
Con il quattordicesimo pacchetto di austerità sono stati imposti gli ennesimi tagli alla Protezione civile. Atene non ha mezzi per fronteggiare le emergenze. L'Europa fa della carità pelosa dopo aver ridotto il Paese in cenere con le sue politiche.Dicono che adesso l'Europa è tornata amica della Grecia. Che è un po' come dire che Attila è tornato amico dei prati all'inglese. Dove passa lui non cresce più un filo d'erba, però, ecco, se ne dispiace molto. Anche l'Europa, adesso, si dispiace molto perché la Grecia va a fuoco: prima l'ha distrutta, saccheggiata, umiliata, spogliata. L 'ha messa in ginocchio. L'ha privata, austerity dopo austerity, di ogni mezzo di difesa. L'ha obbligata a tagliare la Protezione civile, ad affamare i vigili del fuoco, a rinunciare a mezzi efficienti perché lo spread vale più di tutto, il debito pubblico conta più della vita. E adesso, toh, l'Europa all'improvviso scopre un affetto infinito per quel Paese devastato e abbrustolito. Dice che bisogna superare «diffidenza e incomprensioni». Che bisogna ritrovare l'umanità. E sarebbe anche bello crederci, davvero. Sarebbe bello illudersi. Se, nel frattempo, dalle parti di Atene, l'umanità non fosse stata ridotta in cenere. Qualcuno ha scritto che in Grecia, finalmente, l'Europa ha mostrato il suo cuore, la sua anima. A noi sembra, piuttosto, che abbia mostrato la sua enorme coda di paglia. Il suo senso di colpa. Dove sarebbe tutta questa sensibilità del Vecchio Continente? Nel fatto che sono partiti un paio di Canadair dall'Italia, qualche elicottero dalla Germania, un po' di aerei cisterna dalla Croazia e dal Portogallo? Toh guarda, si stupiscono i commentatori (come Ettore Livini su Repubblica), «non sono stati necessari interminabili vertici», non è stata consultata la Troika, non si è discusso sul costo del carburante necessario per far decollare due (ribadisco: due) Canadair dall'Italia o un aereo cisterna da Zagabria mentre i bambini venivano ridotti a scheletri sulle spiagge di Mati. Macché: l'hanno deciso subito. Pronti via. Non vi pare un gigantesco esempio di solidarietà? Davanti alla gente che moriva, pensate un po', l'Europa non ha nemmeno organizzato un vertice per chiedere ad Alexis Tsipras, in cambio di un paio di idranti, di cedere il Partenone a Berlino. Chi l'avrebbe detto? Capisco i colleghi, sia chiaro. Dopo tutto quello che abbiamo visto, forse, sarebbe sembrato loro naturale che di fronte a un'emergenza senza precedenti, l'Europa si fosse comportata come ha fatto finora. Una bella riunione, la consultazione della Troika, magari un'analisi dei bilanci. Ci sono delle persone che bruciano come torce umane? D'accordo, ma prima vediamo come sta messo il deficit/Pil. Intere città inghiottite dalle fiamme? Va beh, ma quanta fretta: non si può intervenire se prima non si riduce un po' il debito pubblico. E la Germania, che dalla Grecia si è portata via tutto, isole, aeroporti, aziende, forse anche le mutande dei guardiani dei musei, adesso si sente molto buona perché ha concesso qualche mezzo di soccorso, una roba che non si nega nemmeno ai peggiori delinquenti della storia. Che buoni questi tedeschi, non vi pare? Hanno ammazzato la Grecia ma ora vogliono salvare il cadavere dalle fiamme. Si vede che sono contrari alla cremazione. Fra l'altro che la responsabilità di questo disastro sia per buona parte imputabile all'Europa non lo diciamo noi, ma uno dei giornalisti più filo Bruxelles che ci siano, il vicedirettore del Corsera Federico Fubini, uno con cui ci siamo spesso trovati a polemizzare proprio per la sua cieca fiducia nelle capacità salvifiche dell'Unione. In un articolo sul Corriere della Sera di ieri, Fubini ha spiegato che «il quattordicesimo pacchetto di austerità a primavera dell'anno scorso» ha imposto un ulteriore «taglio al ministero della Protezione civile». Per questo, ha raccontato, i vigili del fuoco hanno paghe da fame, si nutrono male, non sono in forma, tendono all'obesità, sono poco preparati e peggio equipaggiati. Le squadre non hanno mezzi né formazione per affrontare le emergenze. Non ci sono elicotteri a sufficienza, né aerei antincendio e nemmeno piani di evacuazione. La Grecia è fragile perché è arrivata «prostrata a questo punto di svolta». Però adesso l'Europa mostra il volto amico. Pensate un po' quanta generosità. Non manda squadroni di piromani, come ci si potrebbe aspettare, né severi ragionieri che sorveglino i vigili del fuoco impegnati sul campo, caso mai sprecassero troppa acqua o consumassero le divise. Macché: manda due Canadair dall'Italia e qualche altro mezzo spicciolo qua e là. Quando si dice gettare il cuore oltre l'ostacolo. E pazienza se tutto questo avviene dopo 14 (quattordici!) piani di austerità, dopo la spoliazione programmata, il depauperamento scientifico della Grecia. E pazienza, soprattutto, se tutto questo avviene nel silenzio imbarazzato del belmondo in maglietta rossa: un bimbo greco andato arrosto forse non commuove come un bimbo africano immigrato. Nelle ciniche quotazioni della solidarietà un tanto al tweet, evidentemente, morire tra le fiamme vale meno che morire annegati.E infatti gli intellò non si mobilitano. La solidarietà latita. Dove sei Roberto Saviano? Dove sei Gad Lerner? Dove siete Ong? Medecins sans frontières? Open Arms? Perché non vi indignate, nemmeno un po', per la Grecia umiliata, offesa e bruciata? Perché non organizzate un bella campagna per ridare a questo antico Paese un po' di dignità, o almeno qualche vigile del fuoco in più? Perché non vi commuovete per le immagini strazianti dell'Attica? Eppure arrivano dalle stesse spiagge di quel Mediterraneo che tanto vi sta a cuore: perché questa tragedia, a differenza di quella degli immigrati, vi tocca così poco? Ah già, dimenticavo. La Grecia può contare sulla solidarietà dei leader dell'Europa. Che prima le hanno fatto terra bruciata attorno e ora vanno tutti fieri con il sorriso a raccoglierne le ceneri. E la chiamano anima, questi figli di una Troika.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





