{{ subpage.title }}

Con un colpo di mano il Pd accentra il potere sulle nomine pubbliche

Con un colpo di mano il Pd accentra il potere sulle nomine pubbliche
Roberto Gualtieri (Ansa)
  • La nuova direttiva del Mef per le società quotate taglia di mezzo i cacciatori di teste e i comitati tecnici per la scelta dei candidati nei consigli di amministrazione delle nostre aziende statali.
  • Continua la proroga di Agcom e garante privacy, nonostante i richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le due autorità garanti potrebbero andare al voto prima dell'estate, ma tra i 5 Stelle è guerra sui sostituti di Angelo Maria Cardani e Antonello Soro.

Lo speciale contiene due articoli



    C'è una nuova direttiva del ministero dell'Economia, uscita il 14 aprile da via XX Settembre, che ridisegna il potere di gestione delle nomine nelle aziende partecipate statali. Sono 3 pagine firmate dal ministro Roberto Gualtieri - che ha già indicato i nuovi componenti dei consigli di amministrazione in scadenza - dove in pratica si accentrano nel Mef i pieni poteri di nomina. In pratica si aggiorna la direttiva del 16 marzo del 2017, firmata quella volta dal ministro Pier Carlo Padoan. Nella prossima tornata sarà quindi l'indirizzo politico dell'attuale ministero dell'Economia, ovvero Gualtieri del Partito democratico e della corrente più vicina a Massimo D'Alema, a decidere. Oltre a modificare la regola dell'autocertificazione (per certificare eventuali conflitti di interesse dei componenti dei vari cda), come già anticipato dal Sole 24 Ore, la direttiva firmata da Gualtieri accentra tutto il potere in via XX Settembre, escludendo quindi altri attori, come per esempio Cassa depositi e prestiti che proprio in questa tornata era stata coinvolta con un comitato tecnico ad hoc sulle nomine pubbliche.

    Ora invece, la regola è un'altra. «Per la composizione degli organi di controllo delle società controllate dal Ministero dell' economia e delle finanze, ad esclusione di quelle con titoli azionari quotati, dovrà in generale prevedersi la presenza, per quanto possibile, di dipendenti del ministero» si legge nella direttiva. «Qualora si renda comunque necessario procedere all'individuazione di soggetti esterni all' Amministrazione, occorrerà procedere secondo le medesime procedure sopra descritte». I punti sono 4, dove al primo, il Mef «assicura, entro il mese di gennaio di ciascun anno, la pubblicazione nel sito del Ministero dell'economia e delle finanze delle posizioni in scadenza», quindi «procede a formalizzare un appunto tecnico con l'indicazione della tempistica delle assemblee, dei requisiti statutari e di legge applicabili ai singoli rinnovi degli organi societari e dell' esito dell'istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale dei potenziali candidati alla carica, predisposta con il supporto delle suddette società specializzate con riferimento ai data base disponibili e alle indicazioni dell'Organo di indirizzo politico».

    Infine, «all' esito dell'individuazione dei nominativi da indicare nelle liste o da presentare in assemblea, provvede ad acquisire dagli interessati l'autocertificazione relativa al possesso dei requisiti soggettivi e di eleggibilità e al curriculum vitae» e «predispone un appunto tecnico per acquisire dall' Organo di indirizzo politico le indicazioni di voto in merito alle singole società». Non solo. Di fatto vengono messe da parte le società cacciatrici di teste che furono interpellate dal governo di Paolo Gentiloni e che anche questo esecutivo ha interpellato in questa tornata di nomine. A dirlo fu Gualtieri, alla fine di febbraio, rispondendo a un'interrogazione parlamentare alla Camera. Al ministro furono chiesti chiarimenti, in ordine agli indirizzi e ai criteri per la ricerca e la selezione dei dirigenti delle società partecipate dal Mef. Questo, secondo, la direttiva sulle procedure di individuazione dei componenti degli organi sociali delle societa partecipate dal ministero, emanata dal Mef il 16 marzo 2017, che prevedeva appunto di individuare i soggetti astrattamente idonei per profilo professionale dei futuri consiglieri di amministrazione delle società a partecipazione statale, per il tramite di aziende specializzate nella selezione del personale, le cosiddette società di «cacciatori di teste».

    Secondo il ministro, la procedura era «coerente con il rispetto di tali criteri qualitativi e attitudinali e con le necessarie regole di trasparenza» e che «si è tenuto conto sia delle novità legislative sopravvenute negli ultimi anni, sia del fatto che la nomina degli organi di vertice nelle società a controllo pubblico implica comunque l'esercizio di un'attività di indirizzo politico-amministrativo». Poi però, dopo le nomine, ha deciso di cambiarla. C'è chi dice sia stato fatto per sanare alcuni conflitti di interesse dei nuovi consiglieri di amministrazione, tra cui il compagno di scuola di Luigi Di Maio, Carmine America, o come ha ricordato La Verità, anche di Ada Lucia De Cesaris in Eni. Ma a parte questo il risultato della direttiva è che il Mef ora non avrà più bisogno di consulenti politici e tecnici per fare le proprie scelte.

