2020-05-13
Le mail che incastrano Zingaretti
Una mail prova che il presidente, mentre era in isolamento, ha coinvolto una società finita negli Offshore leaks. Intanto la Eco Tech restituisce (in ritardo) 1,7 milioni di euro: la Regione festeggia, però mancano 13 milioni.E alla fine spunta la mail che conferma che nel grande pasticcio delle mascherine del Lazio è coinvolto in prima persona, e non solo politicamente, pure Nicola Zingaretti, nonostante a marzo fosse a letto, causa coronavirus. Il governatore, per esempio, ha portato dentro all'affare una delle società più chiacchierate del Mascherinagate, la Wisdom glory holdings Ltd, domiciliata a Hong Kong, ma registrata alle Isole Cayman e inserita nel database degli Offshore leaks, creato nel 2013 dall'International consortium of jnvestigative journalists, lo stesso che ha realizzato il rapporto sui Panama papers.Dalla Wisdom la Regione Lazio ha ricevuto 2 milioni di Ffp2 al prezzo 4,6 milioni di euro. Leggiamo la mail che chiama in causa Zingaretti. Il 20 marzo l'ex presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, da un indirizzo intestato «Jewish affairs», Affari ebraici, scrive al vicepresidente della giunta, Daniele Leodori: «Come da richiesta di Nicola Zingaretti mi sono attivato per far fronte alle richieste d'aiuto della Regione Lazio, a cui va il mio plauso e solidarietà per questa crisi pazzesca e inimmaginabile. Soprattutto augurio di pronta guarigione. Beck Gil è un mio carissimo amico israeliano di Ra'anana che vive in Cina, il quale opera nel settore di forniture sanitarie». Dopo l'introduzione Pacifici invia a Leodori i contatti di Gil «affinché nella massima trasparenza possiate coordinare il tutto per acquisto diretto e senza importatori che possano fare lievitare inutilmente i prezzi». Pacifici spiega anche che i prezzi sono comprensivi delle spese aeree e aggiunge: «Ti evidenzio che sta ricevendo richieste da tutto il mondo e quindi servono decisioni veloci». Il rappresentante della comunità ebraica fa riferimento anche al possibile acquisto di ventilatori per la terapia intensiva e conclude: «Resto a disposizione per altri canali. Credimi è stato faticoso». Alla mail è allegata anche «l'offerta di mascherine per l'Italia» della Wisdom: 10 milioni di Ffp2 a 2,5 dollari l'una (2,3 euro), la prima metà in consegna entro 10 giorni, l'altra nei successivi 10. Anticipo del 30 cento. L'offerta per 2 milioni di mascherine (e non 10) verrà formalizzata il 23 marzo e la determina di affidamento sarà firmata il 25. Anche se la proposta arriva da una società chiacchierata, i prezzi sono decisamente più bassi di quelli della concorrente Eco Tech, la quale non ha consegnato neanche una mascherina Ffp3, né Ffp2 dei 9,5 milioni ordinati dalla Regione tra il 16 e il 20 marzo.Entro il 30 aprile la ditta di Frascati avrebbe dovuto restituire alla Regione Lazio 13.520.000 euro di anticipi e pagare 320.000 euro di penali e 730.000 euro di danni ulteriori.Ieri la Regione ha annunciato festante il rientro, con 11 giorni di ritardo rispetto alla deadline, di poco più di un decimo del dovuto: «In data 11 maggio con due distinti bonifici, rispettivamente della Exor Sa (fornitore della Eco Tech, ndr) e della Eco Tech srl, la Regione Lazio ha ricevuto la restituzione di 1 milione e 746.000 euro». Nella nota diffusa dalla Regione viene scandito un piano di rientro concordato con la stessa Eco Tech, un cronoprogramma che ci siamo fatti puntualizzare dall'avvocato Cesare Gai, legale della ditta laziale: «Entro il 22 maggio Exor Sa verserà tutti i 4.530.000 euro incassati: 1 milione è già arrivato alla Regione e un altro è atteso nella giornata di oggi. Invece con la Giosar Ltd abbiamo fatto un accordo transattivo: ha promesso di restituirci 4.740.000 in un'unica soluzione. A queste cifre si deve aggiungere che la Eco Tech ha già versato 746.000 euro, 1,8 milioni di euro rientreranno grazie alla vendita di 500 mila mascherine chirurgiche e altri 1,7 milioni dalla cessione di tute protettive all'Emilia Romagna». Gai è soddisfatto: «Riuscire a restituire 13,5 milioni di euro sarebbe un'opera meritoria». Purtroppo la Giosar Ltd non ha ancora indicato una data di scadenza per la restituzione di quanto già ricevuto il 18 e il 23 marzo sul proprio conto Barclays. L'avvocato Gai sospira: «Noi il bonifico l'abbiamo sollecitato. Quando lo faranno? Non dipende da noi». Però una cosa è certa, che «senza il contributo di Giosar questo piano di rientro non è attuabile». Sulla solvibilità della società inglese resta qualche dubbio: l'azienda è diretta dall'imprenditrice padovana Stefania Cazzaro che alle spalle ha già un fallimento.L'esultanza della Regione per la restituzione di 1,75 milioni ha lasciato basita l'opposizione. Questo il commento di Fratelli d'Italia: «Se non fosse una questione tremendamente seria penseremmo di essere su Scherzi a parte. Non si capisce poi per quale motivo Tulumello (Carmelo, capo della Protezione civile regionale, ndr) debba aspettare fine maggio per riscuotere le somme, visto che in commissione Bilancio Leodori ci ha rassicurato sulla presenza di una polizza assicurativa». Polizza emessa da una società senza licenza. E che per questo, probabilmente, nessuno vuole rischiare di escutere. Intanto la consigliera regionale leghista Laura Corrotti (è vicepresidente commissione Protezione civile) e Fabrizio Santori, dirigente della Lega in Lazio aprono un altro fronte: «Con una delibera del 5 maggio l'Asl Roma 4 ha acquistato dalla ditta Jin Feng srl 10.000 mascherine chirurgiche a 0,90 centesimi al pezzo più Iva e 2 mila mascherine Ffp2 a 4,50 euro al pezzo più Iva, un prezzo decisamente alto, per un totale di 26.000 euro. Una spesa probabilmente provocata dai danni della vicenda mascherine fantasma da oltre 35 milioni di euro che ancora oggi non è stata del tutto chiarita e che vede, ora, ogni Asl e azienda ospedaliera del territorio laziale correre ai ripari ed effettuare l'approvvigionamento per proprio conto per reperire i dispositivi di protezione ai propri operatori sanitari».Il fornitore, la Jin Feng 3 srl, controlla un ristorante cinese a Civitavecchia e ha come oggetto sociale l'acquisto, la vendita e la gestione di locali pubblici legati alla ristorazione. I nomi dei titolari sembrano usciti da un film di Quentin Tarantino: Jin Mike, Jin Jack, Jin Wei Ming e Zhou Chunu. Anche loro hanno partecipato alla grande corsa alle mascherine.