2019-04-25
Mattarella prende tempo. La legittima difesa resta in un cassetto al Quirinale
La finestra a disposizione del presidente per firmare la norma sta per chiudersi ma l'uomo del Colle non pare ancora convinto. Mancano soltanto tre giorni alla scadenza eppure sulla «legittima difesa» il Quirinale tace. In base all'articolo 73 della Costituzione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha un mese di tempo per firmare e promulgare una legge. In questo caso la lunga attesa per l'autografo presidenziale riguarda la legge sulla legittima difesa, che è stata approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 28 marzo. Dal Quirinale, complici anche i giorni di festa, trapela poco o nulla su quelle che potrebbero essere le decisioni del capo dello Stato, il quale si è concesso le ultime ore di riposo, prima di rientrare al Colle e riprendere in mano il dossier, sul quale comunque è stata già avviata l'istruttoria. Entro la fine della settimana, dunque, il provvedimento dovrebbe avere l'ok, a meno che, con messaggio motivato, Mattarella non ne chieda un nuovo esame al Parlamento.In effetti, come ha più volte ricordato lui stesso, il presidente della Repubblica può chiedere alle Camere di riesaminare il testo qualora ravvisi «evidenti profili di illegittimità costituzionale», fermo restando che, in base all'articolo 74 della Costituzione, la legge va promulgata se riapprovata in modo identico. Probabilmente la «sempre» legittima difesa e quindi la possibilità di sparare ai banditi che si introducono in casa, non convince completamente Sergio Mattarella, che potrebbe addirittura considerarla uno strappo alla nostra civiltà giuridica. Ma il presidente è anche consapevole del fatto che rinviare la legge alle Camere significherebbe trasformarla in un boomerang: infatti, vista la vasta maggioranza con cui è stata approvata, dalla Lega a Fratelli d'Italia, dal M5s a Forza Italia, tornerebbe al Colle tale e quale e lui dovrebbe comunque ingoiare il rospo e firmarla, oppure dimettersi. Di certo la lunga riflessione fa pensare a qualche dubbio o preoccupazione del cauto presidente che, comunque, può accompagnare la firma della nuova norma con un messaggio in cui si registrano rilievi che si ritiene debbano restare in ogni caso agli atti. Questo è già avvenuto per la legge istitutiva della commissione banche. Mattarella, infatti, scrisse una lettera ai presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per ricordare i limiti d'azione dell'organismo parlamentare rispetto all'attività creditizia.In precedenza Mattarella - il 4 ottobre dello scorso anno - nell'emanare il decreto legge Sicurezza, aveva scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, avvertendo «l'obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall'articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall'Italia».Finora una sola volta nel corso del suo mandato Mattarella ha rinviato al Parlamento una legge, quella sulle mine antiuomo il 27 ottobre 2017.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.