevoli critici del transumanismo possiamo citare il filosofo Jürgen Habermas, l'analista Francis Fukuyama, il filosofo liberal Michael John Sandel, il «bioetico di George W. Bush», Leon Kass, oltre che, in generale, il mondo cattolico nella sua totalità. Quanto al legame con il Grande reset, è difficile fare chiarezza. Sul sito di Humanity+ il Covid è citato, ma non per incitare i governi a sfornare cyborg con la scusa della pandemia, bensì per invitare le persone a… lavarsi le mani e proteggere i soggetti vulnerabili. Nel «famigerato» volume Covid-19:The great reset, di Klaus Schwab e Thierry Malleret, si accenna a una serie di trasformazioni tecnologiche che saranno necessarie nel mondo post Covid, ma si ammette anche che c’è un rischio distopico di cui tener conto. Di certo il green pass viene visto da molti, non a torto, come un primo passo verso una nuova forma di controllo sull’essere umano, che oggi ha un rilievo «sanitario», ma domani potrebbe averne uno fiscale, ecologico, sessuale, morale, ideologico, con relative forme di sorveglianza e annesse sanzioni e limitazioni… Tutto questo, però, c’entra poco con il transumanismo. Di sicuro le nuove tecnologie ci stanno per mettere di fronte a trasformazioni radicali. E i temi posti dal transumanismo, anche se non necessariamente le soluzioni che esso propone, diventeranno di attualità sempre più stringente.