2023-06-29
La variabile Kennedy fa paura ai dem ma mette in guardia persino Trump
Robert F. Kennedy jr (Ansa)
Il figlio di Bob Kennedy, palestrato e vicino ai no vax, è una mina vagante sul bis di Joe Biden. Le sue posizioni, però, piacciono anche a destra.È una mina vagante quella che si aggira nella campagna elettorale per le prossime presidenziali americane: parliamo di Robert F. Kennedy jr. Candidatosi alla nomination democratica in aprile, il figlio sessantanovenne di Bob Kennedy rappresenta una considerevole incognita politica. Si tratta infatti di un contendente non esattamente inconsistente: un sondaggio Harvard Caps di metà giugno ha rilevato che gode del sostegno del 15% degli elettori delle primarie democratiche, mentre il 21% ha dichiarato di nutrire un’opinione positiva di lui. Numeri che non sono certo irrilevanti e che non devono sorprendere più di tanto. Per quanto la famiglia si sia rifiutata di appoggiare la sua corsa presidenziale, il diretto interessato può comunque far leva su un nome, quello dei Kennedy, che risulta ancora significativamente attrattivo per alcune frange dell’elettorato americano. In secondo luogo, va sottolineato che Joe Biden risulta da tempo profondamente impopolare: pur essendosi ricandidato alla riconferma, un sondaggio Emerson ha rilevato che il 51% degli elettori americani disapprova la sua azione di governo. Non solo. L’inquilino della Casa Bianca rischia di essere ulteriormente zavorrato da Kamala Harris, che, secondo una rilevazione Nbc News, ha registrato un nuovo crollo nei consensi. Insomma, Robert jr può contare su un discreto margine di manovra, mentre porta avanti un coacervo di posizioni politiche, che cercano di pescare tanto a destra quanto a sinistra. E resta intanto il dubbio se il diretto interessato sia una sorta di idealista pronto a combattere contro tutto e tutti oppure un gran furbacchione in cerca di (ulteriore) visibilità. Sì, perché qualche contraddizione effettivamente emerge da questa figura. Si è candidato contro Biden nel nome della lotta all’establishment. Eppure, nel 2016, aveva dato il suo endorsement a Hillary Clinton, salvo successivamente offrire la propria disponibilità a Donald Trump per guidare quella che avrebbe dovuto essere una commissione d’inchiesta sulle vaccinazioni: un’iniziativa a cui, secondo il Guardian, non fu poi dato seguito. Senza dimenticare che Robert jr appoggiò anche John Kerry alle presidenziali del 2004 e Al Gore a quelle del 2000: non esattamente due candidati antisistema. Non si può comunque dire che il figlio di Bob manchi di trasversalità politica. Al Partito repubblicano lo avvicinano le sue critiche a big pharma, Anthony Fauci e Bill Gates, oltre alla sua opposizione a leggi restrittive sul possesso di armi. Più in linea con l’ala progressista dei dem sono invece le sue tesi ambientaliste: da sempre critico dell’industria energetica tradizionale, Kennedy è un convinto fautore delle rinnovabili. Molto vicine alla sinistra dell’asinello sono inoltre le sue posizioni di politica estera: storicamente critico della guerra in Iraq, ha anche biasimato la linea del governo americano sulla crisi ucraina. Del resto, la sua trasversalità è testimoniata anche dagli appoggi ricevuti: ha ottenuto l’endorsement del fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ed è considerato in buoni rapporti con Elon Musk (che è a sua volta piuttosto vicino al governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis). Kennedy ha inoltre ricevuto parole di apprezzamento anche da alcune figure legate alla galassia di Trump, come il conduttore radiofonico Alex Jones. Infine, nota caratteristica del figlio di Bob è la crociata no vax, che risale almeno al 2005, quando apparve sul sito Salon un suo controverso articolo (poi ritirato) in cui sosteneva che i vaccini provocassero l’autismo: una tesi che gli attirò critiche e polemiche. Ebbene, Kennedy, da candidato alle primarie dem, rappresenta un pericolo innanzitutto per Biden. Non è forse un caso che abbia pubblicato dei video in cui esegue flessioni e sollevamento pesi a torso nudo: un modo per sottolineare la forza della sua fibra fisica rispetto a quella dell’inquilino della Casa Bianca. Sebbene abbia scarse chances di conquistare la nomination, Kennedy potrebbe azzoppare il presidente in carica, secondo una dinamica già vista nel 1980. All’epoca, lo zio di Robert jr, Ted Kennedy, contese la nomination dem all’allora presidente uscente, Jimmy Carter: quest’ultimo riuscì infine a spuntarla, ma quella lotta interna lo indebolì politicamente. Tanto che, alla general election di quell’anno, fu defenestrato dal candidato repubblicano, Ronald Reagan. Inoltre, come suggerito da The Hill, Biden rischia che la candidatura di Kennedy possa innescare una sorta di effetto emulazione. In altre parole, non è escludibile che nei prossimi mesi altri esponenti dem (soprattutto appartenenti all’ala sinistra) scendano in campo per contendere la nomination al presidente in carica. Tuttavia anche Trump deve guardarsi da Robert jr. Non è inverosimile che quest’ultimo possa prima o poi annunciare una campagna elettorale da indipendente: uno scenario che gli consentirebbe di succhiare voti tanto a Biden quanto all’ex presidente repubblicano. Non mancano d’altronde esempi nella storia americana di terzi incomodi che hanno prodotto sconvolgimenti inattesi alle presidenziali (come Ross Perot nel 1992). E alla fine restano le domande. Robert jr spera realmente di arrivare alla Casa Bianca? Oppure sta soltanto agitando le acque? E, se le cose stessero così, per quale ragione lo starebbe facendo?
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