2023-05-12
Pisani capo della Polizia. Gdf, c’è De Gennaro
Il Consiglio dei ministri scioglie gli ultimi nodi: il vicedirettore dell’Aisi prende il posto di Lamberto Giannini, nuovo prefetto di Roma. Manca soltanto la formalizzazione per il comandante della Finanza slittata al prossimo Cdm per l’assenza di Giancarlo Giorgetti.Habemus Papas. Il nuovo capo della Polizia è Vittorio Pisani, mentre manca solo l’ufficialità per il comandante generale della Guardia di finanza, che sarà Andrea De Gennaro. In Consiglio dei ministri è stata comunicata l’intesa sul suo nome, tutto però slitterà alla prossima riunione del Cdm considerata l’assenza, ieri, del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, impegnato con il G7 in Giappone. Ma partiamo dalla nomina per cui nel Consiglio dei ministri di 24 ore fa è stato già firmato il decreto. La carriera in polizia di Pisani inizia a 20 anni quando ottiene il premio «Luigi Calabresi» quale miglior allievo vicecommissario. A Napoli arriva nel 1991, a 24 anni. Giovanissimo funzionario, inizia a farsi le ossa nella sezione Omicidi della Squadra mobile. Il capoluogo campano è sconquassato dalla guerra di camorra tra l’Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella. È il tempo delle autobombe e degli attentati coi kalashnikov in pieno centro. Uno dopo l’altro, killer e padrini finiscono nella rete di questo taciturno e giovane segugio che arriva dalla Calabria. Prima di passare al Servizio centrale operativo a Roma, fa in tempo a stringere le manette ai polsi di Pietro Licciardi, Giuseppe Lo Russo e Gaetano Bocchetti: tutti e tre ai vertici della Cupola napoletana. Allo Sco arriva invece con l’obiettivo di catturare uno dei leader della Sacra Corona Unita, Raffaele Prudentino. Lo prenderà sei mesi dopo in Grecia. Nel 2004 torna a Napoli con i gradi di capo della Mobile. Dopo qualche mese, scoppia la faida di Scampia, un tribale conflitto tra i figli del boss Ciruzzo ’o milionario e un gruppo di «scissionisti»: quasi 70 morti ammazzati in un anno. E il lavoro della Mobile è fondamentale per ricostruire ruoli e responsabilità di quella mattanza. Tanto che, nel giro di qualche tempo, Pisani può rivendicare di aver decapitato quasi da solo il cartello dei secondiglianesi. Finiscono in galera Raffaele Amato, Paolo Di Mauro, Domenico Pagano, Giuseppe Dell’Aquila, Vincenzo Licciardi ed Edoardo Contini. Nel 2010 riesce ad arrestare Antonio Iovine, primula rossa dei Casalesi. Nel 2011 una sgangherata inchiesta della Dda partenopea lo travolge col sospetto di aver favorito un informatore, Salvatore Lo Russo, soprannominato dai nemici Totore ’o capitone per il suo essere viscido e sgusciante. Pisani viene allontanato dalla città in forza di un divieto di dimora firmato dal gip su richiesta della Procura. Ritorna in silenzio allo Sco mentre quasi tutti i cronisti di giudiziaria e di nera fanno i cecchini con le pallottole gentilmente offerte da Lo Russo. Potrebbe chiudersi nel cono d’ombra, il super poliziotto. Invece no. Da indagato, Pisani piomba a Casapesenna e stana da un bunker sotterraneo l’altro grande super ricercato della camorra casertana, l’imprendibile Michele Zagaria. Pisani viene rinviato a giudizio, e qualcuno – sui giornaloni – maliziosamente ricorda quando, in una intervista, l’ex capo della Mobile disse che non c’erano motivi per dare la scorta a Roberto Saviano, santino dell’antimafia militante di sinistra. Per Pisani, le minacce della camorra allo scrittore non esistevano.Il processo «Megaride» è però un disastro per la pubblica accusa e per i suoi tifosi. Lo Russo mente platealmente, si contraddice. Pisani smonta le ricostruzioni dei pm. E viene assolto in primo grado e in