
Da stasera quasi 100.000 locali ignoreranno i divieti. Matteo Salvini applaude, Luciana Lamorgese mobilita i prefettiLa protesta gentile è servita. Da stasera 50.000, forse 100.000 tra ristoranti e bar resteranno aperti, serviranno aperitivi e cene e per tre sere fino a domenica lo fanno chiedendo un contributo a offerta libera ai clienti. Chi non apre comunque apparecchierà le tavole per solidarietà e Gianfranco Vissani, divenuto ormai il padre nobile della protesta dei ristoratori, dice: «Sto con loro. Io non apro perché per me è inutile. Con il susseguirsi di questi dpcm, se va bene riapro in primavera, loro no, loro devono lavorare: hanno tutto il mio appoggio. La nostra è una lotta per la sopravvivenza perché hanno deciso che la ristorazione, il turismo, l'agricoltura devono morire». Dopo dieci mesi senza cena, di aperture a singhiozzo, di asporto che mette i ristoratori alla mercé delle grandi compagnie di delivery, di ristori mai arrivati (la media di quanto il governo ha restituito non supera il 3% del fatturato), di cassa integrazione promessa e non mantenuta, i ristoratori non ce la fanno più. Contestano anche le misure in vigore da domani, 16 gennaio, soprattutto i weekend con chiusura. Nonostante non ci sia alcuna prova che i ristoranti e i bar siano luoghi di contagio, nonostante i soldi spesi per mettere i locali a norma, sono i più vessati dalle misure anti virus cinese. Molti sostengono che il governo è animato da un pregiudizio: siccome sono considerati potenziali evasori vengono penalizzati. Ne sono già chiusi 90.000, altri 200.000 sono sulla strada del fallimento, è già andato perso mezzo milione di posti di lavoro. Chi resiste ha perciò deciso: Io apro. Da Stasera. A dare sostegno in maniera esplicita è la Lega, con Matteo Salvini. Chi non può appoggiare apertamente la protesta è la Fipe Confcommercio, che dice: non possiamo accodarci a comportamenti illegali, ma continuiamo a pretendere dal governo più attenzione a questo settore. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha annunciato che in concomitanza della protesta dei ristoratori stasera i controlli saranno rafforzati e ha mobilitato i prefetti. In Italia la disobbedienza civile va comunque repressa! E allora Roberto Calugi, direttore generale di Confcommercio nota: «Il governo farebbe bene a controllare il territorio invece di massacrare un settore che è già di suo massacrato. È il caso di dire “basta", la misura è colma. Nessuno ci coinvolge e la mattina ci vediamo le notizie sui giornali». Il clima non appare dei più sereni. Forse Giuseppe Conte dovrebbe fare una telefonata a Mark Zuckerberg per chiudere i social, perché questa disobbedienza civile si alimenta su Facebook. Con una pagina ufficiale che è Ioapro1501. La prima scintilla è partita con un hashtag da Cagliari di Maurizio Strada, poi se ne è fatto interprete Momi, che ha una storia personale capace di mettere in difficoltà i benpensanti della guache caviar, italiano per nascita ma figlio di immigrati. È un ragazzone di 34 anni, tifosissimo di Salah, è un musulmano attenuato. Ha fatto pace con il prosciutto e il vino, parla un fiorentino dantesco e questo venerdì per lui è un giorno simbolo sì, ma per rivendicare il diritto all'impresa. Mohamed El Hawi è un fiorentino di seconda generazione. Il padre è arrivato 50 anni fa dall'Egitto in Italia. Ha cominciato come lavapiatti, poi ha aperto tre locali, altri due in Egitto dove voleva tornare stanco di pagare troppe tasse in Italia. Ma i due figli Momi e Kimo, che è il re della zuppa inglese, hanno portato avanti i tre «Tito» - abbreviazione del nome del papà - «Peccati di gola» che sono una sorta di melting pot della ristorazione. Ci lavorano Adriana, che è la maitre e viene dalla Romania come due terzi dei camerieri, diverse ragazze tunisine, il pizzaiolo e tutta la brigata di cucina di italiani. Sono 50, che non hanno avuto la cassa integrazione. Anche per questo Momi non ha mai chiuso. Ha accumulato multe su multe, ma ha tenuto aperto e ha lanciato la