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2022-07-23
Ddl Concorrenza. Cittadini (Aiop): «Stralciare norma su sanità»
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Barbara Cittadini, presidente Aiop
«Chiediamo lo stralcio dell’articolo 16 del Ddl Concorrenza, una norma che spinge il settore della sanità, e nel complesso il Servizio Sanitario Nazionale, verso un futuro incerto, che mina le fondamenta del diritto alla salute delle persone. L’idea stessa di trattare la salute alla stregua di qualsiasi altro bene e servizio commerciale, disciplinandola all'interno di un provvedimento che interviene, anche, su tassisti, ambulanti e balneari, mina le fondamenta della nostra Costituzione, che riconosce nel diritto alle cure un bene inalienabile e un diritto fondamentale degli individui». Così la presidente nazionale di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, Barbara Cittadini, in merito al Ddl Concorrenza, che lunedì 25 luglio approderà nell’Aula della Camera per la discussione generale.
Il Governo ha anticipato l’intenzione di stralciare l’articolo 10 del provvedimento che contiene la norma sui taxi, mentre «quella sulla sanità resta, inspiegabilmente, granitica» sottolinea la presidente di Aiop, aggiungendo che «occorre una forte presa di coscienza. Bisogna essere consapevoli – spiega – che l’approvazione del Ddl Concorrenza avrà conseguenze distorsive sul regolare funzionamento del “mercato” sanitario italiano. Non è un caso, infatti, che la direttiva europea Bolkestein escluda l’ambito dei servizi sanitari dalle materie soggette a concorrenza: la teoria economica ci insegna, infatti, che la salute è un bene pubblico e che in sanità le regole del mercato falliscono».
La situazione politica attuale «rischia di travolgere il sistema della sanità italiana – afferma Cittadini – al quale tutti gli italiani devono molto e che con la pandemia ha dimostrato di essere un pilastro essenziale del nostro welfare. Ora ci auguriamo – conclude – che venga stralciata dal Ddl Concorrenza una norma che presenta forti ricadute negative sulla popolazione, permettendo così all’intero sistema sanitario italiano di ripartire verso un futuro di sviluppo e riqualificazione».
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La presidente nazionale dell’Associazione italiana ospedalità privata in merito al disegno di legge che lunedì 25 luglio approderà alla Camera per la discussione generale: «Occorre una forte presa di coscienza. Bisogna essere consapevoli che la salute è un bene pubblico e che in sanità le regole del mercato falliscono».«Chiediamo lo stralcio dell’articolo 16 del Ddl Concorrenza, una norma che spinge il settore della sanità, e nel complesso il Servizio Sanitario Nazionale, verso un futuro incerto, che mina le fondamenta del diritto alla salute delle persone. L’idea stessa di trattare la salute alla stregua di qualsiasi altro bene e servizio commerciale, disciplinandola all'interno di un provvedimento che interviene, anche, su tassisti, ambulanti e balneari, mina le fondamenta della nostra Costituzione, che riconosce nel diritto alle cure un bene inalienabile e un diritto fondamentale degli individui». Così la presidente nazionale di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, Barbara Cittadini, in merito al Ddl Concorrenza, che lunedì 25 luglio approderà nell’Aula della Camera per la discussione generale.Il Governo ha anticipato l’intenzione di stralciare l’articolo 10 del provvedimento che contiene la norma sui taxi, mentre «quella sulla sanità resta, inspiegabilmente, granitica» sottolinea la presidente di Aiop, aggiungendo che «occorre una forte presa di coscienza. Bisogna essere consapevoli – spiega – che l’approvazione del Ddl Concorrenza avrà conseguenze distorsive sul regolare funzionamento del “mercato” sanitario italiano. Non è un caso, infatti, che la direttiva europea Bolkestein escluda l’ambito dei servizi sanitari dalle materie soggette a concorrenza: la teoria economica ci insegna, infatti, che la salute è un bene pubblico e che in sanità le regole del mercato falliscono».La situazione politica attuale «rischia di travolgere il sistema della sanità italiana – afferma Cittadini – al quale tutti gli italiani devono molto e che con la pandemia ha dimostrato di essere un pilastro essenziale del nostro welfare. Ora ci auguriamo – conclude – che venga stralciata dal Ddl Concorrenza una norma che presenta forti ricadute negative sulla popolazione, permettendo così all’intero sistema sanitario italiano di ripartire verso un futuro di sviluppo e riqualificazione».
