2021-08-10
«Con i test a 1 euro la card verde non serve»
L'esperto della Sapienza Mariano Bizzarri: «Il green pass non ha alcun fondamento scientifico, puntiamo sui nuovi tamponi molecolari salivari. Sono attendibili al 98%, economici e meno invasivi. Le regole attuali servono a discriminare chi non si vaccina, non a proteggerci».Dire che Mariano Bizzarri, uno dei più importanti ricercatori italiani in oncologia, professore alla Sapienza di Roma, sia scettico sul green pass è un eufemismo. In compenso, lo studioso ha partecipato all'elaborazione di un sistema che potrebbe consentirci di fare a meno del lasciapassare verde, per altro con una riduzione dei costi. «La Asl Marche Nord, supportata dall'assessore alla Sanità Saltamartini», spiega, «ha deciso con lungimiranza di puntare sui tamponi salivari, grazie ad uno strumento d'avanguardia messo a punto dall'azienda Perkin-Elmer, che consente di effettuare i test a un euro». Di che genere di test stiamo parlando? «Di un'analisi molecolare effettuata con la tecnica della Rt-Pcr (Real time-polymerase chain reaction) ma eseguito su un campione raccolto con tampone salivare: molto più semplice da fare a bambini, anziani e disabili, è privo di rischi ed è molto più attendibile, perché permette di raccogliere più materiale rispetto al tampone naso-faringeo, e dunque si riduce la possibilità di avere falsi positivi o falsi negativi».Che attendibilità hanno questi tamponi? «L'attendibilità della tecnica è del 98%. Questo dato, recentemente, è stato confermato dalla Fda, la Food and Drug Administration americana, che ha collocato al primo posto per sensibilità e specificità il test della Perkin-Elmer».Davvero il costo è così basso? «Ribadisco: questo tampone alla Regione Marche costa 1 euro. Questo è il costo di esecuzione, poi c'è l'acquisto (o l'affitto) della macchina. In Italia ce ne sono già diverse, sia presso laboratori pubblici che privati: a Pesaro e a Fano. Un'altra al Pertini di Roma, una a Trezzano sul Naviglio in Lombardia. Insomma, c'è già una rete di laboratori pubblici convenzionati che sta utilizzando questo tipo di macchine, le quali per altro non richiedono altro personale specializzato per funzionare». Quanto tempo serve per ottenere il risultato di questi tamponi? «Questi tamponi vengono processati nell'arco di 6-12 ore. Lo strumento analitico può essere collocato in un hub e processare circa 2.000 o 3.000 tamponi al giorno. Significa che anche le farmacie o altri centri autorizzati possono effettuare tamponi e inviarli all'hub dove vengono processati. Persino i privati potrebbero servirsi di questa tecnologia. E se il problema fosse quello di guadagnare, potrebbero semplicemente far pagare i tamponi due euro invece che uno, e si rimarrebbe comunque su cifre accettabili per i cittadini». Però 6-12 ore è un tempo molto lungo. Utilizzare questo metodo, ad esempio, per tamponare gli studenti nelle scuole sarebbe complicato. «Tenga presente che stiamo parlando di un test molecolare, non di un tampone rapido. In ogni caso, non credo che sarebbe così complicato. Basterebbe organizzarsi con i tempi. Una volta avviato il processo, non cambia nulla. Anzi, si può anche aumentare il numero dei controlli. Se io ricevo oggi l'esito del tampone che ho fatto ieri, nel frattempo posso già aver fatto un nuovo tampone il cui esito arriverà domani e via di questo passo…». Attualmente con un tampone naso-faringeo negativo si ottiene il green pass per 48 ore. Questi tamponi per quanto potrebbero essere validi? «Partiamo da un presupposto: non esiste modo di accertare l'infettività in tempo reale. Se io mi infetto oggi e faccio un tampone, difficilmente questo sarà positivo. Inoltre, essere negativi al tampone di oggi non esclude che ci si possa infettare domani. Del resto neanche l'esecuzione del doppio vaccino garantisce che io non sia un veicolo (sintomatico o meno) del virus. Insomma il green pass non certifica proprio niente. Inoltre, a prescindere dalla qualità dell'esame, esiste un intervallo di 7-15 giorni (dal momento in cui ho contratto l'infezione) in cui il test non permette di rilevare il virus». Resta che con il tampone il green pass vale 48 ore. «Il limite temporale delle 48 ore è del tutto arbitrario. Se io faccio un tampone oggi e stasera mi infetto, posso comunque andare in giro liberamente per le prossime ore». A lei il green pass proprio non piace... «Non ha alcun fondamento scientifico. In teoria, il green pass dovrebbe essere un documento che attesta la non infettività della persona, ottenuta tramite vaccino o certificata dall'esecuzione di un tampone. Però, come dicevo, il tampone ci dà informazioni limitate. Inoltre, oggi sappiamo che anche il vaccinato può tornare a infettarsi ed essere fonte di infezione. Dunque a che serve il green pass?». Ecco, a che serve? «A discriminare chi non si vaccina. Per altro è una discriminazione poco sensata. Faccio un esempio: se faccio un test sierologico per il tifo, quel test mi dirà inequivocabilmente se io l'ho contratto oppure no. In questo caso, dunque, è possibile fare una discriminazione fra chi ha avuto il tifo e chi no basandosi su un dato di realtà. Ma il green pass funziona diversamente. Si limita ad attestare che sono stato vaccinato o che 48 ore fa ho fatto un tampone negativo. Ma non attesta che io non abbia contratto la variante delta, ad esempio. Dunque il green pass attesta il nulla». Quindi nemmeno col tampone rapido o con il vaccino si può essere totalmente sicuri. «Forse un poco più di certezza sulla non contagiosità c'è per chi ha avuto la malattia ed è guarito, perché ha sviluppato l'immunità naturale che è molto più forte di quella conseguita con il vaccino». Però anche chi ha avuto il Covid deve fare una dose di vaccino. «Anche questa mi pare una cosa di dubbio fondamento. Si dice: facciamo la terza dose perché gli anticorpi sono bassi. Ma non è così che si valuta la risposta immunitaria. Non dipende soltanto dagli anticorpi, ma pure dai T-Linfociti, le cellule della memoria. In quel caso, averne una o mille poco cambia. Vuole una prova?».Sì. «Sta nel fatto che i casi di reinfezione per i guariti sono molto rari. In ospedale abbiamo non vaccinati, gente vaccinata che si è re-infettata, ma pochissime persone che una volta guarite si sono poi ammalate di nuovo. Certo, qualche caso c'è, ma sono casi molto limitati».Quindi secondo lei potremmo sostituire il green pass con un sistema basato sui tamponi? «Certo. Un euro per un tampone mi pare una spesa ragionevole, no? Potremmo ampliare la rete di sicurezza, fare più controlli e avere meno margine di incertezza. Inoltre effettueremmo test meno invasivi. Trovo che sarebbe una ottima contromossa alla furia ideologica osservata in questi giorni. Intendiamoci: io non sono contro i vaccini. Penso però che bisognerebbe portare le persone a farli con consapevolezza. Si sarebbero potute fare più distinzioni, ad esempio spiegare che per gli over 60 la vaccinazione dovrebbe essere sostanzialmente obbligatoria, mentre per i bambini… Beh, in quel caso non esiste proprio: ci sono troppe incognite e rischi non attentamente valutati».
Jose Mourinho (Getty Images)