appello. ’O capitone stavolta non riesce a scivolare via dalla rete: finisce sott’inchiesta e condannato per calunnia.Arriva il momento dei risarcimenti. Pisani sbarca al ministero dell’Interno e poi all’Aisi, il servizio segreto interno. Diventa dirigente generale della polizia di Stato e, nel febbraio 2023, ad appena 55 anni, ottiene la nomina a prefetto. Al suo posto, come vicedirettore dell’Aisi, il capo Mario Parente e il direttore del Dis, Elisabetta Belloni, spingerebbero oggi per una soluzione interna con un possibile profilo già individuato.Pisani prende il posto dell’attuale capo Lamberto Giannini. Quest’ultimo, appena cinquantanovenne e grande esperto di terrorismo (lui e Franco Gabrielli hanno contribuito a smantellare le nuove Br) prenderà il posto di prefetto di Roma. Lo stesso ricoperto a suo tempo dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La cerimonia di passaggio di consegne dovrebbe avvenire lunedì 22 maggio.Dopo una settimana di tribolazioni, toto-nomi e colpi bassi, come detto, è stato deciso anche il nome del comandante della Gdf, De Gennaro. Il quale, il 9 maggio, ha ricevuto l’incarico a interim dal predecessore Giuseppe Zafarana, in un passaggio di consegne un po’ sottotono proprio per l’incertezza sulla decisione definitiva. «Il comandante in seconda Andrea De Gennaro, in attesa delle decisioni di Governo, assumerà la reggenza temporanea della Guardia di Finanza», aveva puntualizzato Zafarana, una precisazione che non era passata inosservata.Il nome di De Gennaro era fortemente sponsorizzato dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. E già la scorsa settimana il piano sembrava chiaro: il vertice della Fiamme gialle sarebbe stato scelto da Fdi, mentre quello della Polizia dal ministro dell’Interno Piantedosi e, quindi, dalla Lega. Ma poi a Palazzo Chigi si è verificato un’impasse improvvisa, dovuta alla forza di altri candidati, molto apprezzati dallo stesso Zafarana. Per esempio era tornato in auge il nome di Umberto Sirico, considerato da alcuni il successore prediletto del comandante uscente. Nelle ultime ore, a quanto risulta alla Verità, tra i due «litiganti» aveva, però, preso quota il classico «terzo incomodo», rimasto coperto sino all’ultimo: il capo di Stato maggiore Francesco Greco. Un vero e proprio blitz dell’ultima ora che sarebbe fallito. Greco, per alcuni, sarebbe stata una scelta in continuità con l’era Zafarana. È utile ricordare che nei mesi scorsi, De Gennaro e altri tre generali in corsa per il posto di comandante generale non avevano appoggiato la promozione a generale di corpo d’armata proprio di Greco, a loro giudizio troppo giovane. Una decisione che aveva creato qualche malumore ai piani alti del comando generale.Ma chi è De Gennaro? Fratello dell’ex capo della Polizia Gianni (molto ascoltato da Giorgia Meloni), sessantatré anni - era il candidato più maturo -, sposato, tre figli, due lauree (giurisprudenza e scienze della sicurezza economico finanziaria), master in Bocconi, ha pure frequentato negli Usa un corso internazionale per specialisti antidroga.Entra in Finanza nel 1978 per frequentare l’Accademia. Da tenente diventa capo della sezione antidroga di Genova. Dopo essersi trasferito a Roma diventa capo delle relazioni internazionali, quindi ricopre ruoli di comando a Bergamo, Firenze. Torna a Roma prima come capo dell’ufficio operazioni e poi del V Reparto Comunicazione e relazioni esterne. Quindi comandante provinciale di Roma, direttore centrale dei servizi antidroga, comandate regionale della Toscana, interregionale dell’Italia meridionale, dei reparti speciali e infine comandante interregionale dell’Italia centrale. Adesso è pronto per il grande salto finale.