piattaforma «Io apro». Si parte stasera. Le adesioni sono tantissime. Sono partite dall'Emilia Romagna, dove Antinio Alfieri a Sassuolo ha cominciato da mesi la battaglia, nelle Marche, dove da Pesaro Umberto Carriera ha riaperto il suo ristorante con il sostegno di Matteo Salvini. E poi i comitati «Ioapro1501» si sono moltiplicati in tutta Italia. Momi è chiaro: «Abbiamo adeguato i locali a tutte le misure anti Covid che ci hanno richiesto, siamo i più attenti e scrupolosi nell'evitare gli assembramenti. In cambio cosa abbiamo ricevuto? Che da mesi ci tengono chiusi, che i nostri dipendenti non hanno ricevuto la cassa integrazione, che i ristori promessi non sono mai arrivati». Momi, come i suoi 100.000 amici ristoratori, è consapevole che ci sono dei rischi. Per questo hanno organizzato l'assistenza legale. Due avvocati di Firenze, Lorenzo Mannelli e Linda Corrias, sono pronti alla tutela e sono convinti che le sanzioni previste dai dpcm siano illegittime. Anche se il rischio comunque c'è e i ristoratori sono disposti a correrlo. Sula pagina Ioapro1501 Yuri Maccarela ha addirittura scritto le Faq della trasgressione. Si pagano al massimo 280 euro di multa e si può evitare di obbedire alla sanzione aggiuntiva della chiusura, spiega ai suoi colleghi ristoratori. Quanto ai clienti che rischiano una sanzione che va da 100 a 400 euro, i ristoratori promettono assistenza legale. E hanno anche loro scritto un dpcm, il «Decalogo pratico commercianti motivati». Unica regola: non violare il coprifuoco. Nonostante la mobilitazione che il ministero dell'Interno ha promesso stasera i ristoratori hanno deciso di recitare la loro protesta: si va in cena!
La storia della famiglia nel bosco accende i riflettori sul sistema degli allontanamenti. In Italia ci sono oltre 33.000 bambini tolti ai genitori. Ne parlano la professoressa Vincenza Palmieri e l'avvocato Angelo Di Lorenzo.
La maxi retata nelle favelas di rio de Janeiro del novembre 2025 (Ansa)
- Alcune cellule del famigerato Comando Vermelho sono operative in Portogallo. In tre anni il flusso di cocaina verso il Vecchio continente è cresciuto del 35%.
- I porti di Paesi come Sierra Leone, Senegal e Gambia sono sempre più cruciali per il passaggio della droga.
- L’esperto Antonio Nicaso: «L’uso sempre più sistematico di società di facciata e paradisi fiscali segna una discontinuità. Le autorità non hanno molto tempo per contenere questi sviluppi».
Lo speciale contiene tre articoli.
Franco Berrino (Ansa)
Il medico, colonna all’Istituto nazionale dei tumori: «Follia somministrarli senza sorveglianza attiva. Oggi molti indizi fanno pensare che abbiano aumentato la mortalità. Le riviste scientifiche obbediscono a ordini».
«Si chiama Il nostro veleno quotidiano e vuole riecheggiare un po’ “il nostro pane quotidiano”, che non è più buono come una volta» spiega Franco Berrino parlando del suo ultimo libro. Berrino è un’istituzione all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di medicina preventiva e predittiva occupandosi di epidemiologia dei tumori e dello sviluppo del registro dei tumori in Italia.
(Ansa)
Il ministero degli Esteri «dal primo gennaio sarà anche un ministero economico». È la riforma della Farnesina spiegata dal titolare del dicastero, Antonio Tajani, ieri a Torino nel corso degli Stati Generali di Forza Italia sul commercio internazionale. «Le nostre ambasciate – ha sottolineato il vicepremier prima di partecipare ai lavori – si dovranno trasformare sempre più in piattaforme per favorire le nostre esportazioni e le nostre imprese. Ho deciso di fare una rivoluzione al ministero degli Esteri. Dal primo gennaio cambierà tutto. Per la prima volta nella storia d’Italia il ministero degli Esteri avrà una testa politica ma anche una testa economica».
«Il ministero – ha spiegato Tajani – diventerà un punto di riferimento per tutti gli imprenditori italiani che lavorano al di là dei confini nazionali. Ho dato disposizione a tutte le ambasciate italiane nel mondo di applicare questo concetto».






