2020-10-11
Per restare al potere Conte e i suoi hanno trasformato la paura in virtù
Da debolezza di cui vergognarsi e da nascondere, il timore è diventato un pregio da gratificare, sinonimo di saggezza. Ma insieme al panico, cresce anche la viltà e l'astio verso chiunque voglia tornare libero.Il nostro tempo ha ormai riconosciuto ufficialmente una nuova virtù, che è adesso obbligatorio celebrare e onorare. Si tratta di un cambiamento epocale, perché riguarda una caratteristica finora considerata vergognosa. Il capovolgere il giudizio su comportamenti e valori segnala sempre che nel mondo sta avvenendo qualcosa di profondo, un mutamento antropologico: l'essere umano sta cambiando. La nuova apprezzata virtù (ora quasi obbligatoria) è la paura. Fino a non molto tempo fa ritenuta una debolezza che una volta il bravo cittadino si vergognava anche solo di intravedere nella propria vita. Allora era da nascondere e sicuramente mai lodare e promuovere, ma ora è gratificata con apprezzamenti e medaglie. Il fulmine della disapprovazione sociale oggi colpisce invece il fuori norma, chi non esibisce la paura come un distintivo di riconoscimento di persona dabbene, per non parlare poi di quei disgraziati che magari la paura non ce l'hanno proprio. Come capita spesso nei cambiamenti di status, la nuova e apprezzata condizione dell'ultima e acclamata virtù è accompagnata dall'arroganza e dagli altri segni caratteristici, esibiti con spocchia dai nuovi giusti. Tipo occhiate di brace sul modo poco accurato dei trasgressori nel portare la maschera, dita puntate severamente verso le mani dell'impudente se non corre subito a sottoporsi ai distributori di gel o di altri dispositivi «sanificanti» (come dice il nuovo italiano medico-teologico-poliziesco imposto dal governo giuseppino). Il tutto accompagnato da minacce e richieste di punizioni di ogni tipo, generosamente distribuite ai trasgressori da parte dei più rinomati organi di stampa e media di regime. E' così che ora l'imbarazzante paura viene adesso considerata saggezza, abnegazione, dedizione agli altri, soprattutto ai vecchi e bambini. I quali bambini, in realtà, non ne hanno così bisogno, visto che non si ammalano e quando lo fanno sono prontamente guariti, come è noto in tutto il mondo fin dalla forte «prima ondata». Caso mai si ammalano psichicamente (come hanno segnalato ovunque clinici illustri), per la paura indotta dagli adulti paurosi, l'inattività forzata, la sospensione degli indispensabili contatti fisici, l'eccesso di schermi di computer, tablet etc., ormai addirittura imposti dai regolamenti, contrari ai contatti diretti con gli insegnanti. I vecchi poi, quando ne hanno ancora la forza, cortesemente ringraziano e assicurano di essere in grado di badare a sé stessi. E se va male (fanno sapere), pazienza: sono diventati così vecchi anche perché erano da sempre poco portati al lamento e alla paura, e sono stati tirati su con motti tipo: «la vita va presa sportivamente, senza farla troppo lunga». Principi elementari, non tanto sofisticati, ma che funzionavano, tanto che molti di quelli cui sono stati trasmessi sono ancora lì oggi, senza far storie. Adesso però il farla molto lunga, anzi lunghissima è diventata la regola. Sia perché scienza e scienziati non sanno bene che fare col Covid 19, come del resto con gli altri Sars-coronavirus che puntualmente ci visitano da quasi vent'anni, e per i quali non si è finora trovato alcun vaccino efficace. Soprattutto però, in Italia santificare la paura è l'unico modo che consente ai governanti giuseppini di continuare a prendere lo stipendio, ingabbiando la popolazione e ammutolendo le urne. In realtà, questa oggi celebrata paura è semplicemente la vecchia viltà, la volgarissima fifa, il non assumersi la responsabilità della situazione, e scaricarla vigliaccamente sugli altri. In questo caso gli altri sono quelli che devono smettere di vivere, di lavorare, di correre, di studiare nelle scuole e nelle università, di flirtare e fare l'amore, perché altri non hanno ancora sistemato la loro paura della morte. Un evento centrale della vita, pilastro di ogni educazione seria, ma sul quale il modello di vita occidentale ha imposto il silenzio da almeno mezzo secolo, per il solito terrore di deprimere i consumi. Ed ora invece di profittare del Covid 19 per ritrovare questa fondamentale parte del sapere, si chiede al mondo di fermarsi, ai ragazzini di smettere di spintonarsi, e agli amanti di non amarsi perché potrebbero infettarsi, e morire (eventualità del tutto improbabile, secondo scienziati degni di ogni fiducia). Non ha comunque senso scaricare sul Covid i problemi irrisolti da un sistema sbagliato: «il nemico è la paura, non l'odio o la morte «assicurava Gandhi, che pure amava moltissimo la vita e la pace.La paura è quella che ti uccide lentamente, nel freddo affettivo, impedendoti di vivere e bloccandoti in tutte le spinte più indispensabili alla vita. Lo slancio vitale, di cui parlava il filosofo Henry Bergson, si nutre invece del sentimento opposto alla livida e convulsa paura: il coraggio. La virtù vera è l'audacia, perché è la vita che lo esige, e obbligando donne e uomini ad averla e mostrarla viene da essa plasmata e nutrita, quotidianamente. Ogni autentico terapeuta lo sa: la vera cura è aiutare l'altro a trovare e onorare il proprio coraggio, grazie al quale è nato e sopravvissuto, e che poi si è smarrito nel corso della vita. Il culto della paura genera morte.Come hanno documentato gli scienziati delle Università di Harvard, Oxford e Standford nelle ricerche che hanno portato alla loro Dichiarazione di Great Barrington, già firmata in pochi giorni da centinaia di medici e terapeuti di tutto il mondo: «Le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, nel breve e lungo periodo. I risultati (solo per citarne alcuni) includono: peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale - con la conseguenza che questo porterà negli anni a venire a un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società che ne soffriranno il peso maggiore. Mantenere queste misure fino a quando non sarà disponibile un vaccino, causerà danni irreparabili con conseguenze sproporzionate per i meno fortunati. «Questi scienziati, autentici e non prezzolati, ci mostrano cosa sia il coraggio, e affermano: «Tenere gli studenti fuori dalle scuole è una grave ingiustizia. Infatti, per i bambini, il Covid-19 è meno pericoloso di molte altre patologie, tra cui l'influenza. Le scuole e le università dovrebbero essere aperte all'insegnamento diretto, con presenza fisica. Le attività extrascolastiche, come lo sport, dovrebbero essere riprese. I giovani adulti a basso rischio dovrebbero lavorare normalmente, piuttosto che da casa. Dovrebbero essere aperti i ristoranti e le altre attività commerciali. Arte, musica, sport e tutte attività culturali dovrebbero riprendere normalmente». Ecco, questo è coraggio, e scienza e vita. Il resto è paura, viltà, sete di potere sugli altri, e morte. Almeno questo il Covid ce l'ha mostrato. Facciamone buon uso, finché siamo in tempo.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)