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Meloni ha poi lanciato un altro attacco all’opposizione a proposito di Abu Mazen, presidente della Palestina: «La sua bella presenza qui ad Atreju fa giustizia delle accuse vergognose di complicità in genocidio che una sinistra imbarazzante ci ha rivolto per mesi». E ancora contro la sinistra: «La buona notizia è che ogni volta che loro parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè parlano male di Atreju ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi, hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Cioè si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della Pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe». L’altra stilettata ironica a proposito del premio dell’Unesco che riconosce la cucina italiana come bene immateriale dell’umanità: «A sinistra non è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è al governo ma alle nostre mamme e nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. Hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro. Veramente roba da matti». Ricordando l’unità della coalizione, Meloni ha sottolineato che questa destra «non è un incidente della storia» rivendicando le iniziative adottate in tre anni di esecutivo. Il premier ha poi toccato i temi di attualità e a proposito dell’equità fiscale rivendicata dall’opposizione ha scandito: «Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo capitalista a favore dei potenti. Oggi il Pd si indigna perché gli Elkann vogliono vendere il gruppo Gedi e non ci sarebbero garanzie per i lavoratori però quando chiudevano gli stabilimenti di Stellantis ed erano gli operai a perdere il posto di lavoro, tutti muti. Anche Landini sul tema fischiettava». Non sono mancati i riferimenti ai temi caldi del centrodestra: immigrazione, riforma della giustizia, guerra in Ucraina ed Ue con il disimpegno di Trump e il Green Deal.
Sul palco anche i due vicepremier. «La mia non vuole essere solo una presenza formale, ma una presenza per riconfermare un impegno che tutti noi abbiamo preso nel 1994» ha detto il leader di Fi Antonio Tajani. «Ma gli accordi di alleanze fatte soprattutto di lealtà e impegno, devono essere rinnovati ogni giorno. La ragione di esistere di questa coalizione è fare l’interesse di ciascuno dei 60 milioni di cittadini italiani. E lo possiamo fare garantendo, grazie all’unità di questa coalizione, stabilità politica a questo Paese». Per il leader leghista Matteo Salvini “c’è innanzitutto l’orgoglio di esserci dopo tanti anni. Ci provano in tutti i modi a far litigare me e Giorgia. Ma amici giornalisti, mettetevi l’anima in pace: non ci riuscirete mai». Poi il ministro dei Trasporti ha assicurato che farà «di tutto» per avviare i lavori per il Ponte sullo Stretto, ha rilanciato sull’innalzamento del tetto del contante e sull’impegno anti maranza e infine ricordato come il governo stia facendo un buon lavoro nella tassazione delle banche.
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C'è un'invenzione che si deve agli aviatori, anzi, a un minuto personaggio brasiliano stanco di dover cercare l'orologio nel suo taschino mentre pilotava l'aeroplano.
Getty Images
Se a causa degli scandali, il supporto alla resistenza ucraina mostra vistose crepe, con più della metà degli italiani che non è intenzionata a sostenere militarmente le truppe che cercano di respingere l’armata russa, non è che i soldati che da quasi quattro anni combattono sembrano poi pensarla in modo molto diverso. Sul Corriere della Sera ieri è stata pubblicata un’immagine in cui si vedono militari in divisa sfatti dalla fatica. Tuttavia, a colpire non è la stanchezza dei soldati, ma la loro età. Si capisce chiaramente che non si tratta di giovani bensì di anziani, considerando che comunque l’età media dei militari è superiore ai 40 anni. Uomini esausti, ma soprattutto anagraficamente lontani da un’immagine di agilità e forza. Intendiamoci, a volte gli anni portano esperienza e competenza, soprattutto al fronte, dove serve sangue freddo per non rischiare la pelle. Ma non è questo il punto: non si tratta di pensionare i militari più vecchi, ma di reclutare i giovani e questo è un problema che la fotografia pubblicata sul quotidiano di via Solferino ben rappresenta. Il giornale, infatti, ci informa che 235.000 militari non si sono presentati ai loro reparti e quasi 54.000 sono già stati ufficialmente dichiarati disertori. In pratica, un soldato su quattro del milione mobilitato pare non avere alcuna intenzione di imbracciare un fucile. Per quanto le guerre moderne si combattano con l’Intelligenza artificiale, con i satelliti e i droni, poi alla fine la differenza la fanno sempre gli uomini. A Pokrovsk, la città che da un anno resiste agli assalti delle truppe russe, impedendo agli uomini di Putin di dilagare nel Donbass, se non ci fossero reparti coraggiosi che continuano a respingere gli invasori, Mosca avrebbe già visto sventolare la sua bandiera sui tetti delle poche costruzioni rimaste in piedi dopo mesi di bombardamenti devastanti.
Il tema delle diserzioni, della fuga all’estero di centinaia di migliaia di giovani che non vogliono morire sotto le bombe, è tale che in Polonia e Germania, ma anche in altri Paesi confinanti, si sta facendo pressione per impedire l’arrivo di ulteriori fuggiaschi. Se si guarda al numero di chi non ha intenzione di combattere si capisce perché è necessario raggiungere una tregua. Quanto ancora potrà resistere l’Ucraina in queste condizioni? A marzo comincerà il quinto anno di guerra. Un conflitto che rischia di non avere precedenti, per numero di morti e per la devastazione. E soprattutto uno scontro che minaccia di trascinare in un buco nero l’intera Europa, che invece di cogliere il pericolo sembra scommettere ancora sulle armi piuttosto che sulla tregua. C’è chi continua a invocare una pace giusta, ma la pace giusta appartiene alle aspirazioni, non alla realtà.
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