    Agcom e Privacy in proroga da un anno

    Angelo Maria Cardani (Ansa)

    Continua la proroga dei rinnovi dei vertici di Agcom e Privacy, nominati durante il governo di Mario Monti, nel lontano 2012. Scaduti la scorsa estate, rinviati ormai ogni tre mesi, grazie all'emergenza sanitaria Angelo Maria Cardani e Antonello Soro sono ancora ai loro posto e potrebbero rimanerci fino alla fine dell'anno. Del resto il decreto Cura Italia ha rinviato di altri 60 giorni le votazioni in commissione a Camera e Senato. Il governo ha quindi disposto la proroga del mandato dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e del Garante per la protezione dei dati personali fino a non oltre i 60 giorni successivi alla data di cessazione dello stato di emergenza legato al coronavirus. L'emergenze finirà il 31 luglio, secondo il decreto di palazzo Chigi del 31 gennaio, quindi se ne riparlerà a ottobre. E questo nonostante gli appelli trapelati dal Colle. Alla fine dello scorso anno il presidente Sergio Mattarella fece sapere di essere preoccupato perché due organi di garanzia del nostro Paese «operano ormai come "anatre zoppe" senza più essere nella pienezza dei loro poteri». Lo scrisse Repubblica, senza smentite. Del resto le autorità sono importanti per la par condicio elettorale e anche per le comunicazioni televisive.

    Il presidente e i tre componenti del Garante della Privacy hanno concluso il mandato di 7 anni il 19 giugno 2019. La stessa autorità per le Comunicazioni - il cui mandato è finito il 24 luglio - è nel limbo di una proroga infinita. A quanto pare ci sarebbe un tentativo di provare a votare prima dell'estate se si allentassero le misure di sicurezza. Nel mezzo però si sta consumando una guerra interna ai ai 5Stelle per scongiurare la nomina a commissario del professore Marco Scialdone, ritenuto troppo vicino al Partito democratico. A sponsorizzarlo è la pentastellata Mirella Liuzzi che sembra molto in sintonia all'attuale commissario Pd Antonio Nicita.

    Sei maschio? Prova di non esser stupratore
    Il tocco è il copricapo che viene indossato insieme alla toga (Imagoeconomica)
    La nuova legge sulla violenza sessuale poggia su presupposti inquietanti: anziché dimostrare gli abusi, sarà l’imputato in aula a dover certificare di aver ricevuto il consenso al rapporto. Muove tutto da un pregiudizio grave: ogni uomo è un molestatore.

    Una legge non è mai tanto cattiva da non poter essere peggiorata in via interpretativa. Questo sembra essere il destino al quale, stando a taluni, autorevoli commenti comparsi sulla stampa, appare destinata la legge attualmente in discussione alla Camera dei deputati, recante quella che dovrebbe diventare la nuova formulazione del reato di violenza sessuale, previsto dall’articolo 609 bis del codice penale. Come già illustrato nel precedente articolo comparso sulla Verità del 18 novembre scorso, essa si differenzia dalla precedente formulazione essenzialmente per il fatto che viene ad essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito dall’articolo 609 bis nel testo attualmente vigente), ma anche, ed in primo luogo, quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.

    Così un matematico senza titoli chiuse il Paese
    Tampone Covid (iStock)
    Stefano Merler in commissione confessa di aver ricevuto dati sul Covid a dicembre del 2019: forse, ammette, serrando prima la Bergamasca avremmo evitato il lockdown nazionale. E incalzato da Claudio Borghi sulle previsioni errate dice: «Le mie erano stime, colpa della stampa».

    Zero tituli. Forse proprio zero no, visto il «curriculum ragguardevole» evocato (per carità di patria) dall’onorevole Alberto Bagnai della Lega; ma uno dei piccoli-grandi dettagli usciti dall’audizione di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler in commissione Covid è che questo custode dei big data, colui che in pandemia ha fornito ai governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi le cosiddette «pezze d’appoggio» per poter chiudere il Paese e imporre le misure più draconiane di tutto l’emisfero occidentale, non era un clinico né un epidemiologo, né un accademico di ruolo.

    La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.

    Continua a leggereRiduci
    Ilva, 12.900 euro a operaio per la formazione
    Manifestazione ex Ilva (Ansa)
    Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.

    Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.

    Le Firme

    Scopri La Verità

    Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
    Leggi gratis per 30 minuti
    Nuove storie
    Preferenze Privacy