2022-04-28
L’ennesima beffa, energia da carbone, è boom di domanda. Ma la Ue fa il record di centrali chiuse

Aumenta la domanda di energia da carbone, ma l'Ue fa il record di centrali chiuse
Nel 2021, l’anno del patto mondiale per il clima firmato a Glasgow a novembre, la capacità di produzione complessiva delle centrali a carbone di tutto il mondo è aumentata di 18,2 gigawatt (GW), significativamente più dell’aumento di 11,5 GW registrato l’anno prima.
Non basta: sempre nel 2021 la produzione mondiale di energia elettrica da carbone è aumentata del 9%, recuperando abbondantemente il -4% registrato nel 2020 e toccando anzi il livello più alto di sempre.
I dati, contenuti nell’annuale Global Energy Monitor realizzato da think tank e ong attivi contro il riscaldamento climatico, sono in realtà la sintesi di trend assai diversi, con la Cina che ha costruito più della metà delle nuove centrali mentre l’Unione europea ha realizzato un livello record di chiusure (circa la metà delle centrali chiuse nel 2021 nel mondo si trovavano nel Vecchio Continente).
SCENARIO CAMBIATO
Ma soprattutto si riferiscono, quei dati, a un anno in cui in Ucraina non si combatteva e la dipendenza del mondo (e dell’Europa in particolare) dal carbone non era forte come oggi.
Da sole, le nuove centrali costruite in Cina (25,2 GW di capacità) quasi annullano gli effetti delle chiusure nel resto del mondo (25,6 GW) e rappresentano il 56% delle nuove centrali costruite a livello globale (45 GW). Pechino ha anche chiuso alcune centrali, ma per una capacità totale stimata tra 1,2 e 2,1 GW, la riduzione più bassa dell’ultimo decennio. All’opposto, l’Unione europea ha raggiunto il livello più alto di centrali chiuse, pari a 12,9 GW, quasi la metà delle chiusure globali (26,8 GW). A guidare la classifica, la Germania (che ha rinunciato a 5,8 GW), il Portogallo (che ha rinunciato a 1,9 GW e si è affrancato del tutto dalla dipendenza dal carbone) e la Spagna (1,7 GW).
Oltre alla Cina, altri 15 Paesi hanno puntato su nuove centrali a carbone nel 2021, soprattutto l’India (6,4 GW, il 14% delle nuove aperture mondiali) e altri Paesi asiatici (nell’ordine, Corea del Sud, Indonesia, Vietnam, Giappone) seguiti da Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Polonia, ecc. E gli Stati Uniti? Le chiusure, stimate tra 6,4 e 9 GW, sono un po’ calate rispetto agli 11,6 GW del 2020. Tutto lascia pensare che la produzione di carbone sia destinata a crescere quest’anno. Per la Cina si prevede un aumento del 7%, rispetto al +5,7% del 2021. Appaiono lontani i (vaghi) impegni presi dal presidente Xi Jinping nell’aprile dell’anno scorso: limiti all’aumento dei consumi tra il 2021 e il 2025 e loro azzeramento tra il 2026 e il 2030.
IMPEGNI LONTANI
Anche in Europa, alla ricerca di alternative al gas russo, la domanda di carbone probabilmente crescerà quest’anno (e andrà sostituito anche quello che si importava da Mosca, sul quale è stato deciso l’embargo). In Italia il governo sta pensando di massimizzare il funzionamento delle centrali che non vanno al 100% della capacità (si spera di recuperare l’equivalente di 3,5 miliardi di metri cubi di gas). Il Regno Unito invece sta pensando di riaprire una miniera di carbone dopo trent’anni.
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